AI MAGAZINE Anno 4 Numero 43 settembre 2010
Settembre, andiamo. È tempo di migrare. La giostra si rimette in moto, e bisogna viaggiare, vedere, raccontare.
Durante l'estate il mondo dell'arte si è fermato per un attimo, ma un attimo solo. E nemmeno per tutti. I più chic sono riusciti a fare shopping d'arte anche d'estate, sono andati negli Hamptons dove a luglio si tengono due fiere, Art Hamptons e Scope Hamptons, e il genio del cubano Bert Rodriguez, già visto sia a Frieze che alla Whitney Biennial, è certamente riuscito a piazzare a qualche milionario in relax la sua scultura al neon "The True Artist Makes Useless Shit for Rich People to Buy", impunemente segnalata dagli esperti come "highlight" della fiera. Chi era abituato alle estati senza mostre ha affollato felicemente sorpreso la "prima" di Coda Zabetta a Palazzo Reale, con seguito di musica dal vivo e pubblico danzante ai piedi del Duomo, "che non sembrava neanche di essere a Milano".
Chi non soffre il caldo - o la fatica - a fine luglio era a Nuoro con Ed Templeton, ai primi d'agosto parlava ancora sardo ma in Abruzzo, all'apertura del museo Aligi Sassu a Thiesi, poi a Pietrasanta per la mostra di Frangi a sfondo marino e le grandi barche di Velasco, o il teatro allestito del giovanissimo Thomas Gillespie.
Chi era in zona si è presentato puntuale a Venezia, per l'inaugurazione agostana di Tony Cragg a Cà Pesaro (Cragg, persona deliziosa, è anche notoriamente imperturbabile e non soffre il caldo, indossa la maglia della salute anche in piena estate facendo sembrare i giornalisti che lo intervistano creature pietosamente soggette alle bizze climatiche). Dalle Alpi alle Piramidi - si fa per dire - arte e natura hanno dato il loro meglio, con la frescura dei percorsi di Arte Sella in Trentino, il Parco Sculture del Chianti in Toscana, le archeologie di Scolacium e le installazioni di Pistoletto in Calabria. Chi era in vena di viaggiare ha addirittura affrontato le quindici ore di aereo per Seul e da lì ha inseguito Massimilano Gioni all'apertura della sua biennale di Gwangju, intitolata "10.000 lives", diecimila vite, diecimila punti per chi c'è stato davvero e potrà raccontarlo.
Gli altri risparmiano le forze per l'autunno, per l'inverno e per un altro anno dispari, che come si sa è segno ineluttabile di nuove biennali veneziane d'arte. Ma prima ci si rinfresca la memoria con quella settembrina d'architettura, andando a ripescare le mappe dei vaporetti e delle calli ad alto tasso alcolico. E poi incombono già le fiere d'autunno, sempre di più: a settembre c'è la Biennale des Antiquaires al Grand Palais, a ottobre ci sono Frieze, Paris Photo, quest'anno anche la new entry Marrakech Art fair, a novembre Artissima che non si può non andare perché il direttore è nuovo - di nuovo - e bisogna spettegolare, a dicembre se non vai a Miami per Art Basel non sei nessuno. E girato l'anno si proseguirà con Arte Fiera, Arco, il Tefaf, l'Armory, fino alla consunzione fisica, cerebrale o finanziaria, o tutte e tre.
Le grandi mostre non lasciano neanche il tempo di disfare le valigie: si comincia con Frida Kahlo a Vienna, poi Monet a Parigi, Dalì a Milano, Munch a Udine, e il mese ce lo saremo bevuto tra uno spritz e un campari, rapiti dalla mostra e dal dopomostra, e dalla fiera e dai suoi satelliti, come astronauti ubriachi che orbitano in un mondo parallelo. O come ragazzini che ragionano il loro calendario a partire da adesso, quando si torna a scuola.
A settembre quest'universo a sé, tante facce ma sempre quelle, si rassetta abiti e abitudini. Si rispolverano i trolley, si buttano le cartine, gli ingressi e i badge delle mostre passate, che tendono a nascondersi nelle valigie come le zanzare di giorno. Le femmine controllano i tacchi delle scarpe consumate l'anno scorso tra gli stand di Basilea, gli uomini si accertano di avere ricevuto le vip card per le vip lounge per le fiere vip. Si organizzano alberghi, voli, macchine, chi ha ambizioni di viaggi e di presenze ma non ha un segretario perde il senno tra i siti degli Art Hotel di Torino e quelli dei golf di Coral Gables. Si prenotano visite private alle collezioni e incontri con gli artisti, si riordinano i dollari, i franchi, i pound, si cercano invano le microtessere sim dei telefonini esteri, che fa sempre figo avere il numero inglese o americano.
Sono anche questi, i più prosaici, i più banali, gli strumenti di chi si è infilato, per mestiere o per piacere, nel circo inarrestabile dell'arte. E ha una sua agenda che procede indipendente da quello dei comuni mortali, e mette paletti intorno a sé facendo strage nella vita sociale, in quella coniugale, spostando d'arbitrio compleanni della prole e anniversari imperdibili, tranciando vacanze e annichilendo weekend. Chi è del mestiere ha appena finito di fare ordine e già vede salire la pila di cataloghi e di cartelle stampa all'ingresso di casa, li risistemerà l'estate prossima, adesso è tempo di galoppare.
A settembre le vernici non pesano, si sfoggia l'abbronzatura, si raccontano isole e montagne, si scambiano programmi, si iniziano gossip, si monitorano i nuovi direttori nominati a primavera, si recuperano nella memoria i nomi e dalla casella di posta gli inviti.
Ottobre sarà già freddino e fatica e facce serie, ma settembre è tempo di migrare, con allegria.