AI MAGAZINE Anno 4 Numero 37 marzo 2010
A New York la cultura del Curb-Mining si traduce in un espediente commerciale: grazie ad un esperimento ideato dallo studio di design Blu Dot, la spazzatura diventa Arte.
Esiste una pratica, molto diffusa nella città di New York e in particolare nei suoi distretti più popolati, per cui chi trova porta a casa. Letteralmente. Secondo le norme vigenti per la gestione dei rifiuti, i cittadini newyorkesi sono chiamati a collezionare il proprio pattume depositandolo sul marciapiede limitrofo dopo le dieci di sera in attesa che i bravi netturbini lo ritirino prima del mattino successivo. Se questo vale per la spazzatura di uso quotidiano che crea non proprio piacevoli paesaggi urbani e un costante richiamo per gli amici roditori, stesso è per i rifiuti di media o grossa mole come televisori, specchi, materassi e quant’altro possa venirvi ora in mente.
Suddetta procedura ha innescato un meccanismo che possiamo definire di “donazione anonima” per cui oggetti di arredamento comune migrano da un appartamento all’altro. In barba alle più elementari nozioni d’igiene, dopo tre anni a NYC posso assicurarvi che questa pratica è apprezzata tanto dal giovane studente che invece di comprarsi il tavolinetto all’Ikea lo ricicla dal ciglio della strada, quanto da collezionisti e artisti che in queste discariche sotto porta trovano dei veri e propri tesori d’antiquariato. D’altra parte di sa, Vintage imperat!
Seguendo il successo di quella che è ormai per alcuni una vera e propria cultura del curb-mining, ovvero l’atto di trovare pezzi d’arredamento e arte per la strada, una catena di arredamento con punto vendita in Soho decide di farne l’ispirazione per una campagna commerciale. Affidandosi all’agenzia pubblicitaria Mono, lo studio di design e rivenditore Blu Dot di Minneapolis decide di dare il via a The Real Good Experiment. Prendete 25 sedie di metallo in molteplici colori dal costo di listino di $129 (90 euro circa), aggiungete i marciapiedi di Manhattan e Brooklyn, sommate al tutto un dispositivo GPS nascosto all’interno della sedia, e otterrete un’ottima promozione! L’idea di fondo, poi messa in atto dalla campagna, era quella di lasciare incustodite le sedie in punti ben visibili della città e poi attendere, appostandosi con le telecamere sui tetti o parcheggiati all’interno di un furgone, che il passante di turno s’interessasse ed eventualmente decidesse di appropriarsi della sedia. A quel punto scattava la seconda fase dell’operazione, ovvero seguire tramite il GPS di cui sono dotati i comuni telefoni cellulari, il nuovo proprietario e richiedere un’intervista.
Dall’esperimento, che si è rivelato un successo, ne è stato tratto un breve film diretto da Andrew Zucchero che Blu Dot ha proiettato nel suo punto vendita di Soho:
«Cos’è bello? Cos’è desiderabile?
È il design formale? È l’utilità? O è qualcosa di astratto?
Queste sono le domande che hanno spinto Blu Dot a imbarcarsi in questo esperimento. Ci siamo chiesti cosa sarebbe successo se avessimo lasciato una sedia di buona fattura abbandonata sul ciglio della strada».
La risposta è stata immediata: nonostante alcuni passanti si siano mostrati scettici sulle prime e altri si siano semplicemente limitati a sedere per alcuni minuti, nella maggior parte dei casi non si è dovuto attendere molto (in uno di questi meno di dieci secondi) prima che la sedia venisse sollevata e portata via.
Divertente, quanto socialmente curioso, è stato ascoltare le interviste e quindi la reazione dei soggetti una volta divenuti consapevoli dell’esperimento. Una giovane coppia, studentessa del Fashion Institute of Technology lei e (non a caso) designer di arredamento lui, ammette: «Di tanto in tanto troviamo delle belle cose in strada».
Un distinto signore conferma: «Ho trovato un pianoforte..e uno specchio che stava nella vetrina di un negozio, mi piaceva la forma ma non so bene cosa farne», e poi riferendosi all’ultimo ritrovamento, «non riesco a lasciare un oggetto ancora utilizzabile nella spazzatura, dovrebbe avere una casa, se non la mia, conosco delle persone che potrebbero aver bisogno di una sedia!»
Pensare che non molto tempo fa l’Italia diede scandalo su scala mondiale per la questione dei rifiuti. Certo, il paragone è inesatto e siate sereni (?) che New York in quanto a discariche per lo smaltimento ha i suoi scheletri (diciamo pure isole) nell’armadio, ma questa cultura del curb-mining proprio sbagliata non è, lasciatevelo dire da una che ha fatto più di una volta il giro dell’isolato piantonando l’uno o l’altro rifiuto!