Juliet Anno 35 Numero 171 febbraio-marzo 2015
Giovane, scapestrato e molto ironico sul suo lavoro, ecco come si presenta il giovane Yang Xinguang, classe 1980, incontrato nelle giornate di ARTISSIMA 2014.
La galleria Boers-Li di Pechino e la curatrice Weng Xiaoyu, direttore della sezione Asia del Kadis Art Foundation di San Francisco, hanno presentato due opere dell’artista dove materia e astrazione si uniscono in un unico essere.
I due lavori senza titolo sono in forte contrapposizione tra loro. Il primo è stato realizzato con un grosso parallelepipedo di ferro macchiato in vari punti da un melmoso strato d’oro massiccio.
L’opera cerca di descrivere la gravosità della realtà: adagiati su di una vita tranquilla, tendiamo a sorvolare la concreta consistenza dell’esistenza, dura e cupa. Anche se impreziosita di valori materiali, ciò che rimane in profondità sarà sempre monotonia e pesantezza. In forte contrapposizione alla pienezza spaziale del primo lavoro, l’altra opera si presenta come un sottile lenzuolo di lino tagliato da linee di China nera di varie dimensioni e lunghezze. Svolazzante nello spazio espositivo, definisce la volontà dell’artista di lasciare un senso di libertà propria all’opera. L’inchiostro rappresenta l’Ego dell’artista che cerca di relazionarsi con l’astrazione pura. Non a caso, se si ripercorrono gli ultimi lavori realizzati, Yang Xinguang si concentra sul fondamentale rapporto tra soggettività e oggettività.
Attraverso un approccio spontaneistico, la realizzazione dell’opera avviene sia per volontà dell’artista sia per circostanze imprevedibili. L’indeterminazione della realtà era già stato un tema nel 2009, quando nell’opera “Cunting Sand” l’autore provò a contare due volte una manciata di granelli di sabbia. I due numeri risultarono irrimediabilmente differenti, 185465 e 186837, come a dimostrazione che nulla, neanche la matematica, può imporsi con esattezza.
Un aspetto molto apprezzato in patria dell’arte di Yang Xinguang è il suo stretto legame con il minimalismo e l’Arte Povera. Il rapporto uomo – materia diventa fondamentale per comprendere buona parte dei lavori realizzati dall’artista. La materia, l’oggetto utilizzato nelle opere, spesso si carica di un valore che gli viene attribuito culturalmente. Così il legno diviene il principale mezzo per rappresentare la visione del suo mondo. Ad esempio, in “Leaning Post” (2008), tagliuzzato e sfregiato in tutte le sue parti, riproduce il basamento di un cornicione di una casa tradizionale cinese, ma, nella sua completa naturalezza, sottolinea la fragilità di un materiale che al contempo è stato fondamentale per la cultura cinese del passato. In “Sharp point 3” (2012), trecentoquindici pezzi di legno vengono tagliati, fatti diventare conici e poi posti a formare una curva nello spazio. Curve e aculei vogliono comunicare quanto l’uomo sia incapace di evitare morte e distruzione e di quanto esse siano parti imprescindibili del nostro vivere.
La relatività dell’esistenza, come della realizzazione artistica, si nota anche in un altro lavoro “Circle” (2011), una struttura intrecciata di pannelli ovali di legno dipinti di bianco che sembrano fluttuare sul muro. In realtà i margini della composizione sono stati dentellati di colore nero pece. L’incredibilità dell’opera sta nel giocare con la percezione umana: inizialmente attratta verso la perfezione del bianco impeccabile, tende a tralasciare quelle piccole ma profonde imperfezioni di nero che ci sono ai limiti dei pannelli.
Molti curatori cinesi hanno apprezzato le forti caratteristiche post moderne all’interno del lavoro di Yang Xinguang. Il valore della sua ricerca artistica accresce incredibilmente se lo associamo con quanto aveva sperimentato Wang Keping nel 1979, il padre della scultura contemporanea cinese. L’utilizzo del legno o di iconografie facilmente riconducibili a valori specifici della cultura cinese, permettono alle opere di Yang Xinguang di venire lette a diversi livelli di profondità: la materia, la soggettività e una sottile critica all’interpretazione della Realtà dei nostri giorni.
words SARA BORTOLETTO
laureata a Ca’ Foscari, ha completato gli studi in Cina. Negli ultimi anni ha lavorato tra Pechino e l’Italia, dedicandosi allo studio dell’arte contemporanea cinese.