Arpiani Pagliarini

Alla 'città-memoria' si riferisce esplicitamente l'opera di Arpiani Pagliarini: l'installazione è infatti una ricostruzione di un cantiere di restauro in vista del Giubileo del 2000 della 'rovina' dell'appartamento di via Montalcini nĀ8, appartamento in cui fu tenuto prigioniero Moro durante il suo sequestro. Il cantiere è inserito all'interno della vetrina dello spazio espositivo che affaccia sulla strada tale da sottolineare il limite tra realtà e finzione, interno ed esterno, limite sul quale i due artisti nelle loro opere si muovono con estrema disinvoltura. Se infatti da un lato l'opera riflette sull'idea di memoria collettiva e soprattutto sulla sua rimozione, attraverso una di quelle vicende che appartengono ad una storia non conclusa e non chiarita, tornata drammaticamente d'attualità in questi giorni, e di estrema gravità, dall'altra la formalizzazione che i due artisti ne danno si muove esattamente sul versante opposto: l'argomento viene trattato attraverso un linguaggio che si avvale di stilemi prelevati dal mondo mass mediatico, che utilizza il filtro della fiction, della ricostruzione scenografica (il finto cantiere) o lo stile fumettistico (i disegni della rovina). La realtà, anche la più drammatica, viene così filtrata attraverso il linguaggio della fiction, creando un cortocircuito in cui, come notava Debord, il vero diventa solo un momento del falso, in una realtà che si sforza sempre di più di riprodurre la finzione.

B.P.










 
   

Arpiani Pagliarini,
Rovine di Via Montalcini 8,
1999, veduta interna dell'installazione,
legno, lampade, pannello.

 
   

Arpiani Pagliarini,
Rovine di Via Montalcini 8, 1999,
veduta esterna dell'installazione

 
   

Arpiani Pagliarini,
Rovine di Via Montalcini 8, 1999,
veduta esterna dell'installazione