AI MAGAZINE Anno 4 Numero 45 novembre 2010
Fiabe, ipnosi e sedute spiritiche per prendersi una pausa dalla vita adulta: l'art world ha trovato una vena favolosamente regressiva.
Quando un adulto, o presunto tale, ricomincia a succhiarsi il dito e a dormire con l'orsacchiotto, in genere si pensa ad una regressione. Quando lo fa una società intera, il luogo comune è che sia in decadenza. Ma per chi guarda le cose con spirito, il punto non è il giudizio morale. Quel che accade infatti nel mondo dell'arte, del cinema, della letteratura del nostro tempo sembra parlare di un rimbambinimento volontario, una richiesta non troppo velata, e subito appagata dal Sistema, di essere presi e portati via. (O presi per il sedere, ma questa è un'altra ottica). Il desiderio che abbiamo adesso di tornare bambini, di dimenticare l'adultaggine, è un vento che soffia strane forme d'arte, bellissimi libri e bizzarri happening in cui ci manca solo il ciuccio.
Sul fronte del sopracciglio alzato tocca catalogare due opere site-specific proposte dalle fiere d'arte contemporanea di questo autunno: ha cominciato Frieze, a Londra, a trattarci come i creduloni che vogliamo essere, con una "panel discussion" inventata dal californiano Jeffrey Vallance che riporta alle nottate condotte per noia e per curiosità quando eravamo (davvero) ragazzi. Cinque "psychic medium" si riuniscono nell'auditorium della fiera in una grande seduta spiritica collettiva, il cui scopo è contattare gli spiriti di Leonardo da Vinci, Van Gogh, Frida Kahlo, Jackson Pollock e Duchamp. Gli argomenti di partenza di questa conversazione impossibile sono due: che ruolo ha l'arte nell'oltretomba? Cosa ne pensano gli artisti del passato del mercato dell'arte contemporaneo? Ma c'è ben da credere (nel momento in cui scriviamo la performance non ha ancora avuto luogo) che il pubblico, lasciato libero di fare domande, ne troverà di diversi.
Altro esperimento che conta sulla disponibilità mentale del visitatore è quello che si tiene ad Artissima, dal 5 al 7 novembre: su idea del nuovo direttore Francesco Manacorda, uomo i cui occhi raccontano la presenza di un certo humor, è stato affidato al curatore lituano Raimundas Malasauskas l'Hypnotic Show, una "mostra visibile solo nella mente del pubblico, creata dalla fusione tra pratiche artistiche e ipnosi". In una saletta all'interno dell'Oval del Lingotto di Torino alcuni volontari si lasceranno ipnotizzare, e una volta entrati in trance potranno "esperire" delle opere d'arte sotto forma di script. La seduta è condotta dall'artista inglese Marcos Lutyens, che si definisce un "Mind Browser" e ha per motto "Solo chi osa l'assurdo può ottenere l'impossibile". Lutyens ha un curriculum interessante, collaborazioni con il pioniere delle neuroscienze V.S. Ramachandran, ma quello che ci interessa qui più che la sostanza dell'offerta è il fronte della domanda. Nella proliferazione di opere d'arte di ogni materiale e (in)consistenza, qualcosa ci spinge sempre un passo più in là, fino al bilico tra la scienza e la cialtroneria. Una sorta di sindrome Voyager in cui quello che si esperisce, più che l'opera, è il piacere dimenticato dell'abbandono.
C'è da dire che l'ipnosi non è l'unico mezzo per tornare a stati più infantili o disponibili. Sempre a Londra, per esempio, uno degli eventi più esclusivi delle serate Art & Fashion esige camicia da notte (chic, prego, bandite quelle di lanetta regalate dalla zia a Natale), cuscino personale e orsetto da abbracciare: nell'Art Hotel 40 Winks, due sole camere dentro una casa design/wunderkammer di East London, una volta al mese si tengono le Bedtime Story Nights serate che trasformano il pigiama party in un'esperienza gotica e dark, riunendo piccoli drappelli di londinesi chic attorno a un lettore che li cattura con racconti di spiriti e di fantasmi. Per chi ha voglia di lasciarsi stregare, il 17 e 18 novembre sono in programma le "Short Stories and Fairytales" di Angela Carter, meravigliosa scrittrice le cui favole rivisitate hanno un raro potere evocativo.
L'alternativa diurna è la mostra-libro (edita da Fuel publishing) di Jake e Dinos Chapman, che hanno portato alla galleria White Cube le loro "Bedtime Tales for Sleepless Nights", fiabe neo-vittoriane per bambini dal penchant macabro, che in realtà sono amatissime soprattutto dagli adulti.
Ma sono altri due gli autori che stanno incantando il mondo con le loro atmosfere terrificanti e oscuramente liberatorie: il primo è quel genio spettinato di Neil Gaiman, quarantenne inglese scrittore, fumettista, drammaturgo e cineasta diventato famoso soprattutto per l'adattamento cinematografico della sua graphic novel Coraline, una discesa agli inferi e ritorno con protagonista una ragazzina. Ancora più belli sono i suoi racconti, a volte camuffati da romanzo, in cui però ogni capitolo è un immaginifico scenario a sé. Portentoso e pluripremiato è il suo"The Graveyard Book ", che è valso a Gaiman l'appellativo di "rockstar della letteratura". Per chi preferisce bere pozioni dark solo a piccole dosi c'è il suo "Smoke and Mirrors", una raccolta di short fiction che spazia tra gatti neri, troll, poesie e il Sacro Graal.
Di altro genere ma di uguale, cupo, impressionantissimo impatto emotivo (ed estetico) sono i romanzi di John Connolly. Romanziere dalla doppia vita, Connolly prima è entrato nella lista dei bestseller con i suoi polizieschi, poi ha svelato un talento diverso, più tenebroso, con l'indimenticabile "The book of lost things", ambientato durante la seconda guerra mondiale. Il protagonista entra nel racconto bambino e ne esce adulto, nel classico meccanismo del Bildungsroman: un muro costruito in giardino è la porta verso il mondo in cui tutte le favole diventano incubi, affastellandosi sotto un cielo sempre notturno. L'intelligenza del racconto che Connolly possiede, che si scopre solo leggendo, prosegue in "The Gates", dove al di là delle porte del titolo si cela un universo dominato da logiche terribili e complesse, a cavallo tra l'horror e la fisica quantistica.
Questa gara tra believers e scettici gioca le sue carte migliori sul web, ovviamente: si sfidano a suon di neologismi i due rispettivi musei virtuali: il Surnateum per chi ha voglia di fantastico e di soprannaturale, lo Skeptiseum per gli scettici orgogliosi di esserlo.
Forse è questo, che l'arte cerca di fare oggi: abbattere la barriera filosofica tra chi vuole credere e chi si rifiuta di farlo. E prendere posizione è sempre più difficile.