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AI MAGAZINE Anno 6 Numero 59 ottobre-dicembre 2012



Nel cassetto dei sogni di Jamie

Roberta Zanutto



a photography and CONTEMPORARY cultures’ mag.


SOMMARIO n. 59

19 L’EDITORIALE. Blu turchese/ Il Sogno di Christina Magnanelli Weitensfelder e di Giulia Iacchetti

ARTE e FOTOGRAFIA
16 Portfolio d’artista. Paolo Regis
20 La storia di copertina. Alex Katz: give me tomorrow di Giorgio Fritz Conti
22 Incursioni. Che aria tira a Kassel? di Gaia Serena Simionati
24 Incursioni II. Art Basel: sold out di Gaia Serena Simionati
25 ContemporaneaMente. Le teste di Franz di Valentina Majer
26 Face to face. Billy the Artist di Gaia Conti
28 Vienna report. Fantastico! Rudolf Kalvach a Vienna! di Adele Rossi
30 Andar per mostre. Operazione concettuale di Mattia Paolasini
32 Archivi Contemporanei. Sculture adimensionali di Giacomo Belloni
33 Appuntamenti. Primitivizzazione
34 Andar per mostre II. Sogni a colori di Michele De Luca
35 Andar per mostre III. Flying Elephants di Silvia Ladogana
36 Berlino report. La spazzatura fuori! di Giacomo Croci
37 Andar per mostre IV. Sexy Marilyn di Lucia Evangelisti
38 Il senso dell’arte. Sano antistrutturalismo: Yves Klein di Gian Ruggero Manzoni
40 Nizza report. Il blu in Costa Azzurra di Maria Stefania Gelsomini
42 Andar per mostre V. Magiche forme tra i Sassi di Michele De Luca
43 Andar per mostre VI. Florian Pumhösl, animare l’irreale di Adele Rossi
44 Andar per mostre VII. Videoarte al presente di Greta Marinetti
45 Post it. L’opera-mondo di Covili di Chiara Vecchio Nepita
46 Face to face II. Sogno introspettivo di Silvia Ladogana
48 Mercato dell’arte. Investire nel Surrealismo di Alessandro Antonacci
49 La Scommessa. Riccardo Bonfadini / L’Investimento. Wifredo Lam
50 Andar per mostre VIII. Astrazione lirica di Christina Magnanelli Weitensfelder
51 Andar per mostre IX. Elad Lassry di Matteo Spada
52 Camera Oscura. Nel cassetto dei sogni di Jamie di Roberta Zanutto
54 Sguardi. Sal e la Cappella Gandini di Giorgio Fritz Conti
55 Appuntamenti II. Verona in arte di Amanda Brambilla
56 Chicago report. La Francia al MCA / Andar per mostre X. Viaggio tra Roma e Venezia
57 Andar per mostre XI. Città distopiche made in Germany di Marco Giardini
58 Obiettivi discreti. Fotografia neorealista di Nicola Bustreo
60 Sei pagine. Un artista. Jean-François Rauzier
68 Sei pagine. Un artista II. Autoritratti a Brera di Giacomo Maria Prati

CULTURA
74 Futuro Prossimo
76 Lo sapevate che. Notti insonni di Luca Magnanelli Weitensfelder
77 Sogni. Follia a Matera.
78 Il punto di vista. Rischi e mercati di Marco Bonfiglioli
79 Bien vivre. Il mondo di Ca’ Bianca di Gaia Serena Simionati
80 Nice philosophy. L’io virtuale di Alessandro Di Caro
81 Design report. The Shard di Monica Fior
82 La cultura del fare. Blue screen di Benedetta Alessi
83 Design. Grafica pura di Matteo Conti
84 Parola d’architetto. Morfologia urbana di Massimiliano Bellinzoni
88 Orizzonti architettonici. HafenCity di Alessandro Antonioni
90 Globetrotter. Tra sogno e realtà di Eugenio Guidotti
91 London calling. London’s Liberty Festival di Michela Del Buono
92 Motori ruggenti. Built for speed. di Giorgio Fritz Conti
94 Sotto la lente. Cara vecchia FED di Andrea Tessadori
95 Origami. Celebrità virtuali di Isabella Dionisio / Happy-tech. Social senza confini
96 Da non perdere. Passato e futuro a Washington di Maria Stefania Gelsomini
97 Da non perdere II. Libri d’arte a Bologna
98 Libri cult. Giustizia facciale di Maria Stefania Gelsomini
Libri cult II.Il principe della persiana di Margherita Bai
99 Da non perdere III. A spasso con Hegel di Laura Solieri
100 Libri cult III. Le origini del mito di Margherita Bai
101 Colpo di testa. Panorama di Alessandra Zanchi
102 Tech report. Identità post-umane / L’Aperitivo high-tech. Project Glass di Francesco Cantarini
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Jamie Baldridge, Perpetual Motion, fotografia/ grafica digitale

Jamie Baldridge, The Dramatic Interrogation of Id, fotografia/ grafica digitale

Jamie Baldridge, The Romantic, 2003 - 2007, fotografia/ grafica digitale

Improvvisamente una finestra si rompe. La deflagrazione ci perviene in modo ovattato eppure siamo colpiti dal suono cristallino delle mille schegge di vetro che sbattono l’una sull’altra veicolate dall’onda d’urto. Questo a volte è sufficiente per farci tornare alla realtà, sono momenti simili quelli in cui di solito si passa dalla sospensione della dimensione onirica a quella più grigia, pesante di gravità e spesso anche più inospitale che ci accompagna durante le ore di veglia. E lo spostamento d’aria innescato dall’esplosione lo sentiamo ancora tutto sulla nostra pelle, come un vento distruttivo, è qualcosa che ci portiamo dietro dal mondo ineffabile che abbiamo appena abbandonato, similmente al momento in cui, dopo essere usciti dal mare, portiamo ancora su di noi il suo sale. Questa è una delle sensazioni che ci invadono e ci imprigionano alla vista delle opere di Jamie Baldridge.

L’artista ricrea un universo intimo e personale, assolutamente criptico e codificato, un mondo che appartiene e affonda interamente le radici nel sogno e nell’inconscio. Ogni legge razionale è bandita se non la logica dell’anima che segue percorsi e ragioni a lei solo conosciuti e dove nessun tipo di criterio ha motivo d’essere. I desideri, le rabbie, le speranze si condensano in oggetti-simbolo che racchiudono in loro ricordi dell’infanzia e fotografie mentali di quell’età che costruisce la nostra ossatura, la nostra vera colonna vertebrale. Ogni particolare che Baldridge mette in scena è essenziale alla sua sibillina funzionalità, niente è là per caso, tutto viene studiato, quasi vivisezionato. Personaggi che sono la scena di se stessi, con la mente incorniciata nella tela dei propri pensieri, sono concentrati ad osservare con attento interesse l’oggetto-arcano che poggia su di un tavolo, uno spugnoso sasso che àncorano ad una realtà tanto lontana dal luogo che occupano da essere solo un remoto passato studiato come un reperto archeologico, con tanto di cartellino esplicativo, quasi fosse un indizio, una prova di un laboratorio di criminologia. E tutto intorno scheletrici disegni di insetti sono appesi alle pareti come foto segnaletiche. È forse l’indagine la chiave di lettura più plausibile che possiamo ritrovare nei suoi lavori, come se gli attori delle sue visioni volessero investigare dall’interno la loro stessa essenza. Un uomo seduto a un tavolino ascolta e immagazzina, archiviandoli su di un impensabile strumento-telegrafico, i cinguettii silenziosi di volatili in gabbiette, quasi che quelle melodie possano condurlo alla risposta universale, alla conoscenza in se per sé. È bene però che troppa tracotanza sia punita, come l’uomo chino ad osservare il movimento di un planetario. Le frecce lo colpiscono alla schiena eppure egli sembra non accorgersene e continua, come un ligio impiegato, ad eseguire la procedura, probabilmente appuntata sul foglietto stretto fra le mani dietro la schiena. E poi l’uomo che, con invidiabile determinazione, inchioda la sua mano con chiodi da nove centimetri seguendo la guida di una strana enciclopedia di medicina orientale, forse ipotizzando che la mano, collegata alla mente, sia in grado di far luce su quelle che sembrano camere dei ricordi in cui spera di ritrovare un amore perduto o una vacanza dispersa, affondata nel mare di una vita terrena.
Decriptare tali immagini è non solo un’appagante avventura estetica, ma anche un viaggio nelle strutture intime di tutti noi, in quei luoghi in cui si innesca il grande marchingegno che è l’anima, regina in trono servita dall’emozione e il sentimento. Il carburante/nutrimento è l’esperienza che verniciata e truccata di ricordo sedimenta se stessa nell’humus del nostro ignoto. I nostri sogni, una volta aperti gli occhi, si nascondano alla nostra mente, si rifugiano nella loro ombra e tengono gelosamente stretto a se il proprio segreto.

Baldridge compone, scompone e poi ricompone, destruttura in immagini ciò che germoglia nei nostri cassetti interiori. Prendendo a piene mani dagli archivi onirici resuscita figure e stanze meravigliosamente cariche di simboli, cristallizzate come su di un vetrino da laboratorio. A differenza dei nostri sogni opachi, nebulosi e sfuggenti dalla nostra comprensione, le sue immagini sono nitide, luminose, precise fin nei minimi particolari. L’artista nasce nel 1975 in un piccolo paesino del profondo sud degli Stati Uniti, ha un’infanzia coltivata stancamente all’ombra del cattolicesimo e dopo aver studiato teologia e scrittura creativa alla Louisiana State University, si diploma in Fotografia e per un po’ fa i più svariati lavori nell’ambito fotografico; ora insegna alla University of Louisiana a Lafayette. Le sue opere e gli scritti sono reperibili presso diverse gallerie e collezioni sia pubbliche che private. Il suo primo libro intitolato The Everywhere Chronicles è stato pubblicato nel 2008.