DAY AFTER

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Indice :

1 UnDocumenta(13) - Per un archivio dell'istante

2 LA GIORNATA PARTE ALL’INSEGNA DEL BUONGUSTO

3 NEUE GALLERIE

4 …and …and …and (& others)

5 …and …and …and (& others) II

6 21.7.12

7 WE'RE UGLY, BUT WE HAVE THE MUSIC

8 DAY AFTER

9 SANTONI A CONFRONTO


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Ho provato, dopo quasi un mese che ci sono in mezzo, a leggere un articolo italiano su dOCUMENTA. Google mi ha indirizzato un po' random a Villani-Lubelli (ciao Ubaldo, un abbraccio). Siccome non credo sia possibile riportare intere parti di articoli scritti da terzi, mi limitero' a scarrellare la serie di parole che ho trovato piu' interessanti per una equilibrata interpretazione filologica:

Contemporanea - Assia - organizzazione - Carolyn - italo-bulgara - simpatica - estetica (/contenutistica) - hotel - dispersiva - incontri - seminari - open air - enorme - impronta - politica - curatrice - ambientalismo - dialogo - memoria - convenzioni - buonista - progressista - femminista - Chalco - catastrofiche - primordiale - Axolotl - Karlsaue - Penone - installazione - bronzo - rispetta - riconciliati - patrimonio - Afghanistan - Libano - Cambogia - simbolicamente - 1955 - Seconda - ricostruzione - post-bellica - parallele - Muster - ideale - prigione - campo - riformatorio - psichiatrico - istituzione - televisione - polmone - tempo - assenza - impeccabile - Guidebook - Kabul - 2007.

Se volete darvi un tono, durante uno dei tanti vernissage milanesi,e farvi trovare preparatissimi sulle news da Kassel, prendete questo cocktail (agitato, non mescolato), e servitelo ghiacciato insieme a un sacco di freddure sul movimento Occupy e sul dubbio nonche' finissimo lavoro di Francis Alÿs.
Personalmente, ho sentito il desiderio di scrivere qualcosa di diverso, mentre mi addentravo nel lavoro di Adrian Villar Rojas, "Return the World", che si sviluppa sopra il bunker, lungo una serie di "giardini pensili".
Salendo la scalinata di pietra si spunta sul primo spiazzo. Da un lato, quello che resta di Villa Hanschel, dall'altro, in lontananza, lo stadio dove gioca l'Hessen Kassel.
Bocche di leone, papaveri, viole, strani fiori arancioni, fasci infidi d'ortica - in mezzo a questo spazio rubato dall'incuria e restituito al degrado, dove le macerie umane e le rimanenze di una natura violentata trovano reciproco conforto, fanno capolino filamenti fragili e curiosi di cemento armato, proiezioni paranoico-critiche in tre dimensioni. Fresco di due ore di documentario al Gloria Theater sul mio rinocerontico preferito, ho come la sensazione che quegli esoscheletri disidratati siano stati trascinati qui direttamente da Port Lligat.
Questione di passi, e le (in)forme elementari trovano il sollievo concreto della geometria, facendosi triangolo, cerchio, esagono, cornici che sembrano voler focalizzare le stratificazioni sospese nello spazio tra loro e le rovine della villa che fanno da sfondo.
Passo di fianco a un cervo albino stramazzato al suolo, il corpo ricoperto da un velo di calce (forse per prevenire i focolari di qualche epidemia), i palchi di corna attraversati da una ragnatela di rughe che penetrano per mezzo centimetro in profondita' nella materia, e sotto questo sole sembrano sul punto di polverizzarne i resti.
Le forme si fanno concrete, pesanti, nasce l'uomo e questi crea la danza, la sfera, le piramidi e il fallo, ma tutto e' immobile, come morto.
Sembra l’istantanea dell’attimo immediatamente successivo il fosforo bianco.
Mi siedo un secondo all'ombra di un grosso ingranaggio monolitico, a tirare il fiato fumando una Marlboro. Il pacchetto morbido rimane una malinconia, ma non ho alcuna intezione di rinunziarvi, nonostante spesso mi pialli e pressi le sigarette rendendole quasi infumabili.
Il lavoro di Villar Rojas potrebbe benissimo testimoniare la storia del nostro pianeta (una sorta di Voyager Golden Record di cemento), tredici secoli dopo la nostra cancellazione.
Persino il volto del ragazzo che mima il gesto di leccare una vagina sembra invece riflettere il triste destino di quest'eterno rincorrersi di libidine e angoscia, che ha generato il progresso, necessitato il caso e combattuto strenuamente contro la morte (almeno quanto contro la vita).
Non ringraziero’ mai abbastanza Mercedes Benz per aver appoggiato questo lavoro.
Salgo di un altro livello. Una sola scultura occupa buona parte della terrazza, l’opera piu’ palesemente fallica di tutta dOCUMENTA, un pene al limite del quale e’ seduta a gambe incrociate una ragazza seminuda con i capelli alla mohicana. Allatta al seno sinistro un piccolo, famelico maiale, completamente assorta nel suo gesto, dimentica del mondo, affranta da qualcosa che non capisce nemmeno lei. Una versione 2.0 dei gessi di Pompei.
Visto da un’altra prospettiva, il membro sfuma in femore.
Salgo altre scale tra erbacce e macerie, distratto solo dal suono delle ambulanze che si rincorrono, giu’ nella citta’. Qualche giorno fa una parte del parco e’ stata sgomberata per il ritrovamento di un ordigno probabilmente della Seconda. Ancora, la Guerra. Guerra che e’ insieme memoria e paura.
Le pesanti campane di cemento e le lapidi coperte di polvere, la rena e la biacca in sospensione, il caldo che incolla i nostri passi rendendoli statici e inerti, tutto questo, piu’ il silenzio, compongono l’ultimo livello dell’installazione, e sembrano parlare proprio del “day after”.
Seguendo il sentiero di morte, scopro una barchetta (poco piu’ d’un guscio di noce), approdata come per sbaglio alle pendici di questo Ararat post-punk.
Sopra, lui, in piedi, le brache calate e una mano a scostare la maglia dal ventre e dai lombi. Osserva noncurante la sua erezione. Non sappiamo se abbia gia’ consumato o sia in procinto di farlo, ma lei, carponi tra le sue gambe, con la testa di poco ritratta dal membro, si sistema imbarazzata una ciocca di capelli, guarda in basso, consapevole delle proprie vergogne. C’e’ tutto il disagio delle creature semplici il cui habitat e’ stato stravolto.
Viveva in campagna, forse, cosi’ me la immagino, ed eccola, ora, a Guerra finita, sulla cima del niente, che si fa forza o forse realizza che proprio non c’e’ niente da fare, che quella fellatio dovra’ proprio affrontarla, perche’ e’ proprio cosi’ che domani Castore e Polluce cominceranno a ripopolare questo schifo di mondo.