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Equipèco Anno 7 Numero 25 autunno 2010



Modernità e campo dell'arte: quando la responsabilità prende forma

Raffaele Quattrone



Trimestrale di arte e cultura


SOMMARIO | CONTENTS

ARCHITETTURA | ARCHITECTURE
2_la Biennale di Venezia - 12. Mostra Internazionale di Architettura
The Venice Biennale - 12th International Architecture Show
8_ Provincia Italiana
Evento Collaterale_A Collateral Event
Rd
12_Premio Internazionale Ischia di Architettura 2010
Ischia International Prize for Architecture
Luigi Prestinenza Puglisi – Anna Baldini - Stefano Bucci - Patricia Viel

PROGETTI | PROJECTS
14_ Modernità e campo dell’arte:
quando la responsabilità prende forma

Modernity and Art Field:
When Responsibilities Become Form
Raffaele Quattrone
17_Intervista a_Interview with Marco Cappellini
Olivia Faggi
Centrica - A new experience with Art
Rosa Pittau
22_Villa Pisani Bonetti
Manuela Bedeschi - Carlo Bonetti
23_Querci - Tremlett
Palladio: luoghi ideali di una tradizione futura
Ideal Places of Future Tradition
Luca Massimo Barbero
24_Poetica per un Progetto a Villa Pisani
Poetic Vision for a Project at Villa Pisani
Bruno Querci
25_Drawing per Villa Pisani
David Tremlett
31_Romaeuropa Festival
Rd
32_Per un laboratorio internazionale d’arte contemporanea
For an international Laboratory of Contemporary Arts
Giacomo Zaza
36_Immagini che suonano bene
Well Sounding Images
Luca Beatrice
38_Signum Foundation Palazzo Donà, Venezia
Light and Movement
Luce e movimento
A Personal View
Visione personale
Philip Morre
50_Roma, I martedì critici
Critic’s Tuesdays
Alberto Dambruoso-Micol Di Veroli
52_LATITUDE 34 – 40
Mostra Scambio: il secondo atto
Exchange Exhibition: second section
Lydia Takeshita - Cynthia Penna Simonelli
53_L’essenza dell’arte nel nome di Substance, artericaricabile
The Art Essence in the name Substance, artericaricabile
Dimitri Ruggeri
64_MiBAC – TPC
Capolavori recuperati
Masterpieces rerecovered
Severino Briccarello
80_Arte nell’Orto - Sinapsi infinite
Art in the Orchard_Infinite Synapses
Enrico Smith

ARTE_Approfondimenti | ART_Deepenings
26_Gerhard Richter
e la dissolvenza dell’immagine nell’arte contemporanea
and the fading of the image in contemporary ar
Luca Maffeo
29_Nedko Solakov - The Passage
Storia di un’opera, dalla fine al principio
An Artwork’s Story, from the end to the beginning
Laura Barreca
42_Alighiero Boetti.
Tutto e il contrario di tutto
Everything and the opposite of everything
Francesco Poli
46_Au Pair.
Coppie di fatto nell’arte contemporanea
Au Pair.
Contemporary artists duos
Giacinto Di Pietrantonio
54_Massimo Dalla Pola - A Moral Zoo
Arianna Beretta
56_Pierluigi Pusole – Experiments
A. M. D. G.
Alberto Zanchetta
60_Zhang Huan, Ashman
Arianna Carcano
62_Nino Migliori
Muri_Walls
Marilena Pasquali

THE FAIR
74_Roma
The Road to Contemporary Art
Rd

ARGOMENTI | TOPICS
76_2010 – IV Centenario della scomparsa di Caravaggio
IV Centenary of Caravaggio’s death
Antonella Arnaboldi
79_TransArchitettura
Giulia Smeraldo
87_PV = RT
Pirofilo
89_Amore, energia vitale
Love, vital energy
Sabina Caruso

FOTOGRAFIA | PHOTOGRAPHY
84_ Ritratti_Portraits
Timoteo Salomone

JAZZTIME
86_Il kolossum Rollins in giro per l’Italia
Kolossum Rollins on Tour round Italy
Walter Mauro

POESIA | POETRY
92_Le Abitazioni della Poesia
The Homes of Poetry
Ottavio Fatica
L’essere dell’uomo
The Being of Man
Flavio Ermini

CINEMA
94_Eco di una remota creatività
The echo of a remote creativeness
Dante Fasciolo
ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI

L’Archivio delle carte di Enrico Prampolini
Anna Maria Di Stefano
n. 37 autunno 2013

Yue Minjun
Michela Santini
n. 36 estate 2013

Alberto Di Fabio
Raffaele Quattrone
n. 35 primavera 2013

Le fonti della pittura aborigena
Judith Ryan e Philip Batty
n. 34 inverno 2012

Bill Viola
Luca Maffeo
n. 33 autunno 2012

Jan Fabre
Michela Santini
n. 32 estate 2012


Armando Lulaj (2006)
Time out of joint
doppia videoproiezione, 15’39’’
colore, sonoro
52 Biennale di Venezia, Padiglione Albanese
Courtesy dell’artista

Andrea Fraser (1991),
May I Help You?
(con la cooperazione di Allan McCollum) (AF 05/017)
DVD, 20 minuti, performance tenuta presso l’American Fine Arts di New York
Courtesy della Friedrich Petzel Gallery di New York e dell’artista

Cesare Pietroiusti (2006),
Quelli che non c’entrano
performance realizzata in occasione della mostra Gareth James – Cesare Pietroiusti, Torino
Galleria Franco Soffiantino
Foto di Fulvio Richetto
Courtesy della Galleria Franco Soffiantino e dell’artista

A partire da questo numero Equipèco ospita una rubrica sul rapporto tra Modernità e campo dell’arte promuovendo il dialogo tra approccio sociologico ed analisi estetica. In occasione di questa prima uscita il titolo della rubrica “Modernità e campo dell’arte” è seguito da una specifica (When Responsibilities Become Form) che richiama il titolo della mostra When Attitudes Become Form curata da Harald Szeemann presso la Kunsthalle di Berna e l'Institute of Contemporary Art di Londra nel 1969, invitando il lettore a riflettere su quelle forme artistiche di responsabilità anche sociale in un momento storico nel quale l’arte si lascia sedurre dalle tentazioni del mercato.


Le conseguenze dell’avvento della Modernità nel campo dell’arte e della cultura sono state diverse: disomogeneità e frammentazione culturale (la cultura umanistica con la sua vocazione di controcultura, la cultura tecnico-scientifica con la sua aspirazione al progresso, la cultura economico-commerciale con il suo orientamento al profitto, la cultura fondamentalista con la sua esasperata difesa del passato e così via), rigetto della razionalità a vantaggio della passionalità come incipit dell’atto creativo, autonomia dai mecenati privati ed autoreferenzialità, coinvolgimento delle masse (arte di massa versus arte d’élite, arte commerciale versus arte d’avanguardia, ecc.), importanza della concettualità e della critica rispetto alla mera rappresentazione e decorazione e così via.

Una delle conseguenze più incisive della Modernità sulla produzione artistica è sicuramente quella che il sociologo francese Pierre Bourdieu ha definito “istituzionalizzazione dell’anomia” cioè l’esistenza di istituzioni sociali in concorrenza tra di loro per la legittimità ed il riconoscimento artistico. In altri termini se prima della Modernità la concezione unitaria di arte è stata il riflesso di una diffusa omogeneità culturale, con l’avvento della Modernità non essendoci più una concezione unica ed unitaria di arte e di conseguenza di artista, il mondo dell’arte si configura sempre più come un campo di gioco o di lotta dove soggetti più o meno dotati di capitale economico, culturale, sociale e simbolico si contrappongono tra di loro per ottenere il dominio del campo cioè il potere simbolico di definire cosa sia l’arte e chi sia degno di fregiarsi del “titolo onorifico” di artista. Secondo questa interpretazione è possibile distinguere due sfere del campo: una autonoma, la cui produzione è rivolta agli altri artisti ed agli addetti ai lavori ed una eteronoma, la cui produzione è rivolta alla ricerca di consensi commerciali e profitti economici. Se nel secondo dopoguerra grazie soprattutto all’azione delle neoavanguardie il gioco era sbilanciato verso la sfera autonoma che biasimava la riduzione di un’opera d’arte, il cui valore è senza prezzo, ad un do ut des commerciale, a partire dagli anni ‘80 ed in modo ancora più sistematico negli anni ‘90 la logica eteronoma prevale su quella autonoma generalizzando una spettacolarizzazione dell’arte senza precedenti cui si collega l’esigenza sempre più diffusa di una sorta di fast food culturale che alla Cultura preferisce pillole di sapere precodificato che ricordano, per brevità ed efficacia, gli slogan pubblicitari o i messaggi racchiusi in certi cioccolatini. Di fronte alla forza di questo , percepito e vissuto come naturale ed immutabile, diventa vitale per alcuni artisti ritrovare quei principi della libertà intellettuale e culturale erosi dall’ideologia del capitalismo neoliberale promuovendo forme artistiche “di resistenza”. Ricordiamo a tale proposito la ricerca artistica di Hans Haacke, quella di Michelangelo Pistoletto e del Movimento Love Difference o quella del giovanissimo Armando Lulaj: la loro forza simbolica sta nella capacità di obbligare i media a parlare di certi argomenti sensibilizzando in questo modo l’opinione pubblica.

Spostandoci dalla produzione artistica al consumo culturale l’avvento della Modernità lascia intendere una democratizzazione dell’arte con la scomparsa della distinzione tra un’arte d’élite ed una di massa. In realtà, però, con la Modernità ed in particolar modo con quella sua fase definita da Bauman “liquida” si rafforza il ruolo delle istituzioni e della cultura d’élite. Da un lato, questo rafforzamento è dato dall’aumento di complessità e dalla conseguente tendenza alla disintegrazione della sfera culturale in una molteplicità di tendenze e discipline con la consequenziale mancanza di punti di riferimento che solo la cultura alta riesce a garantire grazie alle competenze dei suoi esperti. Dall’altro lato, invece, questo rafforzamento è legato alla mobilità ed alla stratificazione sociale, propri della società industriale avanzata, che permettono alle classi alte e medie di utilizzare la cultura come strumento di distinzione, di differenziazione, di mantenimento delle distanze da quelle inferiori. Queste riflessioni si legano in particolar modo alla ricerca artistica di Andrea Fraser o di Cesare Pietroiusti che spesso nella loro produzione hanno sottolineato i limiti della democratizzazione della cultura. Ecco quindi che di fronte ai processi di economizzazione e banalizzazione della sensibilità artistica la sfida sta nel lasciare che la responsabilità prenda forma contrastando non solo i processi di colonizzazione del campo artistico da parte di forze ad esso estranee ma anche sostenendo e difendendo l’autonomia del pensiero e della ricerca artistica.

Per saperne di più:
Pierre Bourdieu (1992), Les règles de l’art. Genèse et structure du champ littéraire, Paris, Seuil
www.francosoffiantino.com
www.lovedifference.org
www.paulacoopergallery.com
www.pensierinonfunzionali.net
www.petzel.com

Raffaele Quattrone, sociologo e Presidente del Dipartimento Emilia Romagna dell’Associazione Nazionale Sociologi, vive e lavora a Bologna.