L'edicola digitale delle riviste italiane di arte e cultura contemporanea

::   stampa  

Lettera internazionale Anno 30 Numero 120 ottobre 2014



Vivere nel deserto greco

Victor Tsilonis

Alla ricerca della tomba del super re



Rivista trimestrale europea


SOMMARIO N. 120

In copertina: Fabio Mauri (1926-2009), La resa (2002), Arteinmemoria 2002, Sinagoga di Ostia Antica


Europa ai margini
Cambiare Europa o cambiare l’Europa? Pierre Dardot e Christian Laval

Il caso Grecia
Il sintomo greco, Yannis Stavrakakis
Il confronto con l’Antico, Vassilis Vassilikos
Alla ricerca della tomba del super re, Victor Tsilonis

Il caso Albania
Fare il contadino della poesia, Gëzim Hajdari
Valori di scarto, Ardian Vehbiu
Ma l’Albania guarda a Occidente?, Natale Parisi

Il caso Ucraina
L’Ucraina tra due mondi, Georges Nivat
Ucraina e disinformazione, Sandro Teti  
Diari e memorie del Maidan, Timothy Snyder e Tatiana Zhurzhenko

Quando c’era il Muro
Il 1989 e l’imprevedibilità della Storia, Václav Havel
Caserme abbandonate, János Deme
Tutta la verità sul caso Mercader, Nuria Amat
Compagna Ana. Il paradosso Pauker, Norman Manea

La colpa antisemita
Xenofobia, antisemitismo e i Quaderni Neri di Martin Heidegger, interventi di Dario Giugliano, Jean-Luc Nancy, Fabio Ciaramelli, Aldo Masullo, Sergio Givone, Carlo Galli. Daniela Calabrò

Gli artisti di questo numero: Ceci n’est pas une Europe, encore…,
a cura di Aldo Iori
 
I libri e gli eventi
Recensioni a cura di Partrizia Mello e Mara Montanaro

ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI

Uomini e cani
Marin Sorescu
n. 119 giugno 2014

Mnemonia
Giuseppe O. Longo
n. 118 marzo 2014

Mio nonno Ramdhane e l’intercultura
Karim Metref
n. 117 dicembre 2013

Operazione gemelle
Habib Tengour
n. 116 luglio 2013

Occhi rubati
Mahi Binebine
n. 115 maggio 2013

Ricordo, nostalgia e simpatia in Adriatico
Franco Botta
n. 114 febbraio 2013


Dimitrije Mangelos, Energija, 1978

Maria Papadimitriou, Nothing is happening, 2008

Igor Grubic, Angels with Dirty Faces, 2006

L’estate nel Mediterraneo ricorda sempre, in un certo senso, La Montagna Incantata di Thomas Mann in versione più paradisiaca. In Grecia la disoccupazione è schizzata alle stelle e resta ancora a livelli spaziali (il 27,2% secondo le statistiche ufficiali), mentre la gente ha meno da spendere di giorno in giorno a causa della crisi finanziaria e dell’aumento costante delle tasse. Per fare solo alcuni esempi: 1. L’imposta comunemente nota come la tassa sui piccoli commercianti, che deve essere versata ogni anno da chiunque possegga un proprio ufficio o una propria attività, anche nel caso in cui faccia debiti invece di profitti, che sia un avvocato, un ragioniere, un medico, un insegnante o semplicemente qualcuno che vende pane e dolci all’angolo della strada, è aumentata da 500 a 650 euro all’anno. 2. I proprietari ora devono pagare le tasse anche per terreni abbandonati privi di collegamenti alla rete elettrica. 3. Le persone che negli anni precedenti non avevano pagato le tasse o avevano dichiarato redditi bassi (300-500 euro) quest’anno devono pagare una notevole somma di denaro e anche un anticipo del 50% sul reddito presunto del prossimo anno. Quindi una persona che negli anni scorsi non aveva pagato le tasse o aveva dichiarato redditi bassi perché aveva guadagnato meno di 12.000 euro in un anno ora può arrivare a pagare 3.000 euro o più, che corrisponde a un aumento del 3.000% e oltre del suo imponibile annuo!


Una rivelazione archeologica

Ciò nonostante, sembra che il caldo africano, le spiagge greche ancora liberamente accessibili a tutti (finché con ogni probabilità l’anno prossimo non saranno incostituzionalmente svendute) e il paesaggio pittoresco abbiano trasformato ciascuno in un’antica statua immobile, indifferente e silenziosa, che attende rassegnata il prossimo capitolo del suo destino. E sembra che il presunto ritrovamento della tomba di Alessandro Magno nell’antica città macedone di Anfipoli, in Grecia, sia stato generosamente sfruttato per aggiungere una beffa gentile al grave danno fiscale e psicologico nazionale. Questa rivelazione archeologica, quindi, non è stata solo massicciamente coperta dai media, ma anche inevitabilmente usata a fini politici dall’attuale governo greco ufficiale (nessuno mette in dubbio che oggi il Paese sia guidato dalla famosa Troika).
A questo punto, è interessante notare che il Primo ministro Antonios Samaras è stato in realtà il principale responsabile del fallimento del compromesso tra la Grecia e il suo vicino. È stato infatti il suo ammutinamento politico a impedire all’allora premier greco Konstantinos Mitsotakis di raggiungere un accordo storico con il suo omologo dell’ex Repubblica di Macedonia (Fyrom), Kiro Gligorof, sul nome dello Stato confinante (al tempo, Slavomacedonia era una scelta saggia e accettabile da entrambe le parti per una serie di buone ragioni).
Eppure, il passato non offre mai lezioni di storia a chi non vuole frequentare il corso. Così Antonios Samaras ha colto l’opportunità di visitare il cantiere dello scavo ad Anfipoli assieme a sua moglie Georgia e al Ministro della Cultura Kostas Tasoulas martedì 12 agosto scorso. La visita, accompagnata da numerose “discussioni degli esperti” nei mass media, ha portato al culmine le voci e le “speranze” che l’antica e lussuosa tomba trovata ad Anfipoli possa davvero appartenere al re dei re, Alessandro Magno.
Il sepolcro, che sarebbe stato costruito dall’architetto caro amico di Alessandro Magno, Dinocrate, attorno al 325-300 a.C., è circondata da un muro di marmo lungo 497 metri. Il famoso simbolo dell’antica città, il leone di Anfipoli, si erge in cima al tumulo, mentre un ampio corridoio (4,5 metri) conduce alle due sfingi che custodiscono l’ingresso. Tuttavia, nonostante questi dettagli raffinati, sembra a dir poco altamente improbabile che la tomba ritrovata appartenga ad Alessandro Magno.
Panos Theodorides, famoso scrittore, direttore artistico dell’Organizzazione legata a Salonicco Capitale europea della Cultura nel 1997, ex opinionista del giornale Aggelioforos (“Nel recinto”), che attualmente interviene spesso su www. thegreek-cloud.com, esprime le sue qualificate opinioni su tale importante questione nel suo stile senza giri di parole. Ovviamente, non si può omettere che oltre a scrivere, egli in passato abbia partecipato a molte spedizioni archeologiche in veste di curatore degli scavi, mentre come restauratore, al Ministero della Cultura, è stato coinvolto nello studio di una serie di monumenti come la romana via Egnazia, i mulini medievali e le fortezze difensive. Le sue opinioni riguardo alla suddetta tomba hanno dunque molto peso, in quanto coniugano un’eccezionale conoscenza scientifica della storia antica all’esperienza e alla ricerca giornalistica.
In un suo recente intervento dal titolo “Un conciso articolo su una sepoltura senza astrazioni” (versione greca disponibile su www.thegreekcloud.com/blogs/blog.php?pg=3&uid=3&id=851#.U-86Z2NdB9Q), pubblicato il 13 agosto scorso, Panos Theodorides espone diversi interessanti fatti storici ampiamente sconosciuti al pubblico riguardanti la sepoltura di Alessandro Magno.
Naturalmente si sa bene che Alessandro Magno non morì in Grecia, ma in Medio Oriente (Babilonia) a causa di una malattia o di un veleno. Ciò che è meno risaputo, però, dato che non è mai stato inserito nel programma scolastico obbligatorio della Grecia, è che il suo corpo fu imbalsamato e trasportato su una lussuosa carrozza dotata di innovative ruote sferiche, in modo che potesse muoversi verso qualunque direzione desiderata e superare ogni ostacolo.
Si ritiene che, in origine, Perdicca, uno degli eredi effettivi di Alessandro, avesse voluto trasferire il corpo imbalsamato in Macedonia, ma Tolomeo se ne impossessò e lo seppellì ad Alessandria o in un’altra città egiziana con una prestigiosa necropoli.
Tolomeo avrebbe costruito una tomba per il suo capo, chiamata “Sema” o “Soma”, nei pressi delle sue corti e al centro di un importante crocevia. Questo sarebbe anche stato il luogo in cui dovevano essere sepolti tutti i membri reali della famiglia di Tolomeo. La preziosa salma fu originariamente riposta in un sarcofago dorato per essere ammirata dagli abitanti e dagli ospiti della corte del re. Siccome Alessandro Magno scambiò le sue armi con quelle di Achille trovate a Troia, vi è una buona probabilità che alcune di queste armi si possano trovare in quel luogo. In seguito, il corpo sarebbe stato collocato in una bara costruita con uno speciale tipo di quarzo. Si dice che Giulio Cesare e Ottaviano non persero l’occasione di visitarlo e che, preso dall’impulso di toccarlo, il primo ne provocò la rottura del naso.


I resti di un re o di un santo?

È fuor di dubbio che fino all’inizio del IV secolo d.C. il corpo imbalsamato di Alessandro Magno rimase in Egitto, ma da allora non se n’è saputo quasi più nulla. La tradizione cristiano-ortodossa riferisce dell’omaggio reso da Abba Sisoes alla bara di Alessandro nel deserto egiziano all’inizio del V secolo d.C. Questa visita, assieme ad altre informazioni frammentarie dell’epoca, fece sorgere anche l’ipotesi che il corpo di Alessandro Magno fosse stato confuso con i resti di san Marco, che si trovavano anch’essi ad Alessandria. Per cui, il fatto che le spoglie di Marco l’Evangelista furono astutamente trafugate da due mercanti veneziani, che poi le portarono in patria e dichiararono il santo protettore della loro città, rende anche possibile che parte dei resti di Alessandro potrebbe trovarsi attualmente a Venezia.
Di conseguenza, anche se al momento molti greci hanno scelto di cancellare i gravi problemi sociali, economici e psicologici che hanno di fronte sognando che la tomba segreta di Alessandro Magno sia stata ritrovata quest’estate ad Anfipoli, ciò potrebbe non essere più lontano dalla realtà. L’antica Anfipoli, per molti versi benedetta (fu la roccaforte degli ateniesi contro i traci e il punto di partenza della storica campagna di Alessandro Magno) e maledetta per molti altri (fu causa dell’esilio di Tucidide, del proseguimento della guerra del Peloponneso e scena del crimine dell’assassinio di Rossane e di Alessandro IV su ordine di Cassandro), senza dubbio non risusciterà la ben nota storia greca, né porterà crescita economica, fermerà i suicidi di massa o risolverà il “problema del nome” dello Stato confinante il cui Primo ministro, come già dicevamo, negli anni Novanta accettò di buon grado Slavomacedonia come equa soluzione da un punto di vista etnico, storico e politico.
Così, sebbene molti greci vorrebbero credere che Alessandro Magno sia stato sepolto nell’antica Anfipoli e anche se i media e i politici del Paese cercano di nascondere “tutta” la verità, quando alla fine questa verrà alla luce, coloro che hanno creduto che vivere nel deserto greco potesse essere simile a un altro episodio di X-Files sicuramente proveranno una delusione e un disincanto del tutto superflui.

Traduzione di Francesca Gnetti

Victor Tsilonis, direttore della rivista Intellectum (www.intellectum.org) e avvocato presso la Corte Suprema greca e la Corte europea dei diritti umani. Dopo essersi laureato in diritti umani/giustizia criminale all’università di Nottingham e aver svolto uno stage al Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia nel 2004, ha cominciato a fare ricerca, a scrivere e a presentare studi sul diritto penale internazionale e sui diritti dei detenuti. È opinionista del Fingerprints of the Day, scrittore e traduttore di saggi, articoli, interviste e letteratura, e produttore web-radio di “Afternoon Breakfast at Tiffany’s” (clipartradio.gr). Tra le sue interviste si ricordano quelle a Ulrich Beck, Carla Del Ponte, David S. Oderberg, Sue Black, Paul Johnston, Richard Katula, William Schabas e Stelios Kouloglou.