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Inside Art Anno 9 Numero 92 dicembre 2012



Quattro cavalieri in cerca d’autore

Maurizio Zuccari



The Living Art Magazine


SOMMARIO N.92

NEWS
11 le connessioni di digital life di Claudia Quintieri

COPERTINA
12 quattro cavalieri in cerca d’autore di Maurizio Zuccari
14 La fine del mondo senza anabasi di Ernesto De Martino
16 arte, si salvi chi può di Maria Luisa Prete

MONDO
22 chiaroscuri metropolitani di Martina Adami
26 gli eventi del mese di Giorgia Bernoni

ITALIA
28 le bandiere dello sguardo di Filippo Maggia
32 gli eventi del mese di Silvia Novelli

MUSEI
35 spazio Grisù, Factory nostrana di Giulia Cavallaro

GALLERIE & vernissage
38 Tenuta dello scompiglio, spazio per un dialogo
di Irene Canale
42 indirizzi d’arte di Maria Luisa Prete
48 le inaugurazioni del mese di Silvia Novelli

PORTFOLIO
50 le maschere di giosetta di Marco Delogu

INSIDE ARTIST
52 alberto di fabio, piccola cosmogonia sensoriale
di Giorgia Bernoni

OUTSIDE ARTIST
59 roberta coni, le tentazioni della carne
di Maurizio Zuccai


FORMAZIONE & LAVORO
63 tam tam, una scuola d’eccellenza di Alessia Cervio

MERCATO & MERCAnti
64 aste, crescono gli italiani di Stefano Cosenz
66 alberto Zanmatti, compagni di strada di Ornella Mazzola

PERSONAGGI e ARGOMENTI
68 l’arte è per tutti anche se è in hd
intervista con Roberto Pisoni di Maurizio Zuccari
70 Vigamus, il museo dei videogiochi di Francesco Angelucci

FONDAZIONI
72 Atelier Wicar, prospettiva e gravità di Margherita Criscuolo

ARCHITETTURE & DESIGN
74 crescere nella comune da sogno di Simone Cosimi
76 la casa della fantasia di Valentina Piscitelli
78 sofitel hotel: incontri di stili e culture di Irene Canale
82 italian living experience, il belpaese a pechino di F. A.
84 dematteis, tutta la precisione del mondo di Giulio Spacca

LETTURE & FUMETTI
86 bambini fuori dal comune di Margherita Criscuolo
90 innocenti, l’immagine è il nulla di Francesco Angelucci

VISIONI & MUSICA
92 KEN LOACH, disincanto d’autore di Claudia Catalli
94 la scelta, una prova di coraggio civile di Giorgia Bernoni
96 mattia de luca, quando il folk è filosofia di vita di Francesco Angelucci

RUBRICHE
09 IL LINGUAGGIO DEGLI OCCHI di Giorgia Fiorio
25 LA FINESTRA SUL MONDO di Alexandru Balasescu
31 QUI ITALIA di Alberto Fiz
62 SACRALITARS di Andrea Dall’Asta
80 SEGNI PARTICOLARI di Antonia Marmo
98 MIPIACENONMIPIACEdi Aldo Runfola
ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI

Lunga vita alle pin up
Serena Savelli
n. 90 ottobre 2012

La modernità come distacco
Félix Duque
n. 89 settembre 2012

L'estate che verrà
Maria Luisa Prete
n. 88 luglio-agosto 2012

Cultura:un manifesto per ripartire
Maurizio Zuccari
n. 85 aprile 2012

Mastromatteo. Il paesaggio in superficie
Maria Luisa Prete
n. 83 febbraio 2012

Chiara Coccorese. Scatti dal paese delle meraviglie
Giorgia Bernoni
n. 82 dicembre 2011


David La Chapelle, Deluge, 2009

Albrecht Durer (1471-1528), apocalypse

Enrico baj, Apocalisse, 1979

A ogni bivio della storia l’uomo e l’arte si sono misurati con il mondo che verrà, dopo aver vagheggiato la fine la cultura appare incapace di dare il là a un nuovo inizio


Del doman non v’è certezza, carnacialava Lorenzo de’ Medici agli abbrivi del Rinascimento, invitando a darci sotto, godersi la vita finché si è giovani e in tempo. Sarà per quest’assenza di certezze che l’uomo, tra i tanti, ha inventato il mito dell’apocalisse. Qualcosa che in origine significava disvelamento, rivelazione, ha assunto nella dottrina giudaico cristiana l’idea della fine come significato, della morte di questo mondo perché se ne sveli il senso ultimo, e dunque del giudizio universale legato alla parusia, la venuta finale del Cristo.
Prim’ancora che figli di Dio o di Noè, siamo tutti figli dell’apocalisse: in attesa di un diluvio che spazzi e rigeneri. Schiere di apocalittici, dai millenaristi ai rivoluzionari d’ogni sorta, hanno vagheggiato tabule rase capaci di redimere il mondo, a ogni bivio della storia e pure prima che i Maya, dal calcolo delle congiunture astrali, mettessero questo 21 dicembre la parola fine a un’era.
Perché un popolo a cui era sconosciuto l’uso della ruota e dei metalli si desse tanto daffare in astronomia è uno dei misteri della storia, e se hanno avuto ragione l’avrete già saputo al momento di leggere queste righe. Ma due stramberìe contrapposte vanno messe a fuoco: l’idea che la fine di una parte coincida con quella del tutto, e che la risposta a questa – alla morte delle umane cose – sia un salto nell’eternità.

Un Eden dove ritrovarsi, di là dal bene e dal male dell’aldiquà. Ma nessuna soluzione finale è possibile alle angosce del vivere, i quattro cavalieri magistralmente disegnati da Albrecht Dürer continuano, mutatis mutandis, a galoppare nel mondo. Così sorprende, di questi tempi, chi ancora sospira a quanto contrabbandato dall’ideologia dominante, che al banchetto dell’opulenza ci sarebbe stato posto per tutti e quindi che il consumo, anzi lo spreco, sarebbe stato il miglior carburante di un sempiterno progresso.
Chi ignora che questa nostra cultura è destinata a fare un botto memorabile, se non siamo in grado d’imprimerle una svolta, capire che non possiamo affidarci a un modello che non sostiene più l’Occidente, figurarsi il globo.
E la cultura? Un esercito d’intellettuali e d’artisti, in ogni tempo, ha detto la sua sul dopofine ma oggi il solipsismo e l’incapacità d’anabasi, di risalita dal fondo del pozzo, è tanta che abbiamo ripescato un testo di Ernesto De Martino, vecchiotto ma attualissimo, sulle apocalissi culturali.
Ché il tempo fugge e i quattro sono ancora in cerca d’autore. Buona fine del mondo. E buon inizio.