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Art e Dossier (2003 - 2005) Anno 17 Numero 174 gennaio 2002



Piccola patria con palme

Franco Ragazzi



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Alexej von Jawlensky, Albero nero a Bordighera, 1914 di Pasadena (California), Norton Simon Museum.

Vasilij Kandinskij, Sestri Levante, barche di pescatori, 1905 New York, Solomon R. Guggenheim Museum.

Gabriele Münter, Panni stesi sulla spiaggia di Sestri Levante,1907 circa.

Per molti artisti russi, tra Otto e Novecento, la Liguria diviene gradualmente l'emblema concreto di una gioia di vivere tutta mediterranea. Kandinskij, Vrubel', Jawlensky sono solo gli esponenti più noti di una schiera di artisti stregati dal sole, dal mare, dalle palme. Lo testimoniano le centinaia di opere raccolte nella mostra a Genova fino al 17 febbraio.
"Kandinskij, Vrubel, Jawlensky e gli artisti russi a Genova e nelle Riviere. Passaggio in Liguria"

Le straordinarie opere d'arte esposte al Palazzo ducale di Genova consentono di scoprire le intense relazioni intercorse fra la città e San Pietroburgo, tra la Liguria e la Russia, nel corso dell'Ottocento e dei primi decenni del Novecento, quando la regione, già tappa del Grand Tour d'Italia, diventa una delle mete preferite: prima per un "turismo della salute" che trova nelle Riviere l'ambiente ideale per rinfrancarsi dai rigori del clima nordico; successivamente per l'emigrazione rivoluzionaria e, dopo il 1917, antisovietica. Le opere esposte e gli studi in catalogo documentano la presenza di grandi personalità: da Gogol a Cecov, da Amfiteatrov a Gorkij, dalla Cvetaeva alla Achmatova della quale sono esposti gli studi per i ritratti di Amedeo Modigliani, da Majkovskij a Skrjabin, dalla visita a Genova dello zar Nicola I al soggiorno a San Remo della zarina Marija Aleksandrovna, moglie di Alessandro II, dai forti legami con il Risorgimento italiano fino alla Conferenza di Genova e il Trattato di Rapallo del 1922 che segnarono la fine dell'isolamento della Russia sovietica.
La Liguria che ne emerge è fantastica: una terra accogliente rivolta a tutti quelli costretti a lasciare la patria russa; uno spazio della salute in un'epoca in cui il "mal sottile" ha effetti devastanti; un luogo d'arte e di creatività che lascia segni letterari e pittorici formidabili.
La mostra è dedicata a Michail Vrubel, Vasilij Kandinskij, Alexej von Jawlensky e alle decine di artisti russi che, come loro, hanno visitato e dipinto la Liguria.

L'ITALIA COME PREMIO
Fin dal primo Ottocento, i migliori studenti dell'Accademia di Pietroburgo ottenevano il premio di continuare la formazione presso i maggiori artisti italiani del tempo, vivendo e visitando Roma, Napoli e il suo golfo, Firenze e Venezia, ma anche Genova e le Riviere. Gli artisti erano attratti dalla ricchezza artistica dell'Italia, dalla luminosità dell'ambiente, dal sole, dal calore della popolazione. Scriveva Gogol: "I nostri artisti spesso hanno vero talento, ma solo nella pura aria italiana possono svilupparlo, come una pianta tolta da una stanza per crescere all'aria aperta [...]. Che cos'è un artista di San Pietroburgo, un artista di questa terra nevosa, un artista di questa terra finnica dove tutto è umido, piatto e pesante? Costui non ha nulla in comune con gli artisti d'Italia, focosi e ardenti come l'Italia e i suoi cieli assolati". Fra gli artisti che per primi lasciarono la loro "terra finnica" per fare dell'Italia la seconda patria, la mostra propone le opere di Kiprenskij, campione dell'ideale romantico nell'arte e nella vita, e di Scedrin che nel 1829 visitava Genova descrivendola come "una delle più splendide città d'Italia". Nella primavera del 1842 giungeva a Genova il famoso pittore di marine Ajvazovsky, subito dopo il grande successo ottenuto a Roma dove un suo dipinto era stato acquistato dal papa. L'artista ritornerà a Genova nel 1878-1879 per tenervi una mostra e compiervi le ricerche per il ciclo di grandi dipinti dedicati a Cristoforo Colombo che saranno presentati trionfalmente a Theodosia e Pietroburgo (1880), Mosca e Londra (1881), Vienna (1884), Berlino (1885), Parigi (1890), a Chicago in occasione dell'Esposizione internazionale per il centenario della scoperta dell'America (1893) e, nello stesso anno, a New York, San Francisco, Washington.
Fra gli artisti "pensionnaire" dell'Accademia in Italia o perennemente in viaggio fra la Russia, l'Italia e la Francia si incontrano Nikolaj Ge con i suoi deliziosi paesaggi del golfo di La Spezia, le marine savonesi di Bogoljubov, le pitture dei fratelli Pavel e Aleksandr Svedomskij, le memorie genovesi di Repin e del grande critico d'arte Stasov, impressionati dal cimitero di Staglieno, e quelle di un altro storico dell'arte, Igor Grabar, che nel 1894 descrive Genova "città superlativa, tutta inondata di luce elettrica". Passò per Genova e la dipinse anche la Ostroumova-Lebedeva, una delle espressioni più eloquenti del gruppo Mir Iskusstva, ma il primato della sensibilità paesistica spetta sicuramente a Isaak Levitan che nel 1890, inseguendo il sogno mediterraneo di Monet, si fermò a Bordighera dipingendovi quella Riva del Mediterraneo considerata "una delle più belle e poetiche marine dell'arte europea". Osservando questo dipinto è impossibile non pensare a Cechov, di cui Levitan fu intimo amico, e all'immagine di un gabbiano suggerita dall'artista allo scrittore per il suo dramma terminato nel 1895, un anno dopo il passaggio di Cechov per Genova, la città che - come sostiene in una battuta del Gabbiano - gli è "piaciuta di più" fra tutte quelle visitate in Europa.

I DEMONI DI VRUBEL
Una delle novità più significative della mostra è data dalla presenza di quasi quaranta opere di Michail Vrubel che costituisce, dopo la "personale" curata da Diaghilev alla Biennale di Venezia del 1907, la più ampia occasione per la conoscenza in Italia di questo straordinario artista. Vrubel, rifacendosi ai bizantini, ai miti e al mondo delle leggende russe, rifiutando la prospettiva e l'illusionismo naturalistico e considerando i colori in corrispondenza con le emozioni, ha raggiunto livelli spiritualmente romantici e simbolisti paralleli alle esperienze europee dell'Art Nouveau. È uno dei più importanti artisti del simbolismo e della modernità, personalità fondamentale nel passaggio della pittura russa dal realismo ottocentesco alla sperimentazione delle avanguardie, destinato a influenzare artisti come Malevic, Kandinskij, Chagall, Larionov, Filonov, ma anche a esercitare un grande fascino - con il suo "cristallismo", la sua pittura "cubizzata" fatta a scaglie e tessere musive - sul giovane Picasso che la vide a Parigi nel 1906.
L'artista si fece apprezzare quando illustrò il poema Il Demone di Lermontov pubblicato a Mosca nel 1891, una delle opere più romantiche della letteratura russa. La raffigurazione del demone ispirerà in modo ossessivo Vrubel per tutta la vita portandolo a creare opere di un fascino inquieto e di una forza evocativa straordinaria, ricercate con fare maniacale, con una metodologia ossessiva che contribuì a minare in maniera irreversibile il suo fisico e la sua mente. Di dipinto in dipinto e di disegno in disegno, dal Volto del Demone (1890-1891) al Demone caduto (1902), per più di dodici anni, il demone inventato da Vrubel conobbe un'evoluzione sconcertante: da un giovane di bellezza sovrumana diventa un androgino senza speranze per raggiungere poi, in una progressiva decomposizione, le sembianze di un essere rigettato sulla terra, disperato, il corpo contorto e pesto, le ali dalle piume di pavone spezzate.
Nel marzo del 1894 Vrubel giunge in Liguria, inviato da Savva Mamontov, facoltoso industriale moscovita protettore delle arti e suo mecenate, per riaccompagnare a casa il figlio maggiore Sergej, operato ai polmoni a Genova. A Genova Vrubel dipinge deliziosi piccoli studi di Portofino, va a teatro, frequenta esponenti della comunità russa come il grande collezionista Morozov, in particolare frequenta la villa del marchese da Passano in cui soggiornano la moglie di Pavel Tretjakov, facoltoso industriale e grande collezionista d'arte a cui si deve la creazione dell'omonima galleria di Mosca, con le due figlie. Le ultime parole scritte dalla Liguria, prima della partenza via mare per Odessa, sono una dichiarazione d'amore per la Riviera: "Faccio degli studi e sono profondamente amareggiato di non poter portarmi via tutta la bellezza che mi circonda".
Quasi tutte le sue opere sono mediate dal teatro, dalla musica o dalla letteratura come il Profeta (1898), ispirato alla poesia di Puskin, il famosissimo Pan (1899), nato sotto l'impressione della lettura di Anatole France, i lavori realizzati per l'Opera privata e le ceramiche di Abramcevo di Mamontov nelle quali trasfonde il suo amore verso il mondo delle fiabe e i personaggi del melodramma, in particolare di Rimskij-Korsakov, di cui la moglie dell'artista, Nadezhda Zabela, è un'apprezzata interprete. La sua opera più spettacolare in mostra è Lillà del 1901. Anche qui sulla creatività agiscono la poesia e la musica. La grande tela è ispirata all'Evgenij Onegin di Puskin e all'omonima opera di Cajkovskij, interpretata dalla moglie che Vrubel raffigura nella cascata di fiori in cui si intravedono volti e mani di esseri enigmatici, forse frutto della coscienza dell'artista che cominciava a oscurarsi. "I mondi lilla avevano invaso Vrubel", dirà il poeta Blok nell'orazione funebre dell'artista, "perché l'arte è un inferno mostruoso e splendido".

JAWLENSKY ESOTICO
La mostra documenta, fra i numerosi "passaggi", le presenze di Petrov-Vodkin, di Ilya Mashkov, la maggiore autorità del "cézannismo" russo, della pittrice Lija Slutskaja che dedica a Genova una sorprendente Sintesi, del grande scenografo Aleksandr Benois che descrive Genova "bellissima e regale", del raffinato scenografo dei Ballets Russes Leon Bakst, dell'inquietante pittore e scenografo, nato a Nervi, Nikolaj Kalmakov. Con Aleksandra Ekster si resta nel mondo delle scene e si entra in quello delle avanguardie di cui l'artista è una delle "amazzoni" più note. L'artista nel 1908 è a Parigi dove conosce Picasso e si lega sentimentalmente con Ardengo Soffici. Al legame con il pittore toscano risale una serie di dipinti dedicati a città italiane fra cui Venezia e Firenze. Nel 1913 i due artisti sono a Genova e da questo "passaggio" nasce Composizione, Genova che sarà pubblicata a Mosca nel 1914 nel primo giornale dei futuristi russi.
Nel marzo del 1914 è a Bordighera uno fra i più originali esponenti dell'espressionismo, Alexej von Jawlensky, che vi dipinge numerosi paesaggi. Il sole, il mare, i colori, le luci, le palme della Riviera assecondano il suo linguaggio personalissimo nato dall'incontro fra la pittura di Matisse con il primitivismo e il misticismo del popolo russo, accentuandone la grande libertà espressiva e la padronanza del colore. I suoi dipinti esprimono una pittura di gioiosa luminosità mediterranea. L'artista scopre in Riviera un esotismo quasi africano al punto da intitolare i suoi quadri Città d'oriente (Oriente), o dare il nome della città africana Kairuan a Casa a Bordighera. Le opere in mostra documentano, fra i paesaggi di Bordighera, le novità rispetto alle opere precedenti, così come assolutamente diversi saranno anche dagli esiti della pittura successiva. Bordighera è un'oasi felice in un anno tormentato dallo scoppio della guerra e dalla fuga in Svizzera. Da uno stato d'animo profondamente turbato nascono le Variazioni, che l'artista definisce "canti senza parole", dipinte tra il 1914 e il 1921. È il principio di un percorso creativo profondamente introspettivo, proiettato verso i nuovi territori della spiritualità e dell'astrazione che Jawlensky attraversa con le sue pitture seriali: le Teste mistiche, stilizzati volti femminili che dipinge dal 1917 al 1919; i Volti di santo, icona moderna del visionario volto del Cristo dipinta fino al 1922; le Teste astratte, fino al 1935, e infine l'ultima, le Meditazioni, piccole icone dove il volto umano è stilizzato con pennellate verticali e orizzontali, dipinte dal 1934 al 1937 in uno stato di profonda meditazione religiosa.

KANDINSKIJ E COMPAGNA
Vasilij Kandinskij lascia la Russia nel 1896 per raggiungere Monaco dove matura definitivamente la scelta artistica. Nel 1901 l'artista vi fonda una scuola d'arte dove conosce la pittrice tedesca Gabriele Münter, sua compagna nell'arte e nella vita dal 1902 al 1916. Dal 1903 al 1908 i due artisti viaggiano in Italia, Olanda, Austria, Tunisia, Sassonia, Svizzera, Francia. Nel 1905 il pittore è in Russia. Tornato in Germania riparte subito con la Münter per l'Italia, perché Kandinskij "aveva nostalgia di un inverno più mediterraneo". I due soggiornano prima a Sestri Levante (dicembre 1905), poi a Rapallo dalla fine del 1905 all'aprile 1906, dipingendo e disegnando numerosi scorci del Tigullio. I paesaggi liguri sono ancora distanti dalla conquista dell'astrazione ma da questa esperienza nascono un linguaggio e un uso del colore già differenti dalla pittura precedente, dipinti nei quali si avverte chiaro il desiderio di Kandinskij di superare la corrispondenza naturalistica fra la realtà e la sua rappresentazione artistica.
Accanto a Kandinskij dipinge, disegna e fotografa anche la Münter. Mentre la pittura rileva un'eccezionale affinità di segno stilistico con il compagno, nelle gouache e nelle linoleografie a colori del 1907-1908, rielaborate sul motivo della biancheria stesa al sole sulla spiaggia di Sestri Levante, si scorge una personalità più autonoma in cui convivono intimismo "naïf" ed esigenze di espressività.
Le opere di Kandinskij presenti in mostra comprendono gli anni dal 1899 al 1942, attraversando le ricerche e gli esiti degli anni di Monaco e del Blaue Reiter, del ritorno in Russia e dell'insegnamento al Bauhaus, fino al trasferimento a Parigi. La selezione proposta consente di seguire l'itinerario della ricerca di Kandinskij verso la conquista di una totale spiritualità dell'arte nel lungo viaggio dalla figura naturalistica al simbolo, dall'espressione all'astrazione, in una sperimentazione incessante di nuove soluzioni stilistiche dalle quali traspaiono un'inesauribile inventiva e una costante fiducia nei valori assoluti dell'arte.

La mostra
Negli ampi spazi di Palazzo ducale, Genova ospita la mostra "Kandinskij, Vrubel, Jawlensky e gli artisti russi a Genova e nelle Riviere. Passaggio in Liguria",curata da Franco Ragazzi in collaborazione, tra l'altro, con la Galleria Tretjakov di Mosca e con l'Ermitage di San Pietroburgo.
Duecentoquaranta opere ricostruiscono i rapporti tra Liguria e Russia tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento: significativa testimonianza di rapporti nati per caso, o per ragioni climatico-salutistiche, ma divenuti col tempo scambi profondi tra culture diverse. L'esposizione è aperta fino al 17 febbraio; orario 9-21, chiuso il lunedì; telefono 010-5574000; www.palazzoducale.genova.it.
Il catalogo è pubblicato da Mazzotta.