Il girotondo delle Muse
Paolo Fabbri
Intervista di Orietta Berlanda
Cosa intende con il termine traduzione in riferimento ai vari linguaggi di diversi linguaggi artistici?
Preferisco parlare di trasduzione piuttosto che di traduzione. Con questo termine si intende estendere un concetto solitamente impiegato nel campo delle lingue verbali naturali ai sistemi semiotici, a linguaggi diversi nei modi espressivi come la musica, la pittura, la poesia o il cinema, e vedere come l'arte contemporanea pratica attivamente un'attività di trasduzione tra questi diversi linguaggi. Si tratta di una modalità di ricerca molto comune nella semiotica dell'arte, per fare dei riferimenti concreti cito gli studi di Jackobson sull'arte verbale dei poeti-pittori come Paul Klee o William Blake, oppure le ricerche di un musicista come Pierre Boulez sul modo in cui Paul Klee traspone le sue competenze musicali in pittura. Questo processo avviene anche nella pratica degli artisti stessi, come Giorgio de Chirico che passa dalla pittura alla scrittura romanzesca come in Hebdomeros. Tutte le avanguardie hanno simultaneamente praticato scultura, pittura, letteratura e poesia. La capacità dell'arte contemporanea di cimentarsi in una estesa attività trasduttiva rende interessante lo studio in questo campo. Il punto di partenza di questo tipo di studi sta nella constatazione che la trasduzione è una modalità che, senza violare l'autonomia di diversi linguaggi, arricchisce sia i linguaggi di partenza che quelli di arrivo.
Quali sono gli apporti teorici che hanno affrontato il concetto di relazione tra le varie arti?
Dal punto di vista teorico all'inizio del secolo si visse una situazione schizofrenica. Da una parte le avanguardie artistiche praticavano un'estesa attività di trasduzione dei linguaggi, dall'altra parte la teoria affermava l'autonomia e la specificità di questi linguaggi e cercava di costruire linguaggi autonomi per la musica, la poesia e così via. Oggi invece assistiamo a degli atteggiamenti di tipo sincretico: l'arte contemporanea con le sue installazioni prende in considerazione aspetti architettonici e spaziali, il linguaggio del cinema si mescola con quello musicale e anche la scultura e la pittura sono in reciproca trasduzione.
In riferimento alla sinergia tra le arti lei ha parlato di "girotondo delle Muse". Cosa intende con questo termine?
Per un lungo periodo si è avuta una tendenza orientata all'individuazione di codici autonomi specifici per ogni arte. In quel contesto le Muse stavano separate e delegavano all'Apollo filosofico il diritto di legiferare. Io ritengo invece che nel "Girotondo delle Muse", cioè nella trasduzione tra tutti i sistemi di linguaggio emergano delle problematiche teoriche implicite nelle traduzioni. Non c'è una legislazione estetica univoca, ma sono le arti stesse che elaborano nella pratica concetti che poi tocca alla teoria capire. Questo accade in quasi tutte le pratiche artistiche. Calvino ha detto che l'ispirazione dei suoi romanzi gli è venuta da un pensiero visivo. La sua scrittura è una trasduzione da fonti visive nella scrittura. Quando ha scritto la propria autobiografia Il castello dei destini incrociati l'ha scritta usando le carte da gioco chiamandola un'iconologia fantastica. In un'altra occasione Calvino ha trasposto una mostra di De Chirico al Beaubourg in uno straordinario testo che descrive i quadri dell'artista e allo stesso tempo costruisce una delle sue città invisibili attraverso la ricostruzione della visita di una mostra di De Chirico.
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