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Aperture (2002 - 2004) Anno 5 Numero 9



L'asimmetria di ogni scelta

Gillo Dorfles



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Gillo Dorfles da http://helios.unive.it/~dsao/website/speciale/scheda_dorfles.html

Fino a che punto le nostre scelte sono da ricondurre a una personale " preferenza " ? In altre parole : possiamo considerare che - sulla base d'una preferenza (che mi piacerebbe definire col termine greco di proairesi, ??????????1) - le nostre scelte diventino accettabili o meno ? O, invece, le stesse dovrebbero realizzarsi - anche se non necessariamente - slegate da una preferenza ? Vorrei partire da questo dilemma per svolgere il mio ragionamento nel senso appunto d'una identificazione tra preferenza e scelta, dando così alla proairesi un posto fondamentale in tutte le fasi delle nostre scelte, nonché nel settore che, nelle stesse, si può attribuire al gusto, al caso, al senso comune, alla componente utilitaria, ecc. ; giacché sono queste alcune delle essenziali ragioni per cui è possibile giungere ad una determinata scelta.
Molto spesso si tende a identificare preferenza e gusto senza tener conto che, nel gusto, si verifica di solito una preferenza slegata da ogni giudizio e dunque del tutto istintiva e occasionale ; mentre la scelta dovrebbe indicare una precisa espressione di preferenzialità derivante da una volontà, da un giudizio, da un valore, dunque da un momento assiologico intimamente legato al momento proairetico.
Che l'uomo (la donna) in genere abbia come molla dei suoi atti, dei suoi impulsi, delle sue attuazioni, un elemento preferenziale mi sembra indiscutibile. Varrà certo ben poco formulare giudizi e tentare analisi logiche attorno alla bontà o alla " betterness "2 d'un oggetto, d'un evento, d'una situazione, quando sappiamo che questa " migliorità " è quasi sempre relativa ad un nostro personale giudizio. Ma sarà invece molto utile considerare se il nostro giudizio sia davvero libero o non sia manipolato e quindi provocato ad arte così che un'apparente obiettività possa invece svelare la presenza di una eterodirezionalità. Se, allora, la " betterness " dovrà sempre essere considerata come relativa e soggettiva, il giudizio di migliorità, che equivale ad una scelta, condurrà ad un mosaico di eventualità difficilmente omogeneo e tale da indurre in serie perplessità.
In definitiva vorrei sottolineare quanto sia importante oggi (più che un tempo, come vedremo) tener conto delle scelte del singolo e della ragione di queste scelte, se si vuol giungere ad un giudizio equanime in qualsivoglia situazione.
A questo punto mi sembra opportuno indagare il problema del significato delle scelte e di come questo debba essere considerato. La scelta, ad esempio, è individuale o collettiva ? Che peso ha la scelta del singolo rispetto a quelle della comunità ? Fino a che punto la scelta è libera o è condizionata da pregiudizi, credenze, miti ? Quale è il peso da attribuire alla moda, alla morale ? Cosa ci guida nelle nostre scelte ?
Alcune elementari nozioni attorno alle " regole del gusto " che costituirono l'impegno di tanti saggisti dell'empirismo anglosassone (da Gerard a Hume, a Burke, ecc.) possono sembrare oggi ingenue, soprattutto se le intendiamo rivolte alla sola opera d'arte, sfrondata da ogni nesso etico e sociale. Ma se riandiamo a quei testi ci accorgiamo che anche oggi il problema delle scelte domina il nostro modo di essere, di comportarci, di giudicare non solo nel campo dell'arte ma in quello della moda, della politica, della morale. Sicché alcune affermazioni di Hume3 a proposito dell'assurdità della morale islamica o biblica, richiamano in maniera sorprendente alcune situazioni scottanti dei nostri giorni come quelle riferite alla liceità o meno dell'aborto, della droga, all'oscenità di certa Body Art, a pedofilia, a tortura. Mentre, inoltre, all'epoca di Hume l'assenza di uno " standard of taste " aveva come controaltare la presenza d'una fede da rispettare, d'un costume da condividere ; ai nostri giorni assistiamo, tanto alla impossibilità di formulare una effettiva regola del gusto, quanto a constatare come anche le " regole " che guidano il campo della morale, della scienza, della religione, sono quasi sempre transitorie e fallaci. È possibile, allora, ammettere l'esistenza di una regola che giustifichi le scelte dell'uomo ? La risposta non può prescindere da una premessa ; e cioè che molto spesso si assiste ad un sovvertimento - consapevole o meno - di quanto era considerato la " norma " sancita in passato, e che non ci si può più appellare a quegli schemi epocali che un tempo erano dominanti.
Rimane, insomma, da indagare attorno a un duplice interrogativo : I) La scelta intesa come elemento determinante non solo di per sé, ma come discriminante del significato attribuibile alla stessa ; 2) Il sovvertimento della preferenzialità epocale in seguito al verificarsi d'una particolare scelta individualizzata che attribuisce valore e significato diversi di volta in volta a oggetti, eventi, situazioni.
Questi due quesiti conducono a ulteriori considerazioni : il perché delle scelte individuali ; l'importanza di scelte in base a tradizioni ; la necessità o meno di prescindere dalla " morale corrente ", dal " senso comune ", dai tabù ancestrali, e la necessità di stabilire un metro valutativo in base a criteri diversi da quelli legati alla convenzione. Si ponga mente soltanto ad alcuni esempi spiccioli circa il modo di essere e di " preferire " tra due generazioni anche tra loro abbastanza vicine come la odierna e quella di un secolo fa nei casi di : comportamento sessuale, vita comunitaria, autorità degli anziani, rigurgiti di cerimoniali tribali, danze e pratiche dei clan giovanili, ecc.
Un altro atteggiamento tipico degli ultimi tempi che pone seri interrogativi in seguito alla presenza di numerosi adepti, riguarda il resuscitare di culti e pratiche pseudo-iniziatiche o magiche appartenenti a culture dell'antichità, in cui simili pratiche avevano o potevano avere un autentico valore, mentre oggi lo scimmiottamento - si tratti di astrologia o di allucinogeni medioamericani, di pratiche buddiste, di misteri dionisiaci, di ginnastiche yoga - non può che essere ambiguo e spesso controproducente, come lo è in numerose forme d'arte contemporanea dove si sono infiltrati fenomeni fra il mistico e il sadomaso che denotano scelte lontane da ogni logica, ma anche contrarie ad ogni genere di scelta culturalmente accettabile.
Ne tratta, con molto acume, Peter Gorsen4 che distingue due categorie di espressioni artistiche dei nostri giorni dove la scelta appare quanto mai arbitraria : quella della Aesthetisierung des unaesthetischen e quella della Entaesthetisierung des Aesthetischen ; nella prima si possono includere, ad esempio, i dipinti e disegni dei bambini, degli schizofrenici, dei naifs, l'Art Brut e altre forme simili fra le quali quelle suscitate da allucinogeni e mescalina ; nella seconda il dadaismo, l'arte povera, la minimal art, ecc.
Esempi come questi potrebbero moltiplicarsi e confinare con scelte decisamente psicopatologiche, come per esempio alcuni casi limite tra i quali potrei citare quello di un musicologo che incise su nastro magnetico gli ultimi gemiti di un agonizzante ; o quello del cineasta giapponese che registrò il decorso degli ultimi attimi di vita del padre morente per un cancro ; e non ho bisogno di citare le ben note pubblicità di Oliviero Toscani basate su malati di AIDS, moribondi o deficienti ; quei " snuff movies " dove donne vengono uccise durante l'amplesso per ottenerne filmati raccapriccianti ; o ancora le orgine con visceri di animali usati per le pseudo-messe dell'austriaco Nitsch ; le masturbazioni coram populo di Acconci ; le castrazioni (vere o simulate) dell'Azionismo viennese ; ecc. Sono tutte azioni che potrebbero trovare una giustificazione in altrettanti fattori di frustrazione, di cariche libidiche deviate, di complessi non superati, ecc. presentati ovviamente come se li avallasse un quoziente estetico. Purtroppo molto spesso tale quoziente è identificabile solo in un'evidente carica esibizionistica, narcisistica, tale da non raggiungere quella " sublimazione " che potrebbe tradurla in opera d'arte. Senonché, con ogni probabilità, è proprio tale aspetto sado-narcisistico a costituire il più tipico esempio di " artisticità " che trova in queste situazioni anomale la Verspiegelung - il rispecchiamento - di situazioni analoghe presenti nella società, nelle guerre, nelle torture e nella politica dei nostri giorni.

Ma tralasciando la trattazione di queste situazioni oggi dominanti nella sfera etica ed estetica, e che ci obbligano a considerare molto spesso come " devianti " le scelte dell'umanità, un ultimo problema che vorrei affrontare, sia pure marginalmente, è quello di un'indissolubile relazione tra il momento proairetico e l'impostazione " simmetrica " che lo distingue. In altre parole quello d'una decisa asimmetria d'ogni scelta. Un'asimmetria che costituisce, come cercherò di chiarire, una vera e propria costante della situazione attuale.
Già dai principi della logica preferenziale (si veda la Logic of Preference di Von Wright) sappiamo che ogni preferenza non può che essere asimmetrica, perché se una situazione, evento, oggetto, è preferito a un altro, è pacifico che quest'altro non potrà essere eguale al primo.
L'asimmetrico, insomma, è la premessa d'ogni scelta.
Il risultato di questo elementare ragionamento (che trova peraltro negli studi di Von Wright5 una sua precisazione logico-matematica) sta nella dimostrazione che la scelta è indiscutibilmente legata all'asimmetria, che dunque tra due eventi non è possibile che non si dia la preminenza (la " betterness ") di uno rispetto all'altro. Il che porta con sé un altro facile corollario : come è possibile " preferire " il simmetrico se la simmetria esclude ogni preferenza ? A questo punto vorrei spingermi fino ad affermare come - con una certa forzatura - la nostra sia proprio l'epoca dell'Asimmetrico, perché è quella dove più acutamente si evidenziano dei fattori di scelta e delle possibilità di scelta autonoma da parte dell'uomo.
La necessità odierna di rompere i legami, di tagliare i ponti con molte istituzioni del passato, non mi sembra essere soltanto una velleità superficiale, ma è presa di coscienza d'un profondo cambiamento in atto in molti settori che vanno dall'arte alla morale, dalla politica alla religione. Questo cambiamento, tuttavia, non può e non deve essere imposto dall'altro, non può essere eterodiretto ; per attuarlo occorre che l'individuo possa esercitare un'azione disequilibrante contro alcune strutture statiche e " simmetriche " della società. Contro la stasi, la simmetria, la cristallizzazione, dunque, dobbiamo auspicare una tendenza metamorfotica che si valga appunto d'una spinta asimmetrica.
In definitiva, ci troviamo in un periodo storico dove - più di quanto non sia avvenuto in molti dei precedenti - spetta all'uomo (alla donna) di " compiere le proprie scelte " perché è da queste che può dipendere in buona parte lo svolgimento futuro dell'umanità. Questa osservazione - in apparenza ingenua e lapalissiana - mi sembra, invece, densa di significato : in quanto attribuisce alla nostra epoca una possibilità di scelta che in passato non esisteva o esisteva solo parzialmente e che potrà sovvertire molte delle norme, delle istituzioni, delle fedi, alle quali siamo ancorati, spesso senza che ve ne sia una vera motivazione. E significa altresì ritenere che le nostre scelte siano da considerare molto più autonome di un tempo ; anche per una sorta di " diritto " alle stesse che in passato non esisteva o di cui mancava la consapevolezza.
Questo " diritto " mi conferma nell'opinione che siano da considerare ormai obsolete molte delle " regole del gusto ", degli spartiacque tra arte e Kitsch, delle stesse opinioni etiche oltre che estetiche, cui sino a ieri eravamo legati e che ci portano a ritenere sempre più decisivo il verificarsi d'una precisa consapevolezza e coscienza (Bewusstsein e Gewissen) da parte d'ogni individuo : dunque d'una coscienza (e d'una coscienza morale) che permetta all'uomo una sua autonomia e autodiretta scelta.
1 Per un primo approccio a questo tema, cfr. il mio Dal significato alle scelte, Einaudi, Torino, 1973.
2 A proposito di un'estetica proairetica, si veda il volume di Georg Henrik Von Wright, Logic of Preference, Edimburg University Press, 1963.
3 Cfr. D. Hume, The Essays Moral, Political and Litterary, Oxford University Press, 1963, p.233 : " The admirers of Alcoraan, insist on the excellent moral precepts interspersed througout that wild and absurd performance ".
4 Peter Gorsen, Das Prinzip Obszön, Rowohlt Verlag, Hamburg, 1969, p p. 38 e segg.
5 Loc. cit.