Equipèco Anno 7 Numero 24 estate 2010
Una serata insolita direi, quella trascorsa assieme all'artista Nicola Artico. Una personalità forte, ma assolutamente equilibrata e gentile nei modi, un personaggio di ampia cultura artistica, del tutto privo di arroganza o presuntuosità. La sua creatività è sempre attiva, il suo essere fatica a rimanere quieto, anche nei momenti di riposo la mente di Nicola immagina nuovi progetti o possibili evoluzioni dei lavori ai quali sta lavorando. Il suo percorso artistico è molto vario: Nicola da inizio alla sua carriera con la passione per il restauro conservativo, in passato avremmo potuto conoscerlo nelle vesti di restauratore di affreschi presso le storiche chiese di Venezia; successivamente decide di dedicarsi allo studio della tradizione musicale indiana, la sua cultura musicale spazia tra i tradizionali strumenti indiani (le tablas, il tamburo pakwaj e il flauto bansuri). Un’importante fase di vita trascorsa nelle terre americane, esperienza che gli ha permesso di crescere non solo culturalmente ma anche e soprattutto artisticamente ed emotivamente, lo ha aiutato a sviluppare una sensibilità ed un equilibrio che saranno poi fondamentali per lo stile di vita al quale deciderà di dedicarsi. È proprio partendo dalla filosofia legata alla musica indiana che si riesce a comprendere il discorso di «Mutazione», che appare nei suoi lavori come passaggio necessario e fondamentale per il compiersi dell'evoluzione del «Dio» che si trova in ognuno di noi e che ci aiuta a cambiare.
L'opera più conosciuta di Artico è naturalmente Mutant Canvas, grazie alla quale l'artista ha avuto modo di lavorare accanto ai più noti critici d'arte come Sgarbi e Philippe Daverio, ai più amati personaggi della televisione come Iacchetti e Chiambretti, ed a personalità appartenenti al mondo della politica. Personaggi difficili da avvicinare, soprattutto se con l'intenzione di sottrarre loro del tempo prezioso ma Nicola sembra esserci riuscito senza il minimo sforzo, conquistandoli con simpatia, originalità ed un pizzico di follia. Nonostante gli impegni e la notevole diversità di caratteri e di modalità con le quali ogni singolo personaggio è abituato ad essere trattato, nessuno di loro ha saputo resistere al fascino di un artista così ricco idee, in grado di stupire con arguzia e competenza ogni singolo attimo trascorso in sua presenza.
Personalmente credo che la forza dell'artista derivi soprattutto dalla professionalità e dalla chiarezza delle sue idee. Non definirei le Mutant Canvas un lavoro semplice e divertente, ma piuttosto lo considererei uno studio impegnato delle possibili modalità di accostamento e fusione di elementi moderni e componenti del passato, senza però perdere il significato originale dell'opera antica e quindi evitando la distruzione dell'aura della medesima.
Sottolineerei inoltre che il passato e l’esperienza da restauratore di dipinti ed affreschi antichi, siano la fonte principale di un’elevata conoscenza dell’arte storica e, di conseguenza, di una notevole attenzione e cura nei confronti di quelle opere che oggi costituiscono dei veri e propri documenti del passato del nostro paese.
Per questo Nicola cura nei minimi dettagli i gesti, le posture, gli sguardi e le parole dei personaggi di oggi che inserisce nelle tele antiche, questa sorta di «intru-sione» prevede sin dal principio la consapevolezza dell'evento storico rappresentato dal quadro.
Ho trovato molto interessante anche il tentativo dell’artista di portare la propria arte all’interno di una realtà difficile come quella delle persone affette da gravi malattie, cercando di coinvolgerle in prima persona nel suo procedimento di produzione artistica.
Ciò è avvenuto all'interno di uno spazio ospedaliero presso il Reparto di Pediatria e Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale di Parma. Interessante l'evoluzione del lavoro di Nicola, che ha saputo conquistare la fiducia dei giovani pazienti trasformandoli in veri e propri attori protagonisti delle tele di Correggio. In questo caso il progetto, chiamato «Life Collection #3», ha dato voce alla creatività di persone che vivono in situazioni estreme mettendo alla prova lo stesso artista e la sua produzione artistica.
Direi dunque un artista che vuole essere completo, che non si definiscecome semplice video-artista, ma più precisamente artista new-media, le cui produzioni non sono semplici filmati, video o installazioni sonore, ed il cui suo studio colmo di tele pennelli nasconde quadri con colori termosensibili, in grado cioè di cambiare aspetto al variare della temperatura dell'ambiente circostante.
Ho chiesto a Nicola, quale sarà il suo prossimo passo, sembra che ci sia in serbo una grande sorpresa per l'Expo del 2015 come opera conclusiva della serie Mutant Canvas, dopodiché si cambierà totalmente rotta.
Ma non vi voglio svelare nulla a riguardo, l'estro e l'originalità dell'artista si riveleranno al momento più opportuno.