Equipèco Anno 7 Numero 26 inverno 2011
La visionarietà dell’abitare tra ambienti fotografie e oggetti nell’arte e nel design
In un momento di crisi economica che alza la scure sulla cultura, la nona edizione della rassegna Maravee si eleva a concreto esempio di collaborazione fra pubblico e privato nel sostegno e nella diffusione dei progetti culturali radicati nel territorio e aperti all’internazionalità.
Nata nel 2002 con l’intento di aprire prestigiose location storiche del Friuli Venezia Giulia all’arte contemporanea declinata su più fronti linguistici (design, moda, teatro, danza, musica) mettendo in scena opere e performance di artisti italiani e stranieri all’insegna di una corale progettualità a più voci, dal 2010 Maravee rilancia la propria programmazione grazie al mecenatismo dell’azienda di arredo Gervasoni, che si affianca alla Regione Friuli Venezia Giulia e alla Fondazione CRUP.
Riaffermando la sua attenzione alla relazione uomo-ambiente e alla collaborazione ideativa e progettuale fra arte e impresa, che negli ultimi anni ha visto la rassegna orientata al connubio arte visiva-design, Maravee Domus mette in scena idee, modi e scenari tesi a una complessiva narrazione sulla visionarietà dell’abitare. Per dare corpo al concetto di domus come singola unità d’abitazione, come luogo unico e prezioso, che nella sontuosità del Castello di Susans vuole simboleggiare il valore dell’individuo e della soggettività. Un valore che in questa sorta di cammino verso casa, verso ciò che ci è più vicino e familiare, si manifesta come un’avventura nel segreto, nel non rivelato, nel non svelato. Perché, come ha scritto il filosofo tedesco Martin Heidegger, il segreto, ciò che è nascosto, non è qualcosa che suscita sgomento ma, al contrario, è ciò che ha in sé il domestico, il luogo che ci accoglie.
Narrazione visiva e sonora – con la collaborazione del Teatro la Fenice di Venezia per l’opera Don Giovanni, variazioni sul mito, commissionata dalla Biennale Musica 2010, e dell’Associazione Mattatoioscenico per l’animazione musicale delle sale espositive – che si espande in tre mostre nei tre piani del castello, in cui artisti e designer provenienti da Italia, Svezia, Austria, Inghilterra, Germania, Argentina e Olanda propongono insoliti modi di guardare e abitare l’ambiente domestico, fra lirismo e ironia. Seguendo lo spirito di una creatività nata dall’affondo nell’esistenza dei giorni, che contraddistingue l’identità di Maravee, fotografie, installazioni, sculture e oggetti di design mettono in scena la visionarietà che nasce dal ribaltamento del quotidiano e dalla poetica dell’ordinario.
La mostra intitolata Dove abito? si presenta come una vera e propria messa in scena di ambienti abitativi, creati da Bruno Muzzolini, Odinea Pamici, Helmut Grill, Silvia Levenson e Palle Torsson. Da un interattivo percorso entro corridoi e stanze che propongono un viaggio teso tra realtà e fiction cinematografica, alle case-scultura che ironicamente ammiccano alla commistione comunicativa della pubblicità; da una sontuosa e viscerale camera da letto a una fragile e poetica stanza dei giochi, all’interrogativo posto dalla mostra gli artisti rispondono inscenando mondi in cui la sorpresa ha il sapore dolce e al contempo pungente dell’ironia.
Abitare modi e luoghi è la mostra di fotografia in cui Eva Frapiccini, Cristina Galliena, Odinea Pamici, Helmut Grill, Karen Knorr e Leonie Purchas presentano diverse modalità di vivere l’ambiente domestico. Luoghi fotografati nella loro oggettività esistenziale, connotati dalla presenza di coloro che li abitano, dove l’arredo, gli oggetti e le persone stesse narrano differenze culturali e sociali. Anche nei casi in cui gli interni domestici appaiono privi di presenze umane, perché la caratterizzazione dei luoghi fotografati si eleva essa stessa narrazione esistenziale. In altri casi ancora, affiora invece una vera e propria trasfigurazione, in cui il senso dell’abitare si eleva a creazione visionaria da parte dell’artista.
Gesti e cose da abitare, la mostra di piccole sculture e oggetti di design, punta l’attenzione sul valore simbolico e funzionale di piccole cose legate al vivere quotidiano, ammiccando sia alle gestualità che chiamano in causa quelle legate a una precisa funzionalità, sia al ribaltamento di senso o di funzione suggerito dall’artista.
Appare come un curioso percorso al piano terra del castello, dove dalle opere di Bertozzi & Casoni, Corrado Bonomi, Belinda De Vito, Donatella Spaziani, Kiki Van Eijk, Silvia Levenson e Helmut Grill, tra luci e ombre affiorano lavorazioni certosine di materiali pregiati, come il vetro di Murano e la più raffinata porcellana, a fianco di materiali e oggetti riciclati.