Con-fine (2007-2013) Anno 4 Numero 14 giugno-agosto 2009
Venezia è la città degli sguardi, degli occhi che fissano, scrutano, cercano, ammirano e alla fine si perdono nell’elemento caratteristico di questa città lagunare, l’acqua. Per i visitatori meno frettolosi e per quelli dotati di una particolarissima sensibilità estetica e culturale l’acqua diventa il luogo dove realtà e immaginazione si intrecciano, dove la sua sinuosa ed instabile orizzontalità si fonde con la verticalità infinita e compatta del cielo. Qui, soprattutto qui, l’essere umano riesce ad annullarsi – verrebbe da dire, a sciogliersi – e, pur nella propria fragilità, entra in contatto con quel principio cosmico, caro alla filosofia cinese, da cui tutto deriva ed a cui tutto ritorna, il Tao, la forza che scorre attraverso l’Universo.
Questa riflessione probabilmente non è molto lontana da quella fatta da Zhu Di (1969), ceramista e fotografo di Hefei (Cina centrale), che dal 1993 ha deciso di vivere e di lavorare, non a caso, a Venezia, città di cui ha recentemente documentato, attraverso la fotocamera digitale, proprio quest’elemento mobile e sensibile alla luce, quest’entità liquida in grado di dissolvere, attraverso i propri imprevedibili riflessi, l’aspetto fenomenico del reale per evocare suggestioni astratte ed emotive di mondi “altri”, vicini, ma irrimediabilmente irraggiungibili per un osservatore superficiale.
Nella medicina tradizionale cinese, inoltre, l’acqua costituisce, oltre al fuoco, al legno, al metallo, alla terra, uno dei cosiddetti “cinque movimenti” rappresentativi delle cinque tipologie umane, modi, cioè, con cui l’individuo si rapporta con il mondo. Determinato, ma capace di adattarsi a qualunque ambiente; non sempre sincero, ma abilissimo nelle relazioni pubbliche, ambizioso e amante della bellezza, ma spietato quando subisce un torto, l’individuo legato a questo ‘fluido’ movimento ben incarna, a mio parere, alcune delle qualità e dei difetti della città di Venezia e la scelta di Zhu Di di dedicare un’intera serie di fotografie solo all’acqua lagunare ed ai suoi riflessi non è certamente casuale.
Le sue immagini, infatti, non hanno assolutamente nulla a che fare con la Venezia conosciuta e visitata dai turisti, anzi si può dire che siano volutamente non figurative in quanto la ricerca estetica del nostro artista utilizza il capoluogo veneto più come mezzo che come scopo: Zhu Di cerca di carpire all’acqua la propria stessa essenza, di catturare, attraverso una sensibilità ed una raffinatezza tutta cinese, l’energia stessa della Natura, la sintesi estrema di una delle molteplici forze dell’Universo.
Più che realizzare foto, sembra quasi che le dipinga: all’innegabile calligrafismo di stampo orientale reso possibile anche grazie ad un sapiente gioco di luci e di riflessi, unisce una particolarissima sensibilità cromatica che, pur partendo da un dato reale, riesce a creare suggestioni surreali, al di là del tempo e dello spazio. L’atmosfera di Venezia e la sua acqua danno a Zhu Di l’occasione per realizzare opere in grado di mostrare la serenità che scaturisce dalla conciliazione degli opposti e dall’integrità psicofisica dell’individuo, consapevole di se stesso e delle proprie potenzialità.
Osservare le sue foto, infatti, crea il magico effetto di guardarsi dentro, più che guardare fuori: l’occhio, signore assoluto di quest’esperienza estetica, riveste il gravoso e nobile compito di fare uscire l’osservatore dalla quotidianità per immergerlo, almeno mentalmente, in quel flusso di energia vitale capace di porlo in sintonia con la Natura e le sue leggi, annullando, per qualche minuto, la dicotomia fra bene e male, fra vita e morte. Zhu Di stesso, nel volume L’anima di Venezia. Riflessi sull’acqua catturati da un artista cinese (Marsilio Editore, Venezia 2008) ha detto: «Vedo ciò che è nella tua mente e nel tuo cuore, la cultura è anche memoria». L’acqua è tempo allo stato liquido, è memoria duttile, ma eterna, è recupero, proprio attraverso le suggestioni che crea, di rimpianti e ricordi ancestrali, che riportano l’individuo al suo stato originario, quando sapeva veramente chi era e dove voleva andare.
Per Iosif Brodskij (1940-1996), narratore russo, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1987, stare a Venezia era come toccare la propria essenza, entrare nel proprio autoritratto, raggiungere la felicità grazie al prodigioso equilibrio sensoriale che la città lagunare favorisce. Zhu Di lo sa bene, anzi probabilmente ha letto Fondamenta degli Incunaboli, il libro di questo scrittore russo consacrato a questa città e soprattutto alla sua acqua. E’ indubbio, infatti, che il nostro fotografo non abbia pensato, mentre realizzava le sue magnifiche opere, a queste splendide parole di Brodskij: «Ho sempre pensato che se lo spirito di Dio aleggiava sopra la faccia dell’acqua, l’acqua non poteva non rifletterlo. Nel mondo in cui viviamo questa città è il grande amore dell’occhio».
Zhu Di ha il grande merito, attraverso le sue foto, di prenderci virtualmente per mano e di mostrarci per qualche secondo lo splendore semplice, ma prezioso, della Natura che ci circonda; splendore che c’è sempre stato e che ci sarà sempre, anche se noi uomini lo abbiamo dimenticato.