L'edicola digitale delle riviste italiane di arte e cultura contemporanea

::   stampa  

boîte Anno 3 Numero 10 inverno 2012



Non ho mai pensato alla Narrative art…

Anna Valeria Borsari



Scatola d'arte, di studi , d'idee e di altri pensieri


SOMMARIO N. 10

tutta l’arte è stata contemporanea
Giulia Brivio / Una storia che continua

testimoni oculisti
Anna Valeria Borsari / Non ho mai pensato alla Narrative Art…
Federica Boràgina / Raccontami una storia. Incontro con Marzia Migliora

camera con vista
Giulia Brivio / Riccardo Arena. Duplice morte Ellero ed ecosistema visivo

amarcord
Renato Barilli / Arte e narrativa: un matrimonio che “non s’ha da fare”
Magiciens de la Terre
Federica Boràgina / Narrative [art], Bruxells, 1974

biblioteca universale
Narrative Art

cesta dei granchi
Stefano Taccone / Lo stato della critica. Tra imbarbarimento massmediatico e destituzione mercantile

locanda dei forestieri
Matteo Barbiero / Ogni opera è un racconto
aspettando godot
Ascanio Celestini e Giulia Brivio / Tessere relazioni
appunti di viaggio
Flavia Fiocchi / Fluxfilm Anthology
Giulia Bussinello / Flauner & Dust Vicenza
Fulvio Ravagnani e Nicola Di Chio / Professione cultura – Tempi Moderni
Gionatan Lassandro / Restyling alimentare

prendi cura di te stesso
La tua porzione di stelle (a cura di Antonella Scaramuzzino)
ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI

La libertà dell’irrazionalità
Giulia Brivio
n. 14 primavera 2015

La tua porzione di stelle
Antonella Scaramuzzino
n. 13 autunno 2014

Piero Manzoni in-finito
Gaspare Luigi Marcone
n. 12 primavera 2014

Brusii
Richard Sympson e Federica Boràgina
n. 11 estate 2013

Un uovo fritto? No, grazie
Giorgio Bonomi
n. 9 primavera 2012

L’album da viaggio di Marcel Duchamp
Carla Subrizi
n. 8 primavera 2011


Anna Valeria Borsari
Foto di Carla B., 1978
serie di foto b/n e colori, con biglietti dattiloscritti di uguali dimensioni, in questo allestimento ammucchiati su un tavolo.

Non ho mai pensato alla Narrative Art quando, nella seconda metà degli anni Settanta, iniziando a esporre, in alcuni miei lavori fotografici ho aggiunto qualche scritta. In una galleria con cui lavoravo, la G7, si fece anche una mostra di Bill Beckley, ma pur apprezzandolo non lo sentivo particolarmente vicino. L’uso della scrittura non riconduceva necessariamente alla Narrative Art, in modi diversi la scrittura era stata sempre usata in ambito concettuale, era stata usata da esponenti di Fluxus, frammenti di narrazione erano nei fumetti di Roy Lichtenstein, Yves Klein aveva creato un numero di giornale per l’opera Le peintre de l’espace se jette dans le vide, troviamo scritte in celebri dipinti di Magritte. Al di là dell’uso delle scrittura, la narrazione convive poi da molti secoli con la nostra arte, e per la Chiesa Cattolica la pittura doveva appunto illustrare le Sacre Scritture alla massa dei fedeli che non sapevano leggere.

Nel mio lavoro spesso ho utilizzato sequenze temporali, o frammenti estratti da simili sequenze: Il volo delle 15 e 10’, del 1976, si compone di tre piccole foto in bianco e nero in cui è ripreso un aereo in volo che nella prima immagine appare chiaramente illuminato dal sole, poi diviene una piccola sagoma scura e lontana, infine non è più visibile. Non vi è alcuna scritta, a parte il titolo. La sequenza temporale non documenta una storia, una narrazione, ma mette in dubbio una identità, per quanto le immagini siano tratte dal quotidiano.

In un altro lavoro sempre del ’76 e successivo rispetto al precedente, Testimonianze, compaiono invece delle scritte nelle fotografie che lo compongono, come fossero delle didascalie: “Ho giocato con la palla. La palla:”; “Ho corso in giardino: il giardino:”, “ Mi hanno regalato una bambola. La bambola:”, “Mi hanno fatto una fotografia. La fotografia:”, “Mi hanno perso sulla spiaggia. La spiaggia:”, “Ora sono qui. Qui:”, e in quest’ultimo caso non vi è un’immagine fotografica corrispondente, ma la carta fotografica stessa, lasciata bianca e divenuta luogo. Anche quest’opera non vuole essere un fatto narrativo, ma come emerge da tutto il mio lavoro successivo è piuttosto l’esplicitazione di un processo che mi ha portato fuori dalla rappresentazione e mi ha condotta a lavorare nei luoghi , andando a farne parte.

Un uso apparentemente narrativo, o strumentalmente tale, del linguaggio è presente anche in altre mie opere del periodo: Autoritratto in una stanza (1977), Foto di Carla B. (1978), ove racconto come Carla B. - conosciuta solo al telefono - si sia in qualche modo sovrapposta a me, o sia subentrata al mio posto, con le sue immagini, le sue foto. E lo sparire del soggetto nelle cose, nel mondo fuori, o nell’altro, è il vero centro focale di tutte queste opere.
Di quegli anni è anche una mia trascrizione - in un pannello fotografico - di appunti di Leonardo in cui raccontava la distruzione del cartone preparatorio della sua Battaglia di Anghiari (1).
Nel 1988 in Paesaggio, da una serie di dipinti perduti, la descrizione si sostituisce a un quadro che si presume non esserci più. E nella successiva pubblicazione, Dipinti perduti, le descrizioni di altri dipinti: Casa gialla, Interno con figure, Ritratto di donna, si susseguono - pur nella loro fissità - come una narrazione (2).

In tempi più recenti in Suonare Borsari (1997), che è una ricostruzione di miei arredi, dipinti in dimensioni naturali su tele appese alle pareti di quello che avrebbe dovuto essere il mio studio, ho dipinto anche un biglietto con la scritta: “Sento da alcuni mesi sempre più distintamente di essere entrata nella mia vita. E ne ho una grande gioia. 5 dic. ‘96”.
Nel 2000 ho allestito una “Lotteria” (Galleria Neon) composta da una serie di oggetti di mia appartenenza, ove il pubblico acquistando e pescando a caso un biglietto vinceva il “premio” col numero corrispondente, e la lista numerata e progressiva dei premi costituisce una sorta di autobiografia “trasferita”, disseminata in una serie di reperti. Anche in questo caso il soggetto si perde nell’acquisizione delle sue parti fatta da tanti soggetti diversi. Dopo non ho più parlato di me, ma ho comunque “raccontato” altre cose.


NOTE

(1)"Il cartone si stracciò, l'acqua si versò e ruppesi il vaso dell'acqua che si portava. E subito si guastò il tempo, e piovve insino a sera aqua grandissima, e stette il tempo come notte", scriveva Leonardo nei Manoscritti di Madrid; la mia opera è del 1979.
(2)Il Paesaggio iniziale è stato pubblicato nella rivista “Alfabeta” (marzo 1988); il libro Dipinti perduti / Lost peintings, è stato pubblicato nel 1996 dalle edizioni Sintesi.