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Next Exit Anno 9 Numero 91 novembre 2011



Ipad magazine. Le nuove frontiere dell'editoria

Antonella Sciarra

Editoria IPAD: a Viedram un confronto sull’evoluzione della comunicazione



Creatività e lavoro


SOMMARIO N. 91

Editoria IPAD: a Viedram un confronto sull’evoluzione della comunicazione


Premio Tokio: 88000 euro per artisti e grafici

Designers: 30000 euro da Lucky Strike

La Rai premia giovani scrittori

3D low cost,un italiano costruisce la cienpresa sostenibile
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Secondo gli analisti di Gartner il 2011 si chiuderà con la vendita di oltre 63 milioni di tablet, nella previsione che nel 2015 si arriverà al commercio di oltre 326 milioni di unità. Quest’anno conterà circa 29 miliardi di app scaricate nel mondo, quasi il triplo del 2010, che ne ha visti 9; un ricavato di 15 miliardi di dollari, che in un triennio potrà quasi quadruplicarsi. Un liceo di Bergamo utilizza solo il tablet come supporto didattico, sostituto del libro di testo. La carta siede allo stesso tavolo del digitale, dove i video raccontano, i titoli ruotano, le immagini scorrono. Per analizzare tale fenomeno abbiamo ricevuto un significativo contributo dal convegno “iPad magazine ed editoria del futuro”, tenutosi presso lo IED di Roma in occasione del “Viedram_visual culture Fefèstival_video+sound design”.

Il 27 gennaio 2010 Apple computer presenta l’iPad. È l’inizio di una nuova vita per l’editoria, tale tablet rappresenta il trait d’union tra la carta e il web, che a livello tipografico sancisce il ritorno al progetto grafico. Nell’acquisto non si comprano solo parole e immagini, ma anche valori e giudizi: per questo é importante preservare le gerarchie, come nel caso delle dimensioni di titoli e tag. Lo sa bene R7, il supplemento digitale de La Repubblica, che ha copertina animata e video che scorre di sfondo, ed anche La Vita Nòva, del gruppo Il Sole 24 ORE, magazine per iPad sulle frontiere della scienza, dell’innovazione e della tecnologia. Su tale supporto l’interfaccia è sia verticale che orizzontale, in base all’inclinazione dello strumento; questo ha previsto un’ulteriore progettazione per la ridistribuzione dei contenuti. Nel taglio orizzontale, tipica del cartaceo, è doppia o multipla, mentre nella verticale si estende longitudinalmente, sinonimo dell’approfondimento d’informazione.

Il sociologo McLuhan sostiene che “i media non sono il ponte tra l’uomo e la natura, sono la natura stessa”. Per capirle le sue applicazioni dovremmo confrontare le differenti caratteristiche del magazine cartaceo e di quello digitale. Il primo, nei suoi pro, conta la qualità di essere immersivo, di mantenere la suggestione di sensi quali l’odore, il tatto, la connessione diretta col consumatore, nonché il pagamento dei lettori e degli inserzionisti, che è sintomatico dell’acquisto di qualcosa che li rappresenti. Come contro ha i costi di stampa, spedizione, distribuzione e l’inquinamento prodotto nella trasformazione. Nel web c’è il vantaggio della perenne disponibilità nella connessione, l’incontro con nuovi lettori e contenuti ed i benefici legati alla distribuzione digitale. In questa dimensione siamo però anche soggetti ad un’attenzione casuale, di minuti, e alla distrazione causata dall’apertura di finestre e informazioni non richieste, nonché la difficoltà della vendita ai lettori. In questa prospettiva, il digital magazine annulla i contro e mantiene i pro. Normalmente sono le persone a trovare le notizie ed i contenuti, oggi è il contrario, siamo bombardati da un’ingente mole di informazioni; così le app aggregano secondo un comune principio di identità e riconoscimento. Altro fattore determinante nell’iPad magazine è l’unità delle figure di editor e publisher, un’ omogeneità volta ad avere lo stesso brand e taglio per ogni elemento, un’organicità di “voce”, creatività, design, fotografia, tools, sistema, risorse, idee, visione, produzione ed opportunità. Servono inoltre giornalisti con attitudine multicanale ed un multichannel editor, affinché il contenuto venga esaltato al massimo dal medium più adatto.

La digital replica di Wired Italia punta molto sull’information design, grazie a un’open data con un gioco visivo che permette di fornire dati in modo trasparente – è il design stesso a generare i contenuti- e sul social sharing, un app di condivisione, che consente di segnalare in altri luoghi o ad altre persone la notizia d’interesse. “Ogni nuovo medium contiene inedite potenzialità, reattività, filosofie ed architetture” sostiene David Moretti, art director di Wired Italia.“Il tablet è la scatola magica nella quale video e foto permettono un arricchimento interattivo e sensoriale. Il contenuto viene pianificato in maniera diversa, incontra altre vie con le quali manifestarsi, che si distendono su un terreno denso di variabilità”. La trasformazione del mezzo non può che implicare anche quella di chi lo produce, per questo accanto ad un’industria classica si vanno ad affiancare nuove figure professionali, come quella del video editor. “É fondamentale che tali professionisti siano interni alla redazione per assicurare il massimo controllo. Più cresce il numero degli strumenti con i quali veicolare il messaggio, più è opportuno sancire l’identità di ogni device e della rivista stessa”.

Tale identità, inoltre, va contestualizzata rispetto al territorio di appartenenza. Wired è un prodotto di importazione considerato la bibbia della cultura digitale, in Italia non è neanche così scontata la differenza tra geek e nerd. “Bisogna riuscire a far suonare delle assonanze con la nostra cultura - prosegue Moretti - ci sono epoche che abbiamo vissuto ed interiorizzato, io in prima persona, come quelle del Commodore 64 e del cyber punk. È necessario comprendere e trovare il modo con il quale il nostro territorio assorbe, sente e metabolizza determinati temi. Le esperienze che in certi periodi sono stati vincenti, come il technicolor nel cinema, non avrebbero avuto esito senza la sperimentazione. Così l’avvento dell’iPad è il sintomo di uno scarto in avanti, non solo per la sua “solidità”, ma anche per la capacità di coinvolgimento degli altri sensi: il touch crea un legame quasi animale con l’oggetto. Sono inoltre molto fiducioso nella coesistenza tra cartaceo e digitale, perché credo che la discriminante della sopravvivenza di un prodotto sia la qualità. Il magazine digitale costituisce inoltre un’opportunità per i giovani editori, come tutte le rivoluzioni che portano il progresso con sé. Credo e mi auguro che questo possa costituire uno stimolo grazie a una vasta concorrenza, un fertile terreno di confronto tra innumerevoli competitors, che spinga a trovare nuove strade e stimoli l’inventiva. Bisogna aprire la propria visione e “rimanere folli”, in un’età determinata dal cambiamento come unica costante”.

Sulla scia di queste parole, da Berlino abbiamo la riprova che il nuovo mezzo non è solo appannaggio delle major: Astronaut di Mickael Brock. Il produttore indipendente voleva inizialmente creare una rivista cartacea con annesso un dvd contenente documentari insieme a degli amici che si occupano di cinema e video come lui. Il progetto però prevedeva alti costi e difficoltà. L’invenzione dell’iPad ne ha invece permesso la nascita (sebbene con nuove problematiche da risolvere) con numerosi vantaggi: la pubblicità e la distribuzione mondiale grazie alla vendita tramite l’apple store, i contenuti disponibili anche offline e scaricati una volta sola, un design multistrato e un numero di concorrenti contenuto. Poco dopo la sua pubblicazione Astronaut è stata la app della settimana in 15 paesi. Dal 2012 sarà disponibile anche ADAM, l’iPad magazine ideato da Luigi Vernieri e realizzato con il proprio gruppo, FEFÈ Project, ed il contributo di studenti diplomandi dello IED specializzati in sound, video design e grafica. Tra le sfiziose innovazioni la rivista vanta una copertina personalizzabile tramite la ricombinazione a vari livelli degli elementi, tratti dalle opere artistiche contenute all’interno. Un mondo graficamente legato all’alfabeto ed al dizionario, con ogni numero dedicato ad una lettera. Da qui la denominazione che, oltre al rimando verso l’atavico pensiero del primo uomo, è l’acronimo di Alphabet Digital Art Magazine. Se è vero che “il medium è il messaggio”, non ci resta che osservare cosa accadrà all’immaginario collettivo.