Equipèco Anno 4 Numero 13 autunno-inverno 2007
Fondazione
Il lounge-bar, affacciato sullo splendido parco di Villa Ghirlanda, è a disposizione del pubblico del museo. OM offre servizio ristorante a mezzogiorno e aperitivo dalle 18.00.
Negli orari di chiusura del museo il locale si pone come punto di ritrovo per la città di Cinisello Balsamo e per tutto il Nord-Milano, con un programma di musica dal vivo e dj-set. OM è aperto con i seguenti orari: Martedí-giovedí ore 10- 24. Venerdí-sabato ore 10-2. Domenica 10-24 con musica dal vivo. Lunedí chiuso. Informazioni sul locale e sulla programmazione musicale nel sito www.om-fusion.it
Il bookshop, i cataloghi e i quaderni editi dal Museo e tutti i cataloghi delle esposizioni presentate presso il museo sono disponibili presso il bookshop. La selezione dei libri in vendita completata da una selezione di importanti testi di autori ed editori italiani e internazionali che approfondiscono e completano le tematiche toccate nelle mostre.
ALTERAZIONI – LIBRO - Le materie della fotografia tra analogico e digitale.
A cura di Roberta Valtorta. Lupetti Editori di Comunicazione, Milano 2006.
Scritti di Silvia Berselli, Anne Cartier Bresson e Françoise Ploye, Christian Gattinoni, Gabriella Guerci, Nora Kennedy e Peter Mustardo, Marina Pugliese, Roberta Valtorta.
Opere di Enrico Cattaneo, Barbara Chiarini, Giovanni Comunale, Mario Cresci, Max Dean, Bruno Di Bello, Nichola Feldman-Kiss, Joan Fontcuberta, Massimiliano Foscati, Jean-Louis Garnell, Paolo Gioli, Mimmo Jodice, Bogdan Konopka, Andreas Mueller-Pohle, Ugo Mulas, Eric Rondepierre, Thomas Ruff, Marialba Russo, Silvio Wolf, Natale Zoppis. Formato 24×30, pp.196. Immagini 64. Lingua italiano. E. 40.
ALTERAZIONI - LA MOSTRA - 8 ottobre 2006 - 4 febbraio 2007
Questa mostra offre un contributo alla riflessione sui cambiamenti legati al passaggio dalla fotografia analogica alla immagine digitale. Il titolo, Alterazioni, significa che qualcosa è cambiato, si è trasformato.
Un tipo di immagine, l’immagine analogica che si costruisce con procedure fisico-chimiche, è storicamente trascorsa; un altro tipo di immagine, determinata da processi digitali, è sopraggiunta.
Il periodo storico preso in esame è quello che va dai primi anni Settanta ad oggi e la chiave di lettura adottata è quella delle materie della fotografia.
Una linea di continuità storica indica che molti artisti nell’arco di questi ultimi trent’anni e piú hanno sviluppato ricerche analitiche volte a indagare i concetti della fotografia e insieme le materie di cui essa è costituita: carta, pellicola, positivo e negativo, sviluppo, fissaggio, ritocco prima -file, pixel, codici numerici, programmi poi- in un percorso dalla fisicità alla virtualità dell’immagine.
Se infatti osserviamo la fotografia contemporanea, vediamo che lo stesso atteggiamento di verifica (per usare il termine scelto da Ugo Mulas come titolo della sua famosa ricerca) dei materiali, degli strumenti e dei concetti della fotografia analogica tipico del periodo anni Sessanta/Settanta/primi anni Ottanta si ritrova ancora in molte ricerche degli anni Novanta/primi anni Duemila specificamente rivolte alle caratteristiche dell’immagine digitale, la cui nuova grammatica viene sottoposta oggi ad analoghe misurazioni.
La civiltà industriale è giunta a pieno sviluppo ed è trascorsa, la civiltà post-industriale è sopraggiunta: c’è chi considera la fotografia analogica già un oggetto della memoria. Si afferma dunque l’immagine digitale, nuova creatura di un’arte in divenire, aperta, elastica, in completa trasformazione.
Con il mutamento tecnologico, la fotografia si trova ad agire su una piattaforma multimediale sulla quale si muovono molte arti e dalla quale si generano produzioni diverse, con consistente perdita di specificità dei singoli medium. Per la prima volta nella storia delle produzioni umane uno strumento di lavoro e di progettazione unico, il computer, una sorta di macchina universale, allinea le diverse procedure della creatività.
In questo processo anche le materie della fotografia si trasformano. Da un lato la natura fisico-chimica della fotografia analogica, fondata su materiali e procedure storicamente consolidate che danno luogo a opere di preciso valore fisico e materico; dall’altro le procedure per la produzione dell’immagine digitale, piú precaria, camaleontica, mutevole nei supporti, nelle dimensioni, nei processi di realizzazione, pronta a nascere e a rinascere in forme diverse, proiettata verso la virtualità.
Premio Riccardo Pezza
Il Premio, giunto alla sua XII edizione, ha rappresentato negli anni e rappresenta un osservatorio degli sviluppi e dei mutamenti in corso nella ricerca fotografica contemporanea in Italia, e costituisce un punto di riferimento per critici, galleristi, operatori dell’editoria e del mondo della comunicazione che, seguendolo con assiduità e visitando le mostre che negli anni hanno presentato gli autori selezionati, spesso scoprono nuovi talenti.
Il concorso, riservato ad ex-studenti, italiani e stranieri, di corsi di fotografia, è promosso da Album, Amici di Riccardo Pezza, CFP Riccardo Bauer, Museo di Fotografia Contemporanea, Provincia di Milano e Triennale di Milano.
I lavori dovranno pervenire entro e non oltre il 16 novembre 2007. Bando e modulo di iscrizione si possono scaricare dai siti:
IL RACCONTO DI UN LUOGO
XII edizione Premio Riccardo Pezza - Museo di Fotografia Contemporanea - 11 febbraio 2007 - 4 marzo 2007.
La mostra presenta i lavori degli undici autori selezionati per la XII edizione del Premio nazionale di fotografia Riccardo Pezza. IL RACCONTO DI UN LUOGO, propone, all’interno di una analisi del concetto di luogo, una riflessione sul rapporto fra realtà e rappresentazione. Opere di Valentina Adorni, Andrea Astesiano, Elisa Bozzetti, Nora Ciottoli, Alberto Dedè, Veronica Dell’Agostino, Olivier Fermariello, Raffaella Gentile, Roberto Magliozzi, Mino Pichierri e Marco Trinca Colonel, Claudia Pozzoli.
SALVIAMO LA LUNA
IL PROGETTO
Nel 2005, il Museo di Fotografia Contemporanea ha incaricato l’artista tedesco Jochen Gerz di ideare, coordinare e realizzare un progetto di public-art che coinvolgesse i cittadini di Cinisello Balsamo come autori e protagonisti di un’opera aperta.
Il pescaluna
Un racconto popolare narra di un uomo di Cinisello Balsamo che vede la luna riflessa in una pozzanghera. Non capisce che si tratta solo di un’immagine e cosí tenta invano di salvarla. Stolto, innocente, coraggioso nel fare qualcosa. Fare, in greco antico, è anche poesia. Un’arte che nasce dal fare e non dal parlare.
Un’arte che è nella vita.
Manifestare per noi stessi
La luna rappresenta un grande insieme di significati: è l’individuo, il sogno, il coraggio di recuperare il lato irrazionale, poetico, infantile, mutevole che è in ogni persona.
Dopo un secolo di manifestazioni per qualcosa d’altro, di piú importante, di piú universale, SALVIAMO LA LUNA è una manifestazione per ognuno di noi, con il suo mistero e la sua diversità. È un gesto di libertà, non utile, non economico, non funzionale a nulla.
SALVIAMO LA LUNA è un pó salvare noi stessi.
La fotografia
La fotografia è uno strumento semplice ed efficace per generare, saldare, conservare delle relazioni.
Nel ritratto seriale, quasi di grado zero, di SALVIAMO LA LUNA, il Museo di Fotografia Contemporanea verifica una fotografia che è traccia e azione, al centro di un processo e non un’immagine da contemplare, una volta data. Lo stretto rapporto, anche fisico, che nelle varie fasi dell’opera si crea e si modifica tra noi e la nostra immagine mette profondamente in discussione oggi la nostra identità sia intima e personale che politica e sociale.
L’Opera - L’incontro con la città
Per quasi due anni la città di Cinisello Balsamo è stata il teatro di un dialogo tra il museo e i cittadini, attraverso l’organizzazione di incontri, feste, set fotografici, visite guidate che hanno coinvolto persone di ogni tipo invitandole a partecipare alla costruzione dell’opera. Se si vuole che l’artista costruisca un ponte perché la gente venga al museo -ha detto Jochen Gerz all’inizio del lavoro- questo ponte deve essere abbastanza grande per permettere anche al museo di andare verso la città.
I progetti sui giornali locali
SALVIAMO LA LUNA è stata nella sua prima fase visibile sui giornali locali, come estensione dello spazio pubblico. Le testate La Città quindicinale di Cinisello Balsamo, Il Diario del Nord Milano e Il Giorno Edizione Milano Metropoli hanno messo a disposizione del museo spazi in cui sono stati ideati e realizzati dal museo specifici progetti di comunicazione della durata di un anno. Durante tutto il processo di invito i giornali locali hanno contribuito a raccontare e suggerire i possibili temi di SALVIAMO LA LUNA, a incuriosire i lettori e, attraverso il loro coinvolgimento diretto, ad arricchire l’opera di nuovi contributi e idee.
Media e rassegna stampa
Un’opera in costruzione non può esistere se le persone non partecipano, non comunicano, non parlano. I media sono stati fin dall’inizio chiamati a rendere possibile l’opera, non a raccontarla, in quanto non esistente. Una grande quantità di recensioni, articoli, pagine web e servizi televisivi hanno fatto sí che SALVIAMO LA LUNA mano a mano diventasse reale e credibile non solo a Cinisello Balsamo ma anche nell’area milanese e poi in tutta Italia.
SALVIAMO LA LUNA è oggetto di una tesi di laurea, di una tesi di specializzazione, di un documentario.
La manifestazione
Per tutto il mese di maggio 2007, nelle serate di giovedí, venerdí e sabato, migliaia di persone sono tornate al museo a prendere la propria fotografia, montata su un cartello, per manifestare per le strade di Cinisello Balsamo. La manifestazione è stata la seconda fase di SALVIAMO LA LUNA.
I partecipanti hanno scelto un luogo e un momento a piacere e sono stati per un’ora nello spazio pubblico in compagnia di se stessi e, idealmente, della luna. Un gesto allo stesso tempo semplice e coraggioso, pubblico e intimo, folle e consapevole. Al termine della manifestazione ognuno ha riportato la propria fotografia al museo.
La mostra
Oggi SALVIAMO LA LUNA è una mostra. Tutte le fotografie sono finalmente esposte in un grande allestimento. Gli spazi del Museo di Fotografia Contemporanea, invaso dai ritratti anche nell’ingresso, nella sala conferenze e nella biblioteca contengono meno della metà dei ritratti. L’allestimento prosegue nella seicentesca Villa Ghirlanda, espandendosi nelle sale nobili al piano terreno e primo, lungo lo scalone di accesso, nei loggiati. Migliaia di volti raccontano silenziosamente di una città, di infinite storie possibili, del lavoro stesso.
Alcuni frammenti video ripercorrono le fasi principali del progetto.
Una collezione pubblica
La quarta e ultima fase inizia con il termine della mostra, domenica 23 settembre 2007, quando tutte le fotografie saranno restituite ai partecipanti. Ognuno riceverà una parte dell’opera da esporre in casa propria. I ritratti resteranno di proprietà del Museo di Fotografia Contemporanea e costituiranno cosí una vera e propria collezione pubblica permanente. A ciascuno sarà dato il ritratto di un altro, crendo cosí un dialogo continuo tra i partecipanti, un incontro tra noi e gli altri.
La pubblicazione
Il catalogo di SALVIAMO LA LUNA, edito da 5 Continents, uscirà il 23 settembre in occasione del finissage della mostra. Contiene i ritratti dei partecipanti e testi critici, immagini e riflessioni sui due anni di lavoro.
LE PAROLE DI JOCHEN GERZ
Salviamo la luna è una manifestazione.
Come ogni opera d’arte Salviamo la luna è la manifestazione di un artista. Ma Salviamo la luna non è la manifestazione di un solo artista. È piú di questo. Un artista da solo non può realizzarla. Non può succedere senza le persone che hanno accettato l’invito a realizzare un’opera d’arte. Se voi, il pubblico, foste rimasti a casa; se foste stati troppo timidi per venire, forse per la prima volta nella vita, in un museo a farvi fare un ritratto da giovani artisti; se aveste avuto paura di andare per strada per un’ora, di notte, con il vostro ritratto e manifestare da soli nella città, Salviamo la luna non esisterebbe. Cosí, è vero che anche voi siete gli artisti, gli autori di Salviamo la luna. Tutti coloro che con il proprio ritratto escono dal museo e si incamminano per Cinisello Balsamo creano Salviamo la luna. Ogni partecipante sceglie un proprio percorso. Potete camminare da soli o rimanere immobili con altre persone, o fare tutte e due le cose. Il sole sarà tramontato e la notte vi circonderà, e con la notte verrà il tempo della luna. Potreste essere soli. Per alcuni di voi questa sarà una lunga ora. Per altri un breve momento. Forse capirete cosa state facendo soltanto dopo, quando la vostra manifestazione sarà terminata e sarete tornati al museo. Tutti i ritratti, una volta riportati, saranno esposti al museo nella prossima estate. Sarà una mostra talmente grande che il museo non la può contenere, perché troppo piccolo. Ecco quindi che per la prima volta visiterete una mostra del museo che coinvolge tutta l’adiacente Villa Ghirlanda. Grazie alla vostra partecipazione sarà un’esposizione grande e confusa, e ci vorrà un pó di tempo per ritrovare il vostro ritratto. Non dimenticatevi quando visiterete la mostra: siete gli artisti e gli autori. Troverete il vostro ritratto tra quelli di molti altri che, provenienti da qui o da altri luoghi, hanno voluto scoprire cos’è per loro l’arte.
Come finirà Salviamo la luna? Dai primi inviti e dalle prime risposte sono passati quasi due anni. Nell’ultimo giorno della mostra sarete ancora una volta invitati a venire al museo. Nell’ultimo giorno della mostra le fotografie di Salviamo la luna saranno distribuite ai partecipanti. Appenderete le fotografie a una parete di casa. Per molti sarà la prima opera d’arte esposta in casa propria. Sarà il vostro ritratto anche se ogni partecipante riceverà il ritratto di un’altra persona. Tutti i 2734 ritratti di Salviamo la luna faranno parte della collezione permanente del Museo di Fotografia Contemporanea.
Sono un deposito permanente del museo agli autori Salviamo la luna. Sarà una collezione realmente pubblica. Torniamo a noi, qui e ora, all’inizio di queste quattro settimane di manifestazione per le strade di Cinisello Balsamo. Nel corso del ventesimo secolo in molti si sono personalmente impegnati in manifestazioni. Ne ricordano ancora le canzoni, le marce e gli slogan. Le persone hanno combattuto per un orario di lavoro, per l’istituzione delle ferie, per l’assistenza medica, hanno combattuto per la pensione, la giustizia, l’uguaglianza, la libertà di parola, la cura dei bambini, la fine della violenza e della tirannia, hanno combattuto per i principi della democrazia, qui e altrove.
Ascoltare ciò sembra oggi normale. Non dobbiamo dimenticare quanti sogni sono stati necessari per far succedere tutto questo.
Guardando indietro mi sono detto: molto di quello per cui intere generazioni negli oltre 200 anni trascorsi dalla Rivoluzione francese hanno combattuto è stato raggiunto. Da piú di 60 anni l’Europa occidentale non conosce la guerra. Viviamo in pace. Anche questo è nuovo. So bene che non viviamo in un mondo ideale. Ma perché non è un mondo ideale? Qual è il nostro contributo? Ci prendiamo veramente cura di noi stessi? Lasciate che vi chieda questo: quando parliamo di noi e di noi stessi? Quando condividiamo con gli altri? Quando abbiamo il coraggio di manifestare noi stessi in pubblico?
Siamo mai andati in strada per noi stessi? Salviamo la luna è questa manifestazione.
Fin dalle piú antiche storie dei popoli, la luna è compagna, amica, testimone e specchio delle persone. Lasciamo che le storie continuino. Mettiamo in salvo i nostri ricordi piú antichi. Lasciamo continuare la nostra storia personale, cosí che i nostri figli trovino vita su questa terra.
Grazie a tutti voi. Grazie al museo e a tutti coloro che si prendono cura dell’arte.
Jochen Gerz, 12 maggio 2007
CHANGING FACES WORK/LAVORO
Questa mostra presenta sette punti di vista della fotografia contemporanea sul tema del lavoro, presi in diversi paesi europei, all’interno della rete dell’Inter-national Photography Research Network (IPRN). Attraverso il programma Changing Faces, che è parte del programma finanziato dall’unione europea Culture 2000, l’IPRN incarica fotografi di sviluppare progetti durante un periodo di residenza in un paese ospite.
Tale rete è stata impostata dall’University of Sunderland (Gran Bretagna) nel 2004. Partecipano al programma: Museum Folkwang (Germania), Arts Council England (Gran Bretagna), Dom Fotografie di Liptovský Mikuláš (Slovacchia), Paradox e University of Leiden (Olanda) e University of Jyväskylä (Finlandia).
La finalità di Changing Faces è quella di incoraggiare la produzione di lavori fotografici dedicati ai cambiamenti sociali e al multiculturalismo in una Europa in continuo ampliamento.
Nel periodo 2004–2007 sono previsti scambi tra 16 diversi paesi con la partecipazione di 18 fotografi.
Il tema centrale di tutti i lavori fotografici è il LAVORO, un soggetto che è stato spesso rappresentato nel corso della storia della fotografia; ragione in piú per esaminare la sua attuale importanza.
Sottoposto a trasformazioni radicali dovute a cambiamenti strutturali e al processo di globalizzazione, il lavoro è un tema che tocca in maniera uguale tutti i paesi che partecipano a questo progetto di scambio.
Nei tre anni di durata del programma Changing Faces, il risultato delle ricerche viene presentato tramite una pubblicazione e una mostra. Ogni anno è prevista anche una conferenza in cui vengono discussi i vari aspetti del tema del lavoro.
La mostra Changing Faces/ WORK, espone i progetti svolti nel 2005 dai sette fotografi selezionati per il primo anno del programma da giurie svoltesi nei rispettivi paesi ospitanti. Partendo da diversi spunti fotografici, hanno rilevato gli innumerevoli significati del lavoro oggi in trasformazione.
Cosí, per esempio, il fotografo olandese Rob Hornstra durante il suo soggiorno al National Museum of Iceland a Reykjavík ha realizzato un ritratto critico della società islandese, una società che affronta una crescente industrializzazione della tradizionale attività commerciale della pesca. Nelle sue fotografie Roots of the Rúntur, si concentra in particolare sulla situazione dei giovani.
La fotografa finlandese Rejna Leino, che è stata ospite di J.E. Purkyne-University a Ústí nad Labem nella Repubblica Ceca, ha osservato il comportamento dei bambini e dei giovani adulti di fronte al proprio computer –uno strumento che sta radicalmente cambiando il mondo del lavoro– nella serie Absent Minds.
Thomas Neumann, un fotografo di Düsseldorf, si è concentrato sulle mete professionali e sui desideri per il futuro di giovani studenti della Lituania, un paese che è di recente entrato a far parte dell’Unione Europea. Durante il suo soggiorno a Vilnius, al Contemporary Art Information Centre, ha parlato con giovani lituani. Frammenti di queste conversazioni, giustapposti a riproduzioni prese da pubblicità come espressioni di desideri collettivi, sono stati usati come parte del missile che costituisce l’installazione The Lithuanian Rocket.
Il fotografo olandese Orri è stato ospite di Dom Fotografie in Slovacchia. In Without Work ha composto metafore per la situazione di un paese che, secondo la sua visione, sta cercando di definire una propria posizione in Europa.
Brevi pause dalla quotidiana routine di individui della classe operaia inglese a Newcastle upon Tyne sono stati immortalate nella serie Ordinary Living dalla coppia di fotografi cechi Stepanka Stein e Salim Issa, che sono stati ospitati da Locus+agency.
Infine, nel progetto Still Identity, il fotografo lituano Arturas Valiauga mette a confronto la vita di lituani in Olanda con quella di olandesi in Lituania; analizzando la realtà di persone che vivono i questi paesi per motivi di lavoro. Come ospite dell’University of Leiden e di Paradox, ha elaborato uno studio visivo che rende esplicito come alla fine le differenze si annullino.
Agnes Matthias
STORIE IMMAGINATE IN LUOGHI REALI
Museo di Fotografia Contemporanea 14 ottobre 2007 - 21 gennaio 2008. Fotografie di Andrea Abati, Olivo Barbieri, Paola De Pietri, Gilbert Fastenaekens, Vittore Fossati, Jean-Louis Garnell, Jitka Hanzlovà, Alessandra Spranzi. Con un racconto di Paola Capriolo.
Il Museo di Fotografia Contemporanea ha affidato a otto importanti fotografi italiani ed europei l’incarico di realizzare una serie di ricerche fotografiche in altrettanti luoghi della Lombardia.
Si tratta di architetture storiche e luoghi di rilevanza naturalistica sui quali i fotografi hanno lavorato in totale libertà sviluppando un progetto artistico che racconta la realtà di questi luoghi e il contesto territoriale che li circonda.