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Vegetali Ignoti (2003 - 2004) Anno 6 Numero 17 febbraio 2002



Intervista a Monica Vitti

Maria Grazia Recanati



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Monica Vitti

Giorgio Morandi

Giorgio De Chirico

Maria Grazia Recanati: Quale è il periodo della sua vita che ricorda più spesso?
Monica Vitti: La mia giovinezza è il periodo che ricordo più spesso, anche se non è stato facile, ma pieno di parole che si confondevano con il teatro. Realtà e irrealtà mi hanno sempre girato intorno.
M. G. R.: In cosa si è più sentita incompresa dagli altri?
Monica Vitti: Forse mi sono sentita incompresa da bambina: due fratelli più grandi di me avevano il potere e io ho scelto di recitare per reinventare la mia vita. Non mi posavo mai sulle parole, ma sulle emozioni.
M. G. R.: Lei parla in termini molto tristi della sua infanzia e della sua famiglia. Quanto è stata ²ribelle² Monica Vitti nei confronti del suo mondo di origine? E quanto ha sofferto in questa ribellione?
Monica Vitti: Non sono stata ribelle abbastanza, perché mia madre soffriva più di me. Le ribellioni sono guerre, e si può restare feriti. Allora ho cercato la fantasia, l¹emozione, l¹immaginazione che mi hanno poi seguito nei teatri. Avevo quattordici anni e mezzo quando ho recitato per la prima volta ne ²La nemica² di Niccodemi, una donna di sessant¹anni. Durante le
ribellioni, si spera nel cambiamento. Io avevo da piccola una poltroncina, che significava la libertà, specialmente dei pensieri. Mi mollavo lì, ferma, aspettando che qualcosa cambiasse. Io avrei voluto avere qualche ribellione qua e là. Cercavo la fantasia, che mi ha fatto recitare, essere un¹altra.
M. G. R.: Quando ha cominciato Monica Vitti a sentirsi veramente libera? In cosa consiste la sua libertà?
Monica Vitti: Mi sono sentita veramente libera quando ho scritto il mio primo libro, ²Sette sottane²: scrivere è una grande libertà, qualche volta una rivoluzione, nella scelta della vita, degli amici, che ti permettono di cambiare.
M. G. R.: Lei ha scritto: ²Faccio l¹attrice per non morire², e ²Quando a 14 anni e mezzo avevo quasi deciso di smettere di vivere, ho capito che potevo farcela, a continuare, solo fingendo di essere un¹altra, facendo ridere il più possibile². Si può dire che l¹arte ha salvato Monica Vitti dalla disperazione?
Monica Vitti: Non era proprio una disperazione, ma la necessità di un cambiamento profondo.
M. G. R.: Il film che per primo ha lanciato sul piano internazionale la figura di Monica Vitti come attrice comica è ³La ragazza con la pistola²: girato nel 1968 ironizza sul problema dell¹emancipazione femminile. Come ha vissuto quegli anni di rovente contestazione? Cosa pensa della condizione femminile oggi?
Monica Vitti: Ho vissuto quel momento lavorando senza posa, stando a casa a scrivere, a leggere, alternandomi con la realtà, che cerca di spiazzarmi ancora oggi. Riguardo alle donne vorrei essere vicina alle donne che non conosco, sapere la loro vita. Le donne mi hanno sempre sorpresa: sono forti, hanno ancora la speranza nel cuore e nell¹avvenire.
M. G. R.: Lei ha cominciato come attrice di teatro, recitando in ruoli di grande impegno. Cosa ha significato il teatro? Quali sono gli autori per il teatro che hanno plasmato la sua formazione?
Monica Vitti: Il teatro significa fantasia, libertà, cambiare sempre la mia storia, vivere sempre un¹altra emozione. Più che gli autori per il teatro, sono stati Silvio D¹Amico e Sergio Tofano, due geni, a formare le menti di noi allievi dell¹Accademia Nazionale d¹Arte Drammatica. Hanno cambiato il tragitto del mio lavoro. Era difficile, si diceva, che una donna potesse essere un comico con la stessa forza di un uomo.
M. G. R.: Quale posto ha oggi la scrittura nella sua vita?
Monica Vitti: La scrittura ha buona parte della mia vita, ha preso il posto del teatro. La fantasia mi carica di emozioni, di desideri, di speranze. Tutte le donne dovrebbero scrivere per liberarsi dei fardelli che durante il tragitto non riescono a perdere.
M. G. R.: Ha mai composto poesie?
Monica Vitti: Poche. La poesia è una grazia, una possibilità di staccarsi per un po¹ dalla terra e sognare, volare, usare le parole come speranze, come occhi nuovi per reinventare quello che vedo. I poeti non cambiano, ma forse cambiamo noi e dobbiamo fare una strada intima per ritrovare la poesia nella quotidianità. Ma i colori, i suoni, gli sguardi raccontano il nostro tragitto. Un colore mi può incantare, uno sguardo mi può innamorare, un sorriso mi fa sperare.
M. G. R.: L¹arte. Nei suoi libri ci ha raccontato che il suo primo acquisto è stato un foglio di Balla, ³Compenetrazioni iridescenti²; ci ha descritto le visite fatte agli studi di Rothko, di Steinberg, di Morandi, insieme ad Antonioni. Parliamo di questa sua passione: quali sono i pittori che ama di più?
Monica Vitti: Io mi sono sempre profondamente emozionata di fronte a un quadro, come un racconto, come una confessione, come un innamoramento. I colori, le linee, mi fanno battere il cuore e mi allontanano dalla quotidianità. Primo fra tutti, amo Morandi, che portava con sé armonia e colore, emozione e fantasia, originalità e sogno. I colori del suo studio facevano parte del quadro. Si allontanavano all¹entrata di qualcuno e ti restavano negli occhi e nel cuore finché non andavi via. Ho conosciuto anche De Chirico, era un pittore emozionante, moderno, pieno di colori e di novità. Pittori del passato potrei citarne all¹infinito, da Giotto a Tiepolo, da Piero della Francesca a Tiziano, da Picasso a Van Gogh...
M. G. R.: Lei ha scritto ²...non ho mai visto la Madonna. Me ne dispiace. Le avrei certamente chiesto qualcosa sulla capacità di resistere, sulla fiducia². Che spazio ha la fede nella sua vita?
Monica Vitti: Ha un grande spazio: è un aiuto, un¹emozione, una speranza. La vita è un dono, non si può buttarla via, la si deve proteggere.
M. G. R.: Quali sono le cose che La rallegrano di più, che lei ama fare, che La divertono?
Monica Vitti: Amo i colori, le emozioni, l¹inizio di un nuovo libro. Quando scrivo mi riposo e faccio un viaggio intorno al mondo.
M. G. R.: Qual è la sua idea dell¹amore tra un uomo e una donna?
Monica Vitti: Dipende sempre da come è l¹uomo, da come è la donna. È tutto da inventare ogni volta; l¹importante è non perdere la fantasia dei sentimenti.
M. G. R.: Cosa pensa della maternità?
Monica Vitti: È certamente un gran respiro, serenità, un viaggio nel futuro. Un bambino è un bel modo di cominciare una mattina, piena di colori, di novità, di speranze, di armonia e di allegria.
M. G. R.: Lei parla spesso del mare. Qual è il suo rapporto con la natura?
Monica Vitti: Con il mare ho un rapporto travolgente, quando lo vedo muoversi, impazzire, calmarsi, cambiare colore, rotta, è il mio amante.
M. G. R.: Che rapporto ha con la città di Roma?
Monica Vitti: Un bellissimo rapporto. Se proprio mi obbligassero a vivere fuori Roma, andrei a Parigi, perché è allegra, vivace, un po¹ troppo tradizionalista, ma la amo pazzamente, quasi quanto Roma.

Maria Grazia Recanati