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Viatico (2007-2010) Anno XI Numero 44 giugno-luglio 2007



Acid Painting

Davide Auricchio

Giacomo Montanaro



Bimestrale d'arte e cultura contemporanea a cura dell'Associazione Culturale


In occasione della 52° Esposizione Internazionale di Arte Contemporanea di Venezia, nei tre giorni di apertura alla STAMPA, verrà presentato il nuovo numero di Viatico (n. 44 –giugno/luglio 2007) ricco di novità e di contenuti interessanti.

Una suggestiva Copertina di Giacomo Montanaro schiude le porte ad un numero decisamente metafisico dove trova spazio un significativo Speciale scritto da Andrea Beolchi dedicato all'intrigante pittura di Mario Salina.

Segue nel Paginone centrale“Motion-paintig di Pieer-Yves Le Duc, un grande progetto che verrà presentato nel mese di Gennaio 2008 a Torino presso la 41 arte contemporanea.

Ed ancora un omaggio a Umberto Leonetti e alla sua opera ricca di numinosi rimandi alchemici.
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Da qualche anno mi occupo con una certa sistematicità di dare maggiore visibilità a quelle forme di espressione artistica che hanno una qualche relazione con l’invisibile, di catalogare quei manufatti squisitamente umani che veicolano in vario modo immagini dal significato universale o comunque scrivibili a tradizioni di pensiero sul piano spazio-temporale estese.
Ebbene, segnatamente a questa linea che ho tracciato nell’arco di questi anni, l’opera di Giacomo Montanaro, come ho già avuto modo di sottolineare in altre circostanze, trova una sua precisa collocazione giacché, a mio avviso, la sua arte è una costante evocazione dell’invisibile
.

I turbinii di schiene piegate, la concitata confusione di membra, i verticalismi e le cadute di queste impalpabili figure antropomorfe che popolano i quadri di Giacomo Montanaro appartengono ad un mondo squisitamente “altro”, partecipano di una temporalità distesa e mitica. Siamo decisamente lontani dal frastuono e l’entropia del “fattuale”, dal mero rispecchiamento della materia.
L’opera di Montanaro è il prodotto di una misteriosa fenomenologia dove la visione è possibile grazie al raggiungimento di uno stato di trans da parte dell’artista. Non so quanti di voi abbiano assistito ad una sua performance ma ciò che davvero sorprende è l’assoluta automaticità e velocità del gesto che non lasciano il benché minimo spazio per mediazione alcuna.
Addirittura l’artista confessa di non ricordare nulla di quello che è successo e l’opera stessa gli appare come per la prima volta.
Una processualità, quella dell’artista napoletano, a ben vedere, non così distante dalle antiche pratiche sciamaniche e teurgiche, quelle che prescrivevano lunghi digiuni, in casi l’uso di sostanze psicotropiche, che contemplavano il supporto di amuleti e di oscure locuzioni. Ebbene, quando si vede Giacomo Montanaro in azione, sembra di rivivere proprio quel tipo di ritualità e, analogamente, tutto si svolge secondo un'andamento ascendente che culmina nella visione finale.
Ecco, siamo precipitati nell’ambito di una comunicazione, per così dire, “medianica”, l’artista stesso diventa medium ovvero mezzo di relazione tra due dimensioni ma complementari, giacché l’una sconfina nell’altra e viceversa.
Allo stesso modo, siamo ritornati all’artista-sciamano di Arnold Hauser, figura emblematica del rapporto tra pittura paleolitica e prassi magica, nonché grande anticipatore dell’idea del foggiare (poiein).
Per quanto riguarda la tecnica il discorso sostanzialmente non cambia: rimaniamo nel territorio “altro”. Non siamo in presenza né di una consueta pittura ad olio né meno di una abusata pittura digitale, siamo piuttosto spettatori di un vero e proprio alchemico che avviene per mezzo di acidi e carte emulsionate.
Come ci riferisce lo stesso artista: “Da quando ho scoperto la sensibilità della carta passo molto tempo a vedere gli effetti cromatici provocati dai diversi acidi.
Ovviamente il tempo gioca un ruolo importantissimo perché lo stesso acido rimosso dalla dopo quattro secondi, ti dà un rosso, dopo otto un arancio, dopo dieci un giallo, dodici un bianco e dopo quindici si buca il foglio”.
Poche battute sufficienti a chiarire l’intento assolutamente sperimentale dell’artista e non meno la sua straordinaria capacità di essere innovatore di una tradizione pittorica radicata nel territorio, quella che sanciva il genius loci e il memento mori, che in auge la figurazione dopo la difficile fase post-informale.
Tutto ciò, infine, assume un significato ulteriore considerando lo scenario attuale dell’arte, il più delle volte scialba quanto patetica rievocazione di tempi migliori.