Zoom Magazine (2006-2008) Anno 29 Numero 213 marzo-aprile 2008
Fotografie e testo di Tomasz Tomaszewski.
Al di là degli stereotipi e dei clichè, il mondo poco conosce dei costumi e delle tradizioni degli Zingari. Ricevetti l’incarico di documentarne i modi di vita e le usanze da National Geographic. Ho visitato per questo dieci Stati: dall’India, dove si pensa ebbero origine, attraverso l’Europa, dove si è compiuta la loro più grande diaspora, fino agli Stati Uniti, dove in una società liberale e multietnica, molti di essi hanno trovato sosta al loro peregrinare.
La mia intenzione è stata quella di raccontare, con linguaggio visivo, la storia di un popolo senza patria, disperso nel mondo intero ma capace di creare, dovunque si stabilisca, comunità vive e straordinarie. Le sue usanze, le sue tradizioni ed abitudini sono per lo più sconosciute.
Oggi si stima che, in tutto il mondo, gli zingari siano 16 milioni, di cui la maggioranza, 12 milioni, si trova in Europa.
Percepiti tradizionalmente come stranieri, circondati da sospetto, esistono da sempre ai margini delle comunità europee in via di sviluppo. Il loro contributo all’eredità culturale generale, in modo particolare alla musica, alla danza e ad alcune attività artigianali, rimane indiscutibile.
I miei viaggi hanno confermato la mia ipotesi iniziale e cioè che ben poco è cambiato per i Nomadi. Pare che non abbiamo ancora imparato la lezione di tolleranza nei confronti di chi vive in modo diverso dal nostro. Prima di iniziare a viaggiare per questo progetto, ho dedicato molto tempo a cercare informazioni sugli Zingari e sono arrivato alla conclusione che molto spesso ciò che noi sappiamo di loro viene dai media, cioè da fonti naturalmente propense a porre in risalto aspetti sensazionali, come la miseria assoluta, la violazione dei diritti umani, o il crimine.
Il risultato è che la nostra immagine degli Zingari è frammentata, molto spesso distorta, responsabile dell’ingiusta ed ingiustificabile posizione che la società ha nei loro confronti. Ci sono pochi libri sull’argomento che per lo più si occupano di comunità piccole, chiuse. Finora nessuno si è assunto l’impegno di descriverne la storia e le tradizioni in termini universali e simbolici.
Credo fortemente che il mio lavoro spieghi l’uomo all’uomo. E’ come una preghiera che invoca la tolleranza nei confronti di coloro il cui modo di vita, religione e riti differiscono dai nostri. E’ rivolto a tutti, specialmente ai giovani che, guardando questi ritratti, possono rendersi conto di più delle assurdità dell’Olocausto, della xenofobia e dell’intolleranza.
L’autore
Tomasz Tomaszewskiè nato nel 1953 a Varsavia e tutt’ora vive in Polonia.
E’ membro dell’ Unione Arte Polacca- sezione fotografi, dell’archivio Visum(Agenzia fotografica di Amburgo- Germania), della Società Americana Fotografi e della collezione d’Immagine del National Geographic, USA.
Insegna fotografia e conduce workshop in Polonia, Stati Uniti, Germania, Francia e Italia.
Le sue immagini sono state pubblicate su numerose riviste tra cui National Geographic, Stern, Paris Mach, Geo Magazine, New York Times, Time, Vogue, Elle, Zeit Magazine, Die Zeit, Focus, La Croix.
Ha inoltre pubblicato numerosi libri come “Remnants, the Last Jews of Poland”, “Gypsies, the Last Once”, “In Source of America”, “In the Centre”, “Astonishing Spain”.
Il 28, 29 e 30 marzo, Tomaszewski conduce un workshop a Brescia, nel quartiere del Carmine. Informazioni: info@zoom-net.com. Nel mese di marzo, la Wave Photogallery di Brescia ospita la mostra Gypsies.