Equipèco Anno 4 Numero 11 primavera 2007
L’arte degna di questo nome non rende il visibile: rende visibile
«Il soggetto in sé è certamente morto. È la sensibilità che, relativamente al soggetto, passa in primo piano. La scuola del genere ‘vecchi maestri’ è certamente liquidata. ‘La legge che porta lo spazio’, questo dovrebbe essere il titolo appropriato di uno dei miei futuri quadri! Oggi non sono ancora a questo punto; alla domanda ‘amate la natura?’ rispondo provvisoriamente: ‘La mia certamente!’.
L’arte degna di questo nome non rende il visibile: rende visibile.»
«Tutto quello che passa non è che un simbolo. Ciò chevediamo è una proposizione, una possibilità, unespediente. La verità risiede anzitutto invisibile alla basedi tutte le cose. Dal punto di vista cromatico, quello che ci affascina non è l’illuminazione, ma la luce. Luce e ombra formano il mondo grafico. Piú ricca in fenomeni di una giornata soleggiata è lachiarezza diffusa che dà alle cose un aspetto leggermente velato. Deboli nebbie poco prima dello spuntaredell’astro. Difficile a dipingerlo, l’istante è cosí fuggitivo.
Noi esploriamo le forme nell’interesse dell’esspressionee delle rivelazioni psichiche che possono risultarne.La filosofia, si diceva, avrebbe una predilezione per l’arte; all’inizio ero stupefatto di tutto quello che si pretendeva vederci. Poiché non avevo pensato che alla forma ,il resto era venuto da se stesso. La coscienza svegliata di questo ‘resto’ mi è stata di una grande utilità nell’intervallo e mi ha consentito una grande varietà nella creazione.
Io non potevo ormai ridiventare un illustratore di idee, dopo essermi apertala strada nel dominio formale. E da allora non mi sono piú curato di un’arte astratta. Restava soltanto l’astrazione del caduco. Il mondo era il soggetto della mia arte, seppure non fosse questo qui, visibile.
Il dialogo con la natura resta per l’artista una condizione primordiale. L’artista è un uomo, lui stesso natura e frammento della natura nello spazio della natura.L’arte degna di questo nome non rende il visibile: rende visibile. Nella sua essenza, il disegno induce facilmentee legittimamente all’astratto. Il carattere fantastico, mitico, quello che sono gli occhi dell’immaginazione a distinguere, allora si rivela; e si manifesta con grande precisione. Piú uno affina il suo lavoro, cioè piú si rappresentazione grafica, e piú si accorge che vengonoa mancare gli elementi della rappresentazione naturalistica delle cose apparenti».
Per entrare nell’universo artistico di Paul Klee, o meglio,per verificare senza esitazione l’essenza del suo lavoro,voglio parafrasare la sua domanda e bilanciarla cosí:La vita di un uomo si può costruire ArtisticaMente? Egli, nell’incessante lavoro su se stesso, annota: «In un giorno come questo mi sento invulnerabile. Con un sorriso sul volto e un piú libero riso dentro di me, una canzone nell’anima, fischiettando come un sommesso cinguettio mi butto su letto, mi distendo, preservo la forza sonnecchiante. Verso l’ovest, verso il nord, ovunque la sorte mi porti: io credo in me!».
È questa dunque la condizione essenziale per iniziare a compiere il lavoro su se stessi operando direttamentenella propria spazialità esistenziale? Per me è cosí! Soprattutto perché -condivido ancora con Klee- che:«Chi si sforza di progredire non saprà mai godere tranquillamente dei beni terrestri. Le prime rifusioni, trasformazioni di forme (secondo un nuovo modo di vita) si trovano in un costante contrasto con l’abbondanza e la freschezza delle impressioni. Avanti, dunque, incontro alle opere mature. L’infanzia era un sogno, quello di poter tutto compiere in un giorno. Gli anni di studio, una ricerca in tutti i campi, nelle cose piú piccole e in quelle piú nascoste, nel bene e nel male.Poi sorge una luce e si prende una direzione unica (è la fase nella quale sto ora entrando, chiamiamola l’età del peregrinare)».Come essere piú espliciti e sinceri?
Il pellegrino è colui che cerca finché comprende –nel senso di prendere in sé, di condividere- e conquista un nuovo stato che ribalta la condizione precedente e riesce a «Dilettarsi a giocare con i dolori, con le gioie, indistintamente, e senza la sensazione inutile del dolore...». Questo significa aver compiuto l’indagine sulla propria sensibilità. E -attraverso questa sublimazione- si ha la consapevolezza di poter vivere e partecipare alla vita universale. È un diritto-dovere di ogni essere verso la vita, verso la totalità della manifestazione visibile e invisibile.
La distinzione è un fatto reale: Bene eMale, Vizio e Virtú -in quest’ottica- sono strumenti necessari per la conquista di stati superiori della coscienza. Le sue opere -come tutte le opere scaturite in questa modalità- custodiscono lealmente il proprio significato e significante: diventano Favole Reali!
La favola -secondo la mia esperienza d’indagine- è forma formante che si forma a suo pensiero e tace a chi pretende questo o quello o altro che non ha.
Le opere di Paul Klee sono un dono e un atto d’amore universale.
NOTIZIA
Paul Klee nasce a Münchenbuchsee, presso Berna, il 18 dicembre 1979, da padre tedesco e madre svizzera, entrambi musicisti.
Studia a Berna, dove consegue la maturità presso il Ginnasio nel 1898. Nell’ottobre dello stesso anno si trasferisce a Monaco ed entra nella scuola propedeutica di Knirr.
Nel 1900 è allievo di Franz Stuck presso l’Accademia di Belle Arti di Monaco. Nel 1901 compie un viaggio in Italia insieme allo scultore Hermann Haller.
Tra il 1903-04, realizza la serie delle acqueforti grottesche, (influenza di Blake, Beardsley, Goya).
Nel 1905 dipinge su vetro e fa un breve soggiorno a Parigi. L’anno successivo sposa la pianista Lily Stumpf e si stabilisce a Monaco. Espone per la prima volta delle acqueforti alla Secessione di Monaco.
Nel 1908 subisce l’influenza di Cézanne, Van Gogh e Ensor. Partecipa alle esposizioni della Secessione a Monaco e a Berlino.
L’anno seguente è affascinato dalla mostra di Hans von Marées alla Secessione di Monaco.
Nel 1910 viene incoraggiato dal disegnatore e illustratore Alfred Kubin. Espone al Kunsthaus di Zurigo, a Basilea e a Berna.
Nel 1911 tiene la prima personale presso la galleria Thannhauser a Monaco, e qui conosce Macke, Marc, Jawlwnskij, Gabriele Münter, Marianne von Werefkin, Kandinskij.
All’esposizione del Cavaliere Azzurro, vede per la prima volta i quadri di Delaunay.
Illustra il Candide di Voltaire -25 disegni- che sarà pubblicato nel 1920 a Monaco.
Nel 1912 partecipa alla seconda esposizione del Cavaliere Azzurro, alla galleria Goltz a Monaco, insieme a Braque, Picasso, Derain, Vlaminck, Larionov, Malevic, Goncarova.
Durante il soggiorno a Parigi conosce Picasso, Wilhelm Uhde, Delaunay, La Fauconnier e Apollinaire.
Nel 1913 traduce per la rivista Der Sturm l’articolo di Delaunay ‘Sur la lumière’ (über das Licht).
Nel 1914 fonda con altri pittori la Nuova Secessione di Monaco.
Compie viaggi a Tunisi e a Kairuan in compagnia di Macke e Louis Moilliet.
Viene influenzato dal Cubismo.
Durante la guerra del 1916-18 milita in Germania dapprima nella fanteria, poi nella retroguardia.
Nel 1917 espone alla galleria Dada di Zurigo.
Nel 1918 Der Sturm dedica a Klee la prima monografia illustrata.
Nel maggio-giugno del 1920 presenta una retrospettiva alla galleria Goltz a Monaco di 356 opere.
Collabora al libro Schöpferrische Konfession.
Esegue 10 litografie per il libro di Curt Corrinth, Postdamer Platz, oder die Nächte des neuen Messias.
È chiamato da Walter Gropius per insegnare al Bauhaus di Weimar dove resta dal 1921-24.
Nel 1923 espone al Palazzo del Kronprinz a Berlino e pubblica il saggio Wege des Naturstudiums (Bauhaus-büscher).
Nel 1924 espone per la prima volta a New York alla Società Anonima. In gennaio tiene una conferenza a Iena.
Crea il gruppo I Quattro Azzurri con Kandinskij, Feininger e Jawlwnskij.
Nel 1925 viene pubblicato il Libro di Schizzi Pedagogici (Pädagogischen skizzenbuch) e tiene la seconda mostra alla galleria Goltz a Monaco.
Partecipa alla prima collettiva del gruppo surrealista alla galleria Pierre a Parigi, e qui, l’anno successivo tiene la prima personale.
Nel 1926 riprende l’insegnamento al nuovo Bauhaus di Dessau e compie nuovi viaggi in Italia.
Nel 1928 pubblica il saggio Exacte Versuche im bereiche der Kunst.
Compie un viaggio di studio in Egitto e soggiorna nel sud della Francia.
Nel 1930 espone al Museum of Modern Art di New York.
Nel 1931 lascia il Bauhaus di Dessau e insegna all’Accademia di Belle Arti di Düsseldorf.
Realizza quadri d’ispirazione divisionista e compie il viaggio in Sicilia, alla fine dell’anno ritorna a Berna.
Nel 1935 espone a Berna, Basilea, Lucerna, ha i primi attachhi della malattia.
Nel 1937 in Germania vengono confiscate 102 sue opere.
All’esposizione di Arte degenerata di Monaco sono esposte 17 opere.
Riceve la visita di Braque e Picasso.
Nel 1938 espone a New York e Parigi.
Nel 1940 compie il suo ultimo viaggio spegnendosi a Muralto-Locarno nel Ticino.
Bibliografia
L’opera fondamentale su Paul Klee è lo studio di Will Grohmann edito nel1954 in quattro lingue: tedesco, francese, inglese e italiano. L’edizione comprende una bibliografia completa fino al 1953.