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Juliet Anno 35 Numero 172 aprile-maggio 2015



Case chiuse, corpi aperti

Roberto Borghi



Art magazine


SOMMARIO N. 172

COPERTINA
Dario Ghibaudo “Il limite ignoto” 2012-2013, foto Alfredo Bernasconi,
courtesy Paolo Tonin arte contemporanea

REPORTAGE
42 | L'Arte dei Paesi Emergenti. Medio Oriente / Luciano Marucci
58 | Inhotim Brasil / Emanuele Magri

INTERVISTA
48 | Francesca Monti. Il confine della purezza / Anita Tania Giuda
54 | English Breakfast [15] / Matilde Martinetti
56 | Fabio Castelli. MIA Fair / Pina Inferrera
60 | Niko the Ikon e Tierney Finster / Giulia Bortoluzzi
66 | Carolina Nisivoccia / Eleonora Garavello
69 | Il mondo di mezzo. Andrea Mancini / Roberto Vidali
76 | Diego Salvador / Roberto Vidali
83 | Pierluigi Pusole / Luciano Marucci

TESTIMONIANZA
50 | Arte militante: dal '68 a oggi / Piero Gilardi

FOCUS
52 | Opere aperte... alla parola / Loretta Morelli
64 | Christian Zanotto. Territori di miraggio / Pina Inferrera
70 | Case chiuse, corpi aperti / Roberto Borghi
71 | A lezione di tecniche di videopersuasione / Sara Bidinost

INCHIESTA
62 | Bologna e la resistenza del rinnovamento / Emanuela Zanon

RECENSIONE
68 | Giancarlo Torresani / Elisabetta Bacci
72 | Marcello Mazzella. Miti moderni / Eleonora Fiorani
73 | Paesaggio a Graz / Chiara Longari
74 | Mark Leckey. Cheap Music / Emanuela Zanon
73 | Arte in fondazione / Liviano Papa
78 | Premio Marisa Giorgetti. Terza edizione / Gianfranco Schiavone
81 | Rodolfo Mogetta. LAM / Nikla Cingolani
82 | Italia Moderna. In the Flat / Lucia Anelli

PRESENTAZIONE
80 | ALF e l'iperrealismo lirico / Carmelita Brunetti
79 | Leonardo Caboni. Il sorriso della memoria / Mariano Apa

RUBRICA
84 | Un milanese a Milano / Alessia Locatelli
85 | P. P.* Pier Luigi Tazzi / Angelo Bianco
86 | H O del Laboratorio / Angelo Bianco
87 | Michael Glancy. The Perfect Object / Leda Cempellin
88 | Renzo Stefano Crivelli / Serenella Dorigo

FOTORITRATTO
77 | Fabio Rinaldi / Khaled Fouad Allam
89 | Liliana Moro / Luca Carrà

spray
90 | Recensione mostre / AAVV
99 | “Venghino signori, venghino” / Pino Boresta
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Stefania Romano, La

Stefania Romano, L'attente, 2013
20X30 Foto analogica in bianco e nero stampata su carta fotografica lucida
courtesy City Art Milano

Forse sarebbe opportuno fare un lungo excursus sull'influsso che le cosiddette “case chiuse” hanno esercitato sull’arte del tardo Ottocento e del primo Novecento: sull’importanza dei bordelli per la pittura di Degas e di Toulouse-Lautrec, sull’inno alla non gioia (ma probabilmente al piacere sì) che si ascolta guardando Les demoiselles d’Avignon, sulla passione dei futuristi per la Galleria Vittorio Emanuele, cioè il luogo a più alto tasso di casini della Milano novecentesca.
Però forse se ne potrebbe fare anche a meno, di questo excursus, si potrebbe insomma accantonare qualsiasi dotta introduzione, e non perché le foto di Stefania Romano non siano opere colte, ma perché sembrano impregnate di un’altra cultura e di un’altra atmosfera.
Anzitutto di quelle di certa fotografia degli anni Venti e Trenta, ma anche di certo cinema dello stesso periodo: fotografia e cinema pervasi immancabilmente da ombre che a volte tracimano in tenebre, ma più spesso si assestano in un enigmatico chiaroscuro.
I bordelli del cinema e della letteratura francese dell’entre deux guerres sono torbidi ed eleganti come i luoghi nei quali immaginiamo siano state scattate queste fotografie, ma forse è bene che il riferimento al contesto si fermi qui e che a parlare siano direttamente le foto e i corpi che esse raffigurano.
Corpi osservati (e in parte spiati) attraverso inquadrature anomale, riflessi in specchi, circoscritti in ovali che li rendono tanto stranianti quanto seducenti.
Corpi anonimi, ma paradossalmente tutt’altro che impersonali, privi di volto, ma dotati almeno apparentemente di una personalità spiccata quanto le loro forme.
Corpi obliqui, capovolti, corpi inscatolati ma tutt’altro che chiusi alle sensazioni, anzi aperti a uno spettro di possibilità percettive che include ovviamente il piacere, ma un piacere instabile e sottilmente minaccioso.
Corpi anomali, nel panorama della fotografia contemporanea, perché non  identitari e tutt’altro che esibiti, anzi caratterizzati da una reticenza che ne preserva il mistero senza vietarli allo sguardo.


ROBERTO BORGHI storico e critico dell'arte collabora con artisti italiani e internazionali; ha pubblicato nel 2015 il libro "Il Simbolo non è Neutro". Si occupa di critica teatrale.