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AI MAGAZINE Anno 3 Numero 32 ottobre 2009



La donna del fumetto: Louise Brooks

Elena Cancellieri



a photography and CONTEMPORARY cultures’ mag.


OTTOBRE 2009
Sommario



RUBRICHE ILLUSTRATE
4
L’Editoriale
di Christina C. Magnanelli Weitensfelder
10
Lo sapevate che?
Uomini o scarafaggi?
31
GRETA(s)TRIP
Little Greta in Artland
32
FrancheSTRIPPATE
Rubrica nucleare!
41
Portfolio d’autore
Photographer: Alessandro Antonioni
49
Le Previsioni di Ottobre
L’oroscopo de L’Aperitivo


ARTE & DINTORNI
12
Avanguardie storiche
Metafisica
14
La storia di copertina
La donna del fumetto. Louise Brooks.
16
Arte contemporanea/1
Guida al contemporaneo
17
Venezia Città aperta
Made in Taiwan
19
Ars Gratia Artis
Tra il cigno e la sfinge
21
Le relazioni pericolose
Appunto Tardo Gotici Urbinati
22
L’artista del mese
I percorsi di Lucia Sarto
36
Varietas
La Estorick Collection
39
Presente e Futuro Fondazione
Foto e Motori
44
Arte contemporanea/2
La Storia ospita il Contemporaneo


MOSTRE & APPUNTAMENTI
17
Andar per mostre/1
Personale di Elisabetta Gut. Semi e Segni.
18
Andar per mostre/2
Decentralized Performing Project
20
Andar per mostre/3
Jack Pierson, nostalgia del segno
Andar per mostre/4
FUTURISMO! Da Boccioni all’Aeropittura
33
Appuntamenti
Manuela Sain in C’era una volta il pulp...
34
Andar per mostre/5
Fuori centro
34
Andar per mostre/6
Yashima Mishto & Ozne
35
Eventi & Manifestazioni
HANGAR 107
40
TeatralMENTE
Filippo Timi vs Amleto / To be or not to be?
46
Appuntamenti MUSICALI
Gli appuntamenti migliori
segnalati dalla redazione
47
Appuntamenti D’ARTE
Gli appuntamenti migliori
segnalati dalla redazione


CULTURA
18
CineFilosofando
L’Attimo Fuggente
26
Orizzonti architettonici
Un’astronave ad Amsterdam
27
Design di Intenti
Star seduti tranquilli?!
28
Un libro in passerella
Tre recensioni selezionate del mese
30
Film Files
Tre recensioni selezionate del mese
34
Ciak! Si gira!
Espressionismo Cinematografico Tedesco (seconda parte)
43+44+45
Note & Dintorni
Cinque recensioni selezionate del mese

COSTUME & SOCIETÀ
25
I viaggi dell’Econauta
La casa non costruita a caso
33
Good Morning America!
Another Flag at Half-Mass
38
Origami
Kosho Ito


VARIE & EVENTUALI
37
L’arte dei numeri
Lo Zero
38
Sole, Colline & Fantasmi
Il Santo Graal a Torino
45
Frequenze Sonore
Un po’ di Hip Hop, House, “Daisy Age” e un pizzico di campionamenti...
48
Rete di vendita e
distribuzione
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n. 69 primavera 2015

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n. 68 inverno 2015

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Brian Midnight
n. 67 autunno 2014

L'eco del tempo
Roberto Palumbo
n. 66 estate 2014


Louise Brooks

Valentina nel metro
Guido Crepax, 1975

Dixie Dugan
J.H.Striebel e J.P. McEvoy
settembre 1946

Che cosa hanno in comune la bella Dixie Dugan, creata da J.H. Striebel nel 1929 e Valentina Rosselli, l’ammaliante fotografa creata da Crepax nel 1965? Due fumetti per un’unica musa ispiratrice: alla scoperta di Louise Brooks, il caschetto più attraente del cinema muto.

Caschetto nero, occhi profondi, trucco essenziale ma intenso: lo stile inconfondibile di Louise Brooks ha ispirato negli anni molti registi e disegnatori, che ne hanno fatto una vera e propria icona del panorama artistico novecentesco. L’intrigante attrice, interprete nel 1928 di Lulù – Il Vaso di Pandora, per la regia di G.W. Pabst – che per questo ruolo l’ha preferita alla Dietrich – è stata musa ispiratrice infatti per il famoso fumetto Dixie Dugan, creato nel 1929 da J.H. Striebel sul “canovaccio” del romanzo Show girl di J.P. McEvoy pubblicato per la prima volta sul magazine Liberty nel 1928. La storia originariamente narrava le vicende della bella Dixie, giovane show-girl in ascesa nello show-biz hollywoodiano; contesto presto abbandonato per rendere Dixie una ragazza in carriera, alle prese con i lavori più svariati (ottenendo così un’eroina più realistica); da qui la scelta di differenziare il titolo della strip rispetto al romanzo di McEvoy. Dal popolare fumetto nasce il film del 1943, Dixie Dugan, prodotto dalla 20th Century Fox ed interpretato da Lois Andrews.

Dopo più di trent’anni dall’uscita della strip Dixie Dugan, il volto e la personalità di Louise Brooks tornano ad animare il mondo del fumetto, questa volta per opera di un italiano, Guido Crepax, abile disegnatore ed artista scomparso nel 2003, che dopo aver fatto fare la sua prima comparsa a Valentina come personaggio secondario nel fumetto Neutron: La curva di Lesmo, pubblicato nel 1965 sulla rivista LinusCiao Valentina. In un’intervista pubblicata nel 1985 su Il Messaggero Crepax dichiara di essere stato ispirato per il personaggio di Valentina – uno dei più famosi della storia del fumetto italiana, anche per le apparizioni della stessa in ambito pubblicitario – da una fotografia della Brooks pubblicata sulla rivista Sipario che Crepax conserva per anni e sulla quale costruisce i tratti della bella fotografa milanese nata il giorno di Natale del 1942 (Valentina è probabilmente l’unico personaggio dei fumetti dotato di una “reale” carta di identità e di una realistica concezione del passare del tempo, tanto che, contrariamente a quel che accade nella maggior parte dei fumetti, Valentina invecchia): Valentina è una ragazza “reale”, indipendente e curiosa, intuitiva e determinata, vittima del suo passato da anoressica e legata ai suoi incubi e ai suoi folli deliri immaginari, perennemente in bilico tra sogno e realtà; ritratta molte volte in pose ed atteggiamenti sensuali che l’hanno resa, tra l’altro, una delle più affascinanti figure del fumetto erotico.

Louise Brooks è sempre stata grata ai disegnatori di cui è stata ispiratrice, e soprattutto è stata estremamente riconoscente nei confronti di Crepax, con il quale ha instaurato, a partire dal 1976, un fitto rapporto epistolare, in cui Louise confessa di sentirsi davvero Valentina, come se Crepax avesse realmente descritto e disegnato una parte della sua vita, come se lui, attraverso Valentina, fosse davvero riuscito a scoprire la vera Louise, donna affascinante e talentuosa, ma spesso incompresa sia dal punto di vista personale che artistico, avendole così conferito, in un qualche modo, una possibilità di riscatto sulla realtà delle cose.

Mary Louise Brooks nasce il 14 novembre 1906 a Cherryvale, in Kansas. Sotto l’influenza della madre, si dedica, sin da giovanissima alla danza, abbandonando gli studi già all’età di quindici anni per entrare a far parte della compagnia “Denishawn” di New York. Il suo spirito, considerato insolente e anticonformista, le costa l’espulsione dal corpo di ballo, portandola a lavorare dapprima per i “George White Scandals” e successivamente nella compagnia “Zigfield Follies”, con la quale debutta nel 1925 con lo spettacolo Louie the 14th.
Il suo carattere disinibito, il suo humour franco e schietto vengono spesso scambiati per snobismo, (“feci il mio ingresso nel mondo con una radicale abitudine alla verità che ha automaticamente eliminato dalla mia vita quella piatta monotonia che devono provare i bugiardi (...) e così sono rimasta, in una crudele ricerca di verità e perfezione, come il carnefice inumano di ogni ipocrisia, evitata da tutti, tranne da quei pochi che hanno vinto la propria avversione alla verità per poter liberare quanto di buono c'è in loro”) e fanno della Brooks il prototipo perfetto della flapper girl di Fitzgeraldiana memoria (dal verbo to flap - agitare, battere, colpire -, che denota irrequietezza, volubilità; il termine è ispirato dalla novella This Side of Paradise di F.S. Fitzgerald), che Louise incarna alla perfezione.

Dopo l’esordio cinematografico nel 1925 in The Street of Forgotten Men, la Brooks gira numerosi film tra cui il famoso Love’em and Leave’em per la regia di Frank Tuttle, nel 1926, dove le caratteristiche della flapper girl sopra citata appaiono lampanti attraverso i tratti di una Louise che veste in modo sublime la capricciosa impertinenza e l’irrefrenabile vitalità della gioventù ivi ritratta. Dopo Il Vaso di Pandora e Diario di una donna perduta,Prix de Beauté, per la regia di Augusto Genina. Eccezion fatta per alcune apparizioni, la Brooks termina la sua carriera con il film western Overland Stage Raiders del 1938: a soli trentadue anni, Louise è un’attrice finita e una donna profondamente sola: “[...] mi resi conto che l'unica carriera ben retribuita che mi si offriva era quella della squillo. Cancellai il mio passato, mi rifiutai di vedere i pochi amici che mi legavano ancora al mondo del cinema, e cominciai ad affezionarmi a delle bottigliette piene di piccoli sonniferi gialli”. Gravemente malata per un enfisema, muore nel 1985.

Seppur dimenticata da tanti, scomparsa artisticamente dalla vista del grande pubblico a pochi anni dagli esordi della sua promettente carriera, l’immagine della ragazza with the black helmet persisterà ai nostri occhi tenace e luminosa e continuerà ad ammaliarci, con la sua spontaneità e naturalezza… con la sua “insolente” verità.