L'edicola digitale delle riviste italiane di arte e cultura contemporanea

::   stampa  

Vegetali Ignoti (2003 - 2004) Anno 6 Numero 17



Silvia Saint

Riccardo Paracchini e Margaretha Zelle

E' un'artista molto brava. Solo che lei non lo sa.



ARTICOLI DAGLI ALTRI NUMERI

Viaggio in Tedeschia
Vegetali Ignoti
n. 10 inverno 2004

Questa azione non e' un evento ufficiale della Biennale
Al Fadhil
n. 21 giugno 2003

Alice Sturiale
Riccardo Paracchini
n. 20 inverno 2003

Michel Houellebecq
a cura di Michele Trecca
n. 20 inverno 2003

La necessita' di dimenticare
Raffaele Gavarro
n. 19 estate 2002

Il cielo 0001 0100
Aldo Nove
n. 18 maggio 2002




Silvia Saint (Silvia Tomcalova, Kyjov, Repubblica Ceca, 12 febbraio 1976) è l'artista più interessante di questi ultimi anni.

Come in un romanzo di J.L.B. Silvia Saint rappresenta il tipico esempio di realismo liberale, di colei che con la sua volontà si è fatta da sola ed è riuscita a rimanere se stessa. Dopo la scuola essa ha studiato gestione per 2 anni, quindi è stata impiegata in un hotel come responsabile in contabilità e vendita: ma a 19 anni con un piglio risolutore decide di dare una svolta alla propria vita. Iniziano così le sue fenomenali esposizioni, che la porteranno ad essere, nel giro di pochissimi anni, la numero uno, un vero e proprio caso nel panorama dell'arte contemporanea. E non solo artistica, giacché con la sua determinazione e il suo carisma al servizio del reale, ha influito, e influisce profondamente nello sviluppo e nel sostentamento di vasti settori sociali ed economici mondiali.

Tralasciando ogni commento sulla sua opera artistica (di cui esiste già una vasta letteratura), mi preme qui evidenziare alcuni aspetti basilari del fenomeno Silvia Saint, in particolare del suo legame con internet; lei, questa semplice ragazza che ama ancora, nel suo tempo libero, stare con la nonna, fare passeggiate e ciclare in campagna, è infatti uno dei principali elementi che hanno contribuito alla diffusione di internet nel mondo.
Vedremo.

Silvia Saint ha avuto l'intuizione e soprattutto la capacità di legare la sua opera e il suo nome in un tutt'uno indissolubile con "l'arte del suggerimento". Ha trasformato il suo nome in un marchio, quindi con un valore intrinseco, a dir poco inferiore solo a quello di "Coca Cola" e "Walt Disney". Cioè: il valore economico di Silvia Saint è incommensurabilmente
superiore ai suoi risultati di bilancio. Ovvero: va al di là di se stessa. L'esempio di tutto questo si può avere con una semplice navigazione. Esistono, oltre a migliaia di siti che divulgano la sua opera nel web, aziende che utilizzano il marchio "Silvia Saint" nei loro meta name (e/o realizzando pseudo-pagine su di lei), con lo scopo di avere una maggiore visibilità (scopo: visione = esistere). Il suo nome è riconosciuto e sfruttato sotto varie forme: Silvia Saint, Sylvia Saint, Silvia Sint, Silvia Saints ecc. Il suo nome nel web è registrato in ogni forma: ad esempio: silviasaint.org/ silviasaint.com/ sylviasaint.com/ sylvia-saint.com/ silviasaint.net/ sweetsilviasaint.com ecc ecc all'infinito. Ci sono siti di fans club più o meno autorizzati (o ben fatti, o come accennato precedentemente con il semplice scopo di reindirizzare i navigatori verso altre attività lucrose), nonché di sosia (che in modo deprecabile, ma alquanto curioso, utilizzano il nome della nostra ragazza). È possibile addirittura crearsi gratuitamente e-mail (istruzioni in 14 lingue) con il tuonome@silviasaint.czz.com! Il massimo!!

Quello che voglio sottolineare dopo questa breve panoramica di casi, è che esiste tutto un mondo che vive esclusivamente grazie all'amore che questa ceca ha infuso nel suo lavoro (essa ha introdotto il sorriso in un'arte dove questo era solo un incidente, significando che essa ha un¹anima, che è viva, che noi dobbiamo capirla, volerle bene, ascoltarla...). E che non esiste personaggio dello spettacolo (musicale o cinematografico), e ripeto non esiste, che possa vantare un giro d¹affari diretto e indiretto, un seguito e un indotto paragonabile al suo.

E poi: qual è l'influsso che Silvia Saint ha dato alla diffusione di internet sul pianeta Terra? Cosa sarebbe il Nasdaq senza Silvia Saint? Credo nulla, o per lo meno una piccolissima cosa. Basta scorrere i dati ufficiali: 1996, prime apparizioni e crescita esponenziale delle connessioni; marzo 2000, essa annuncia di volersi ritirare: le Borse mondiali subiscono un tracollo pauroso. Stessa sorte nel gennaio-febbraio 2001 quando arriva la conferma definitiva (Silvia Saint, colei che ha lavorato per l'amore e non aveva mai conosciuto l'Amore, abbandona l'attività artistica perché ha trovato l'uomo della sua vita, e desidera sposarsi, avere dei bambini e vivere felice e contenta per tutta la vita). Neppure l'abbassamento dei tassi da parte della Federal Reserve è riuscita a far cambiare rotta alla Borsa, ed in particolare alla New Economy, indissolubilmente legata alla figura della bionda. Tant'è che l¹Associazione statunitense dei bookmakers ha proposto di adottare l'immagine di Silvia Saint.

Ah, dimenticavo le stelle: l¹immagine di Silvia Saint è stata portata anche nello spazio.

SYLVIA SAINT
di Luca Scarabelli e Margaretha Zelle

Oscena, licenziosa, indecente, sconcia, immorale, scurrile, lasciva, indegna, sconveniente, indecorosa.

NO! Sylvia Saint è una pornostar, ma non ha nulla a che fare con tutto questo. Lei è una cara stella che ha donato il suo corpo per far felici gli altri e per uno scopo oggi considerato nobilissimo. Fare soldi. E farli fare a qualcun'altro. È una donna molto bella, che ha usato ogni parte di se stessa per trovare un suo ruolo, un suo posto nella società, in un modo molto facile e diretto. Il sistema l¹ha subito amata, perché lei ha concesso a tutti d'essere amata, sognata, desiderata, immaginata. È scivolata così, consapevolmente insaponata, verso migliaia di braccia aperte, verso altri corpi. Lei ha scelto una vita in posa, una vita d¹immagine, ha scelto di trasformarsi in una foto, un poster, una cassetta vhs, un file. Sylvia Saint è quindi un'attrice fuori dai generis, perché non è un'attrice. Lei non racconta storie, lei le storie le sussurra con i suoi movimenti, con le labbra socchiuse, con gli occhi dolci, con le gambe aperte, con la lingua fuori, in pose artefatte, scenografiche e sempre uguali a se stesse.
Lei è la natura artificiale, non recita, non sa recitare, ma ci fa. Lei ti permette di inventarti la tua storia e ti trasforma in attore. La storia quindi la inventi tu, il vero attore, con i tuoi pensieri, in qualche strano luogo un po¹ nascosto.

Ora Sylvia Saint ha deciso di ritirarsi. Ora la natura artificiale si riflette su se stessa e comincia a godere dei suoi frutti. Un conto in banca notevole e la sua immagine tradotta, moltiplicata, massificata, lodata e inondata sotto lo sguardo di occhi ormai orfani. Ma paradossalmente alla fine ci si accorge che Sylvia Saint non è mai esistita e quindi non la troverete mai attaccata sulla parte interna di un T.I.R, o sulla parete sporca di grasso del meccanico sotto casa.
Che s-fortuna.

Sopra Riccardo Paracchini ci dice che Sylvia Saint è un'artista. Ha ragione. Aggiungerei: molto brava. Solo che lei non lo sa.
Luca Scarabelli e Margaretha Zelle