Equipèco Anno 3 Numero 10 inverno 2006
Jekyll, Hyde e lo strano caso dell’arte contemporanea
«Cercherò di far indossare i panni del dottor Jekyll e del signor Hyde anche a chi legge, chiedendo indirettamente al lettore quante volte abbia avvertito, come l’artista, la necessità di rivivere improvvisamente con altro volto e in altro luogo per dar sfogo a quell’ansia di rivolta che segretamente cova nei confronti del mondo.
Farò ricorso a uno dei miti piú antichi, quello di Perseo e Medusa, che piú di ogni altro si adatta a chiarire il concetto di questo principio di dualità.
Perseo, con passo alato e grazie al suo scudo usato come specchio riflesso negli occhi della Medusa, riuscí a sconfiggere il mostro e riportarne via la testa mozza quale macabro trofeo. Perseo come Hyde, stanco e combattuto dalla crudele realtà - Medusa nel mito come Jekyll nel romanzo - sfida e vince il duello con essa grazie a un inganno: lo scudo che rispecchia gli occhi della Gorgone pietrificandola è la pozione chimica che trasforma la noiosa vita del dottore.»
Con queste brevi note sul libro di Alessandro Masi, vogliamo aprire un dibattito interdisciplinare sulla nostra rivista, invitando artisti, critici e studiosi ad intervenire.
Nella lettera indirizzata all’editore Luca Sossella, che apre il libro, l’autore scrive: ho pensato di affidare a questa lettera il significato di alcune riflessioni sull’arte contemporanea che mi sono state suggerite dalla rilettura del romanzo di Stevenson e che ti ripropongo in forma di saggio. Piú che altro si tratta di sensazioni che mi sono giunte dall’interpretazione dell’avventura dell’artista contemporaneo lette in chiave parallela con la metamorfosi subìta dall’inappuntabile Dottor Jekyll nell’orribile Signor Hyde; metamorfosi descritta con dovizia di particolari nelle sue confessioni e che ben si ritaglia a questo profilo psicologico. Del resto Jekyll e Hyde sono due facce della stessa medaglia che ha come principio e fine il nostro difficile rapporto con la realtà, il controverso modo di interpretarla, di leggerla, di competere con essa subendola o riscattandola. Entrambi sono vittime di un equivoco che fa sí che ognuno di loro rifugga il proprio destino, per un verso o per l’altro, ora rifiutandolo ora tentando di ricostruirlo secondo un proprio straordinario piano progettuale.
E prosegue: ...cercherò di far indossare i panni del Dottor Jekyll e del Signor Hyde anche a chi legge, chiedendo indirettamente al lettore quante volte abbia avvertito, come l’artista, la necessità di rivivere improvvisamente con altro volto e in altro luogo per dar sfogo a quell’ansia di rivolta che segretamente cova nei confronti del mondo. Per far ciò ho usato delle figure metaforiche attraverso cui sia Jekyll sia Hyde, cosí come l’artista, possono essere decifrati quali soggetti di un difficile colloquio con la realtà che sempre piú somiglia a un cono rovesciato dove, come per Alice Carrol, tutto ciò che non è, è viceversa.
C’è chi, in altri tempi, ha tentato di spiegare tutto ciò con l’epica, il mito, oppure attraverso l’indicibile mistero divino, nell’utopia, nella legge dei grandi numeri, nella perfezione della scienza, ma sempre è intervenuta la frattura, l’inciampo, la separazione della coscienza dalla realtà a spezzare questo sogno unitario. Per noi moderni, si è trattato piú laicamente di riconoscere l’esistenza subcosciente di un’altra personalità, fatta di sostanza doppia, schizofrenicamente contrapposta nell’altro che vive in noi; l’altro che prende il sopravvento sulle nostre certezze, che è il lato oscuro del nostro esistere, quello che Cesare Pavese chiama il difficile mestiere, il male di vivere. Del resto questa è la forza e nel contempo la fragilità della modernità! (...).
Il testo di Alessandro Masi si apre con una domanda di Luigi Pirandello in Il fu Mattia Pascal:
Siamo o non siamo su un’invisibile trottolina, cui fa da ferza un fil di sole, su un granellino di sabbia impazzito che gira e gira e gira, senza saper perché, senza pervenir mai a destino?
Una domanda che è bilanciata con La confessione del dottor Henry Jekyll, per consentire al lettore l’immediatezza del sotteso parallelismo che l’autore evidenzia nelle sue riflessioni e che supporta con le Annotazioni iconografiche sulla schizofrenia e quelle di artisti ad iniziare da Jackson Pollock: Quando sono nel mio quadro, non sono cosciente di quello che faccio. Solo dopo una specie di presa di coscienza vedo ciò che ho fatto.
Poi, con Vincent Van Gogh che apre questa storia: A noi pittori si chiede sempre di comporre, di essere soltanto dei compositori e va bene -ma in musica non è cosí- e se una persona suona Beethoven ci aggiungerà la sua interpretazione personale -nella musica e soprattutto nel canto- l’interpretazione di un compositore è perciò qualche cosa, e non è necessario che sia solo il compositore a suonare le proprie composizioni. Ebbene io, soprattutto ora che sono ammalato, cerco di fare qualcosa che mi sollevi, per mio piacere.
È il medesimo piacere -continua Masi- che l’irreprensibile Dottor Jekyll si concede allorché, abbandonando ogni reticenza, si scopre reale anche nella doppia veste del lascivo Signor Edward Hyde: Sono nato il 18.., erede di una cospicua fortuna e dotato di qualità eccellenti. Incline per natura all’operosità, ambizioso soprattutto di acquistarmi la stima dei migliori, dei piú saggi tra i miei simili, tutto sembrava promettermi un futuro brillante e onorato. Il peggiore dei miei difetti era una certa impaziente vivacità, un’irrequieta gaiezza che taluni sarebbero stati felici di possedere, ma che io trovavo difficili da conciliare col mio prepotente desiderio di andare sempre a testa alta, esibendo in pubblico un contegno di particolare gravità.
Fu cosí che cominciai molto presto a nascondere i miei piaceri, e che quando, giunti gli anni della riflessione, presi a considerare i miei progressi e la mia passione nel mondo, mi trovai già incamminato in una vita di profonda doppiezza....
In questo saggio -sintetico e articolato, denso e compendioso parimenti- l’autore annota pensieri di Eugenio Borgna, Jacob Wyrsch, Maurice Merleau-Ponty, Edward Munch, Manfred Bleuler, Jacopo Carucci detto il Pontormo, Emilio Cecchi, Hugo von Hofmannsthal, Michelangelo-poeta, Klaus Conrad, Gustav Klimt, Giovanni Lista, Tristan Tzara, Jean-Hans Arp, Kazimir Malevic, René Magritte, Marcel Duchamp, Costantin Brancusi, Andy Warhol, Donal Judd, Raffaello, Karl Jasper, Vasilij Kandinskij, Piet Mondrian, Emilio Vedova, Giuseppe Capogrossi, Afro Basaldella, Denys Riout, Flavio Caroli, Lodovico Festa, Kafka, Marc Chagall, Soutine, Johann-H. Füssli, Pablo Picasso, Platone, Martin Heidegger, Paul Gauguin, Lewis Carroll, Giacomo Balla, Paul Klee, Umberto Boccioni, Georges Braque, Giorgio de Chirico, Lucio Fontana, Corrado Cagli, Ferdinand de Saussure, Mario Pancera, Christian M. Nebehay, Maurizio Fagiolo Dell’Arco, Nicolay Stang, Arturo Schwarz, Gene R. Swenson.
Alessandro Masi, nella lettera, fa riferimento al Perseo: Per spiegarmi meglio farò ricorso a uno dei miti piú antichi, quello di Perseo e Medusa, che piú di ogni altro si adatta a chiarire il concetto di questo principio di dualità. Perseo, figlio di Zeus e Danae, eroe alato e invisibile (per i suoi calzari e lo scudo donatigli dalle Naiadi per aiutarlo a sconfiggere la Gorgo-ne), aveva promesso di riportare il capo di Medusa a Polidette quale dono nuziale per Ippodamia. Medusa con la testa cinta di serpenti e dai denti di cinghiale, mani di bronzo, ali d’oro e occhi scintillanti era la piú temibile e pericolosa delle tre gorgoni in quanto il solo sguardo bastava a rendere pietra. Perseo, con passo alato e grazie al suo scudo usato come specchio riflesso negli occhi della malvagia, riuscí a sconfiggere il mostro e riportarne via la testa mozza quale macabro trofeo. Perseo come Hyde, stanco e combattuto dalla crudele realtà, (Medusa nel mito come Jekill nel romanzo) sfida e vince il duello con essa grazie a un inganno (lo scudo è la pozione chimica che trasforma la noiosa vita del dottore)
Il dibattito che vogliamo aprire potrà far luce sugli aspetti peculiari dell’arte contemporanea che spesso sono oggetto piú di opinioni personali che non di giudizi basati sull’indagine e l’approfondimento.