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Inside Art Anno 9 Numero 85 aprile 2012



Cultura:un manifesto per ripartire

Maurizio Zuccari



The Living Art Magazine


SOMMARIO N. 85


NEWS

ARTE LAGUNA, VINCE L’ORIENTE di Evaristo Manfroni


COPERTINA

CULTURA, UN MANIFESTO PER RIPARTIRE di M. Zuccari

MADE IN ITALY, PROPOSTE PER UN RILANCIO
intervista con Massimo Sterpi di Maurizio Zuccari

ABRAMOVIC, IL CORPO COME DONO di Eugenio Viola


MONDO

FLUXUS, UN FLUSSO INARRESTABILE di Giorgia Bernoni

GLI EVENTI DEL MESE di Giorgia Bernoni


ITALIA

FERRARA, RISPOSTE ALLA VIOLENZA di Silvia Cirelli

DONNE, LA FERITA COME CULTURA di Carla Sanguineti

MACRO, PASSAGGIO TRA LE FASI DELL’ESISTERE
di Bartolomeo Pietromarchi

GLI OGGETTI IMMAGINABILI conversazione con Marco Tirelli
di Maria Letizia Bixio

GLI EVENTI DEL MESE di Silvia Novelli


MUSEI, GALLERIE & VERNISSAGE

MAG, UNA STORIA NELL’ALTRA di Francesco Angelucci

«L’ARTE AMBASCIATRICE DI PACE»
colloquio con Ermanno Tedeschi di Chiara Crialesi

INDIRIZZI D’ARTE di Maria Luisa Prete

LE INAUGURAZIONI DEL MESE di Zoe Bellini


PORTFOLIO

GRANDI COMBATTENTI INDIFESE di Simona Ghizzoni


INSIDE ARTIST

GIOVANNI G AGGIA, COL CUORE IN MANO
di Monia Marchionni

UN ’UNICA DANZA PER T UT TI GLI UOMIN I di Francesco Sala


OUTSIDE ARTIST

MATTEO BERGAMASCO, UN SEGNO ALCHEMICO di D. Amico


FORMAZIONE & LAVORO

VOGLIAMO UNA STORIA LIBERA E BELLA di Alessia Cervio

RUFA, LA PRATICA OLTRE AL TALENTO di Massimo Canorro


MERCATO & MERCANTI

MUSUMECI GRECO, LA PEGGY CAPITOLINA di Ornella Mazzola

IL BRASILE VOLA AL TOP di Elida Sergi

OCCHI PUNTATI SU NEW YORK di Stefano Cosenz


ARGOMENTI

RISCATTARSI CON L’ARTE Intervista con Mario Caligiuri di M. L. P.

VIAGGIO IN CALABRIA di Maria Luisa Prete

L’ORA DELL’IMPEGNO di Caterina Arcuri


ARCHITETTURE & DESIGN

MARSIGLIA TRA TERRA E MARE di Andrea Rodi

UNA PIAZZA SUL TEVERE di Simone Cosimi

KE NAKO, IL PIACERE DI SENTIRSI A CASA di Maria Luisa Prete

FUORISALONE, NON SOLO ZONA TORTONA di Silvia Moretti

LOTTARE PER LA QUALITÀ parla Giuseppe La Spada di G. Spacca


LETTURE & FUMETTI

KLEIST, L’AVANA VISTA DA UN TEDESCO
di Checchino Antonini

L’ENIGMA DELL’ARCHITETTO di Andrea Camilleri

IL DRAMMA IN UN SORRISO di Luca Beatrice


VISIONI & MUSICA

VICARI, QUEL SANGUE COSÌ ITALIANO di Camilla Mozzetti

GIORDANA, TRENTA ATTORI UNA SPONDA di Claudia Catalli

GIARDINI DI MIRÒ, MELODIE ANTICRISI di Simone Cosimi


RUBRICHE
L LINGUAGGIO DEGLI OCCHI di Giorgia Fiorio

LA FINESTRA SUL MONDO di Carmelita Brunetti

QUI ITALIA di Sabrina Vedovotto

SACRALITARS di Andrea Dall’Asta

SEGNI PARTICOLARI di Antonia Marmo

MIPIACENONMIPIACE di Aldo Runfola

ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI

Quattro cavalieri in cerca d’autore
Maurizio Zuccari
n. 92 dicembre 2012

Lunga vita alle pin up
Serena Savelli
n. 90 ottobre 2012

La modernità come distacco
Félix Duque
n. 89 settembre 2012

L'estate che verrà
Maria Luisa Prete
n. 88 luglio-agosto 2012

Mastromatteo. Il paesaggio in superficie
Maria Luisa Prete
n. 83 febbraio 2012

Chiara Coccorese. Scatti dal paese delle meraviglie
Giorgia Bernoni
n. 82 dicembre 2011


Arte & sviluppo: un binomio irrinunciabile per superare la crisi e rilanciare l’economia. A sostenerlo è un documento programmatico del Sole 24 ore che ha raccolto oltre tremila firme, tra cui la nostra. Un’idea benemerita, con qualche avvertenza.


Ha superato quota tremila la raccolta di firme promossa dal Sole 24 ore per il manifesto col quale il quotidiano rilancia l’importanza della cultura per la rinascita economica del Belpaese. Cinque i punti programmatici dell’appello lanciato a fine febbraio: una costituente per ribadire che senza cultura non c’è sviluppo; una strategia di lungo periodo; cooperazione tra i ministeri competenti (Cultura, Economia e Istruzione, tra l’altro firmatari della piattaforma); arte e cultura a tutti i livelli scolastici e, buon ultimo, intervento dei privati nel patrimonio del paese, per favorire appunto lo sviluppo di una cultura diffusa. Un’iniziativa benemerita, come segnala l’alto gradimento ottenuto tra i sottoscrittori – operatori culturali, intellettuali e qualche ministro – tra i quali la nostra testata, alla quale non si può che plaudere. Una sollecitazione volta a ribadire come, contrariamente a una certa visione della politica secondo cui con la cultura non si mangia, non solo si afferma il contrario ma si vuole sottolineare che senza di questa nessuno più potrà sfamarsi, nel nostro paese come nel resto dell’Occidente (ancora) consumistico, dove il capitale maggiore non sono più i beni, ma la circolazione delle idee.

Una valutazione, questa, forte dei dati statistici che indicano come l’Italia, che da sola possiede oltre i due terzi del patrimonio storico artistico mondiale, sia assolutamente incapace di farlo fruttare. Due dati su tutti: nel dibattito sollevato si lamenta come l’insieme dei musei italiani fatturi poco più del solo Moma di New York (circa 40 milioni di euro l’anno) e la metà dei circa 37 milioni di visitatori annui nel nostro paese vedano solo 8 grandi musei. Sicché, un settore che si vuole strategico quale quello delle aziende che operano nella cultura e nell’industria creativa occupa a malapena 500mila addetti, la percentuale più bassa d’Europa. Di qui la richiesta, a gran voce, di liberare il settore dalle pastoie che rendono difficile e antieconomico l’intervento dei privati per mettere in valore le risorse non sfruttate. Non più sussidi ma maggiore competitività, alla luce di quella che appare la panacea d’ogni male contemporaneo: liberalizzare.

Fin qui, niente di nuovo. Stupisce, semmai, il colpevole ritardo della politica – del sistema paese, diremmo con pessima frase fatta – nell’affrontare con logiche economiche e moderne il tema che l’iniziativa del Sole rimette nel piatto. Ciò detto, alcune perplessità. Vediamole. Al di là degli esiti d’ogni liberalizzazione – il più grande equivoco della storia, dai tempi della nascita del cristianesimo – colpisce come l’appello allo spirito critico che la scuola dovrebbe favorire, insito nel manifesto, sia sottoscritto dagli stessi membri della compagine governativa che reclama mazzate verso ogni dissenso, dai no Tav fino ai fantasmi sindacali. Tali quisquilie a parte, l’idea che a un certo punto, smessa di produrre ricchezza reale, si passi sic et simpliciter a fare altro, si scontra col tracollo dell’economia reale. Ammesso che ciò riesca, il gioco delle tre carte a un certo punto finisce e il banchetto va all’aria, come ben sa chiunque non arriva a fine mese e non sa, né può, ricollocarsi altrove.

Ma è davvero possibile una crescita dell’offerta culturale avulsa dalla crescita economica strutturale? Non andiamo a confinarci, nella migliore delle ipotesi, nel ghetto di produttori di servizi culturali, persa ogni capacità produttiva? Non rischiamo d’essere una Venezia del futuro, estesa dall’Alpi all’Etna, incapace d’essere alcunché tranne che un paradiso dei flussi turistici a macchia di leopardo? E ancora, se la cultura è espressione di un patrimonio anzitutto economico o, per dirla come certi pensatori d’antan, è espressione del sistema dominante, come pensare che la crisi sia meramente economica e non coinvolga invece le basi della nostra cultura occidentale, vale a dire consumistica e – si passi il termine – capitalistica? O, piuttosto, si debba smettere di pensare a uno sviluppo sostenibile e passare a una decrescita, più equanimemente sostenibile? Farlo prima che, a furia di guerre infinite, si torni all’età della pietra? Comunque vada, abbiamo segnato di classicità e rinascimento la storia del mondo, in un momento in cui barbari e invasori passeggiavano tranquilli sulla nostra pretesa superiorità culturale. Che una rinascita sia ancora possibile, è questione che non tocca solo acchiappanuvoli e vendifumo, ma ciascuno di noi. In tal senso, il rapporto del governatore di Bankitalia Visco che denuncia nell’80% degli italiani tra 16 e 64 anni un’insufficiente “competenza alfabetica funzionale”, vale a dire che non padroneggia la propria lingua, figurarsi altre come il pur osannato inglese, non fa ben sperare. Un manifesto può servire, a patto che alle orazioni seguano le azioni, e si capisca che fare e dove si va.