Equipèco Anno 8 Numero 27 primavera 2011
k a t A R S i s Rinascite Contemporanee
Mi alzo alle sette e anche prima,
ho tanta voglia di dipingere che non riesco mai a smettere.
Lavoro per 10 ore al giorno e anche più.
Ma è un lavoro questo? Il tempo passa senza che io me ne accorga,
e viaggio lontano, oltre gli orizzonti del mio mondo immaginario,
che forse ha del miracoloso, ma nel quale sto bene.
(Mikalojus Konstantinas Čiurlionis)
Qualche sera fa ho avuto il piacere di venire guidata da Alessandro Giampaoli (Pesaro, 1972) nella sua mostra personale Deiwo, presso MC2 Gallery. Considerato che vorrei parlare prevalentemente di Mikalojus Konstantinas Čiurlionis (Varėna, 22 settembre 1875 – Pustelnik, 10 aprile 1911) c’è da chiedersi come nasce l’associazione tra un artista che nel 2011 ha presentato un progetto fotografico in bianco e nero e un maestro lituano del colore dei primi del Novecento.
Deiwo è un lavoro sul tentativo e sul raggiungimento del contatto tra l’uomo e l’Assoluto, che si manifesta dirompente come luce sacra inondando tutta la superficie, avvolgendo le figure, rese piccole al cospetto di tale forza. Credo che oggi sempre più artisti giovani si stiano confrontando con il misticismo percependolo come nuovo stimolo per se stessi e la collettività. Mi spiego, superata l’epopea del Pop e l’estenuante, nonché stucchevole, speculazione della sua fase Post, la parodizzazione alla Paul McCarthy ha fatto il suo tempo e il mondo intero è senza dubbio pronto a ricevere altro dall’arte contemporanea.
L’indebolimento dello spirito a favore della materia, l’avere al posto dell’essere, il nulla dilagante, l’incapacità delle istituzioni religiose di fornire risposte, tutto concorre a gettare l’uomo nello sconforto. Gli artisti percepiscono questo senso di precarietà e l’approccio al tema muove tra esperienza individuale, ricerca antropologica e suggestione popolare. Una delle mostre che ho trovato più apprezzabili e d’ispirazione per i giovani artisti alle prese con tali tematiche e proprio quella di Čiurlionis, pittore e compositore lituano che visse una breve ma intensa vita a cavallo tra Otto e Novecento. Si tratta di una pittura simbolista, assonante con quella magia che già troviamo in William Blake, dal tratto similmente vivo e vibrante, ma con atmosfere pacate, senza tempo che trovano ispirazione in Arnold Boecklin e nella pittura romantica.
Čiurlionis amava perdersi nei boschi come Caspar David Friedrich, ascoltando il canto della natura, luogo privilegiato d’ispirazione. E c’è un’affinità con alcuni suoi contemporanei come Maurice Denis, Segantini e Previati. La poesia pittorica del disciogliersi delle forme, che filamentose sfumavano verso l’assoluto, faranno da scuola alla pittura astratta e a quell’approccio al colore come veicolo trascendentale, dal primo Mondrian a Rothko, per intenderci. L’artista lavora a pastello e tempera su piccole tele dense di movimento, leggerissime grazie alla scelta di colori dai toni bassi, prediligendo gli equilibri ai contrasti cromatici.
L’approccio di Čiurlionis è volto a mostrare e condividere un’interiorità in grado di cogliere la magia presente nel paesaggio e nella natura, Gabriella di Milia, curatrice della mostra e studiosa dell’artista, scrive: ≪In lui vediamo coesistere due attitudini antagoniste: da una parte ha l’aspirazione a identificarsi con una legge armonica superiore, che si riflette nell’unità di tutto il creato; dall’altra accoglie l’esperienza di Wundt che aveva concentrato la sua attenzione sul vissuto individuale di ogni soggetto per determinare in quale direzione andassero le associazioni inconsce suscitate dalle impressioni e dalle sensazioni≫.
Questo tratto ingenuo, emotivo, il lento dissolversi delle fantasiose architetture nella luce, sfumandone i contorni come solo il ricordo e l’immaginazione sanno fare, pongono l’interlocutore in un dialogo privilegiato e intimo con l’artista, il cui grande merito è quello di saper evocare atmosfere che appartengono a un patrimonio archetipo universale.
L’interesse per la tradizione egizia e indu, l’approccio coi i Veda, gli studi astrologici (serie dedicata ai segni zodiacali) sono le basi su cui si edifica tutta la produzione dell’artista.
E poiché si parla in tale sede di contemporaneo, torniamo a Milano, XXI secolo, Čiurlionis e la sua pittura hanno fatto scuola anche qui. Tra i giovanissimi contemporanei eredi dell’artista vorrei menzionare l’attinenza tra il maestro e Marco Carli Rossi (Milano, 1979), così stretta che merita d’essere citata. L’artista predilige la carta, su cui scioglie il colore che, liquefatto, prende forme animali e vegetali, disciolte ma energiche, attingendo da una mitologia personale, frutto di una ricerca che interseca esperienza individuale e immaginario collettivo. La pratica artisticasi avvicina molto a quella di Čiurlionis, proiettandosi in un trascendente abbandono creativo, a cavallo tra sogno e realtà. In questo caso, ancora più del solito, godetevi le immagini!