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Segno Anno 33 Numero 227 novembre-dicembre 2009



Erwin Wurm

Giovanni Iovane

As cool as a cucumber



Attualità internazionali d'arte contemporanea


Sommario

2-19 Anteprima Mostre&Musei

a cura di Lucia Spadano e Lisa D’Emidio

28/29 Artista in copertina
Erwin Wurm
As cool as a cocumber di Giovanni Iovane

14/76 Attività espositive / recensioni & documentazioni

Grandi mostre

New York Minute 60 artisti della scena artistica newyorkese di Paolo Aita
Francesco Lo Savio di Dalia Della Morgia
Rodchengo & Popova – Defining Constructivism (Vicente Todoli – dal catalogo)
Cinque x Cinque, (Premio Internazionale d’Arte a Valencia) di Dalia Della Morgia
Fuori Centro, Video di 12 artisti italiani alla Bicocca di Martina Colajanni
Gianni Colombo al Museo di Rivoli di Gabriella Serusi
Gilberto Zorio al Mambo di Bologna di Francesca Alix Nicoli
Civica 1989-2009 alla Galleria Civica di Trento di Veronica Caciolli
Stefano Cagol, progetto per tre Musei a cura di Lucia Spadano
Coniglio Viola al Pac Milano di Giusy Caroppo

Le mostre nei Musei, Istituzioni, Fondazioni e Gallerie
Jaume Plensa (Nicola Cecchelli), Gabriele Di Matteo (Nicola Cecchelli), A est di niente (Gabriella Serusi), Peter Schuyff  (Veronica Caciolli), Alejandro Vidal (Nicola Cecchelli), Peter Belyi (Alessandro Trabucco), Alexander Calder (Paola Ugolini), Giorgio Griffa(Marisa Vescovo, dal catalogo), Alberto Di Fabio (Viviana Guadagno), Paolo Masi (Stefano Taccone), Turi Simeti (Patrizia Ferri), Arte, bellezza, amore, morte (Antonella Marino), Festival della Bassa Risoluzione (Giusy Caroppo), Bill Beckley (Stefano Taccone),  Jannis Kounellis (Stefano Taccone), Claudio Parmiggiani (Cristina Petrelli), Luigi Ontani (a cura di Lucia Spadano), Ettore Spalletti (a cura di Lucia Spadano), Fabre, Garutti, Nagasawa (Achille Bonito Oliva, dal catalogo), Artecinema (Stefania Russo), Bourgeois,  Jospin, Metzel (a cura di Lucia Spadano), Tadashi Moriyama (Rebecca Delmenico), Giuliana Natali (Renata Casarin), Devorah Spender (Federica Bonotto), Diego Iaia (Paolo Aita), Annamaria Suppa (Antonella Marino), Inspired by George Byron (Ilaria Piccioni), Michel Verjux (Matteo Galbiati), Ouverture,Torino Art Galleries (Gabriella Serusi), Alessio Delfino (a cura di Davide Angerame), Emanuela Fiorelli (a cura di Silvia Pegoraro), Adriatica (Dario Ciferri), Frieze Art Fair London e Fiac Paris (Lucia Spadano, Lisa D’Emidio e Roberto Sala)

CONVEGNI - La linea  della contemporaneità di Filiberto Menna (a cura di Antonello Tolve)

INTERVISTE - Costas Varotsos (a cura di Lucia Spadano)
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Il Piedistallo Vuoto
Luciano Marucci
n. 248 aprile-maggio 2014

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Un cetriolo di plastica in rilievo è posto al centro della copertina del magnifico libro che accompagna la grande retrospettiva di Erwin Wurm al Kunstbau di Monaco (DuMont Buchverlag, Cologne, 2009).
Un cetriolo è probabilmente la scultura più piccola tra quelle presentate in mostra e fa parte della serie di 40 lavori di Wurm – a grandezza più o meno naturale- intitolata Selfportrait as Cucumbers (2008).
Il cetriolo, in italiano ma potremmo anche affermare in tutto l’occidente, oltre a definire botanicamente se stesso possiede un’eccedenza di significati figurati, tra i quali spiccano l’immagine dell’uomo sciocco o privo di senno e la figura dell’organo sessuale maschile.
Il fatto che l’artista austriaco si sia dato la pena di replicare 40 volte il cetriolo per “installarvi” un autoritratto, la dice lunga sul suo sviluppato senso dell’humour; cosa peraltro insolita, l’humour, nel panorama artistico contemporaneo ( a dire il vero, il cetriolo ricompare anche come attributo dell’altro in mano ad una scultura della serie Desperate Philosophers, 2009).
Tuttavia, in questo caso, è una definizione inglese, as cool as a cucumber, quella che meglio definisce il punto di vista, su di sé e sull’opera d’arte, di Erwin Wurm. La traduzione di as cool as a cucumber corrisponde al nostro: imperturbabile o a “fresco come una rosa”.
Come si può notare, nell’imperturbabilità l’aspetto sessuale (che ovviamente permane nel sottofondo del desiderio) passa in secondo piano rispetto ad una precisa presa di posizione.
E tale imperturbabilità, insieme con un’evidente freschezza intellettuale, si può considerare come il punto di partenza (e fisicamente l’osservatorio) dal quale l’artista osserva e rielabora la distesa degli oggetti reali del mondo.
Le sculture di Erwin Wurm si presentano come trasformazioni di oggetti comuni o quotidiani, come, ad esempio, automobili, cetrioli, patate, banane, capi d’abbigliamento.
Tale trasformazione – o in senso psicologico rielaborazione-, presuppone una distanza, una non perturbabilità, da parte dell’artista, per far sì che le sculture possano assumere nuovi significati, rispetto alle cose originali, e soprattutto una notevole impronta umoristica, che ovviamente lascia sulle spalle dell’osservatore l’eredità perturbante (Unheimlich) della cosa trasformata.
Dal punto di vista del linguaggio artistico, Wurm adotta e mette efficacemente in pratica un concetto esteso di scultura (“all is sculpture”) che riassume e per fortuna deforma la pratica convenzionale della scultura, la rivisitazione di questa in chiave Pop e persino l’idea di scultura sociale di J. Beuys.
La sua idea di scultura prevede, oltre alla sperimentazione degli elementi tradizionali di vuoto e pieno, avere, perdere o guadagnare peso, un esercizio, un training performativo in cui sovente è coinvolto lo spettatore.
E’ il caso questo della serie One minute sculptures , in cui la scultura diviene una palestra in cui si sfida la reazione fisica e psicologica dello spettatore.
Le One minute sculptures oltre a manifestarsi nel “qui ed ora” sono registrate e conservate sia nel loro essere strumento di una azione (avvenuta ma che avverrà ancora in esposizione) sia come documento fotografico. A volte, lo spettatore, non è anonimo come a sottolineare il carattere di contestazione rispetto alle convenzioni della società (le sue sculture d’abiti possono essere intese anche come denuncia del fashion victim). Ad esempio, nel 2005 il famoso calciatore tedesco Franz Beckenbauer è stato fotografato durante l’esposizione Rundlederwelten mentre si appoggiava curiosamente ad un muro per mezzo di due arance. Il poster con Beckenbauer era stato poi mostrato ai visitatori di quella esposizione che potevano così imitare il poster stesso ed essere un calciatore famoso almeno per una volta (accanto al poster, si registra la scultura con le due arance su una mensola e il disegno con le istruzioni, Einmal wie Beckenbauer sein, 2005).
La retrospettiva di Erwin Wurm al Kunstbau di Monaco (curata da Helmut Friedel) dispiega ampliamente la sua più che ventennale esperienza artistica presentando sculture, installazioni, quadri, fotografie e film. L’allestimento stesso del particolare spazio espositivo del Kunstbau (un lungo e vasto corridoio posto all’interno della fermata della metropolitana di Koenigplatz di Monaco) può essere considerato una one-minute-sculpture (anzi una 3- mesi -scultura, visto che la mostra terminerà a Monaco il 31 gennaio 2010, per poi passare a Bonn, Klosterneuburg, Pechino e in altre sedi). Difatti, le estremità dello spazio espositivo sono segnate da grandi sculture (una Reanault25 incredibilmente curvata, una vecchia Golf in apparente e precario equilibrio sulla parete, e alcuni ambienti) mentre al centro, e per decine di metri, campeggia una grande pedana di legno smaltato bianco su cui si riflettono le sue sculture di medie e piccole dimensioni.
Il colpo d’occhio su questo allestimento-scultura (un allestimento con qualità rarissime al giorno d’oggi: insieme messa in scena e riflessione critica del lavoro dell’artista) sembra suggerire, ma questa può essere anche solo una mia impressione, nel suo insieme anche una delle linee guida del lavoro di Erwin Wurm: l’analisi e la fissazione dei movimenti “anomali” o involontari del corpo umano (oggettivamente il corpo, la grammatica del corpo è anche il soggetto delle sue cose trasformate).
Una analisi, psicologica e sociale, che lega Wurm ad una genealogia che comincia nella seconda metà dell’800 con un artista (un visuel, secondo Freud) come Jean-Martin Charcot e che prosegue con Breton, Aragon, Hans Bellmer.
Tale genealogia riguarda (fotografa, scrive e ricostruisce attraverso bambole o sculture particolari) una delle nevrosi emblema della modernità, che si è inscritta nel corpo della modernità: l’isteria.
I sintomi isterici (messi in scena e fotografati da Charchot nei suoi spettacoli del martedì alla Salpetriere) evidenziano la forma del corpo moderno e per un secolo e mezzo sono stati una involontaria protesta contro le restrizioni sociali poste sulla sessualità. Attraverso le sculture isteriche di Wurm sembra finalmente essere venuto il tempo per una buona cura omeopatica contro l’immagine isterica della società contemporanea. È fondamentale,dunque, che l’artista sia cool as a cucumber.