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Zoom Magazine (2006-2008) Anno 26 Numero 205 novembre-dicembre 2006



Laurent Monlaü

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Ho incontrato Laurent Monlaü prima attraverso le sue immagini dai colori succulenti, forti ed incredibilmente sensuali, che coinvolgono i nostri sensi e ci danno il potere dell’ubiquità, siamo fisicamente davanti ad un’immagine bidimensionale, ma ci siamo trasportati in una nuova dimensione ed abbiamo la fortuna di condividere con lui momenti rari e preziosi.
Egli impiega anni ad organizzare i suoi viaggi in modo che quando si trova sul posto possa vivere l’Africa nella sua pienezza ed in completa libertà. L’Africa è una terra consumata dalla siccità, dai conflitti, dall’ostilità del territorio dove la gente si batte ogni giorno per poterla chiamare patria. La povertà è lampante come è indubitabile la dignità di ogni individuo che lotta per la sopravvivenza.
Monlaü iniziò a fotografare l’Africa negli anni ottanta, inverosimilmente in bianco e nero. Dopodiché si lasciò guidare dal suo spirito e dalle sue origini mediterranee ed iniziò a sperimentare con il colore. Usa colori, che ricordano gli espressionisti tedeschi e i fauvismi dell’inizio del ventesimo secolo, forti e saturi per “tradurre in immagini la luce, le emozioni, il caldo, e il colore della pelle” dell’Africa.
Quando ci siamo incontrati Laurent mi ha detto di essere un fotografo contro corrente: “Oggi sono molto apprezzate immagini “asettiche”, dove le emozioni sono assenti. Le mie immagini parlano della scoperta della gente e dei luoghi che ho visitato, di me stesso ed il mio ultimo lavoro di un amore.
Non si può parlare esclusivamente di fotogiornalismo, c’è molto di più nelle sue immagini, c’è quel desiderio di mettersi in gioco, di andare oltre la semplice curiosità provando sulla propria pelle la vita che lui documenta nelle sue immagini.
Mi sono chiesta come abbia fatto ad introdursi nelle case dei Mori. Queste donne gli hanno aperto le porte e il cuore, si sono fatte belle per lui e gli hanno mostrato le loro mani tatuate con l’hennè. Queste sono normalmente dipinte appositamente per i mariti, sono l’equivalente della biancheria intima sexy per noi occidentali, pura seduzione ed è per quello che con civetteria si celano il viso. Queste donne, bellissime perché vere, si fondono con le adorne tappezzerie delle loro case, un mondo speciale e semplice, ma ricco di colori e dettagli per chiunque si prenda il tempo di guardare.
Gli chiedo a bruciapelo: perché i Mori? “Perché nessuno nel 1994 andava a visitare questo povero, austero, arido deserto e molte poche persone ci vivevano. Questo me li ha resi subito allettanti e da loro ho imparato che una vita austera può anche essere la chiave verso la libertà.” Credo che queste donne, così come gli uomini fotografati nel suo viaggio da Dakhla a Dakhla, gli abbiano dato fiducia perché si sono accorti immediatamente del suo grande desiderio di appartenenza alla loro vita. La sua serie da Dakhla a Dakhla è nata come un’utopia.
Monlaü scopre, guardando una cartina dell’Africa, dell’esistenza di due minuscoli punti chiamati Dakhla: uno sulla costa atlantica nel sud del Marocco e l’altro un’oasi Egiziana ai confini del deserto libico a 500 Km dal Nilo. Decide di raggiungerli in Land Rover attraverso il deserto del Sahara. Laurent Monlaü nasce nel 1957 a Marsiglia e la sua carriera come fotografo inizia nel 1977 con il suo primo lavoro di reportage a Londra intitolato “Ritratti Punks”.
Diversi viaggi lo portano a fotografare il Messico, gli Stati Uniti e l’Africa del nord. Durante gli anni ottanta si occupa soprattutto di ritratti nell’ambito del cinema e del teatro. Negli anni novanta inizia a fotografare usando i colori in modo libero e dal 1994 entra a far parte dell’agenzia Rapho. Viene pubblicato regolarmente dalla stampa ed è molto richiesto come ritrattista. Allo stesso tempo realizza dei progetti molto personali come la serie sui Mori, che viene premiata al concorso World Press del 1996 e raccolta in un libro. Il viaggio da Dakhla a Dakhla è stato pubblicato su un libro intitolato Le Voyage en Afrique. La sua serie Eden è stata realizzata nel 2002 in Brasile ed è accompagnata da un film. Queste tre serie saranno in mostra alla galleria Wave di Brescia dal 9 di Dicembre 2006 al 6 di Gennaio 2007. La sua ultima serie, consultabile sul suo sito http://www.laurentmonlau.fr/ , è stata dedicata a Las Vegas: è un viaggio lontano dai neon e dai casinò, piuttosto il ritratto di una cittadina americana.