Juliet Anno 27 Numero 134 ottobre-novembre 2007
Bertrand Baraoudou, direttore dell’Espace à Vendre1
Sono un appassionato d’arte da parecchi anni, nonostante abbia alle spalle attività che poco hanno a che fare con questa: dopo gli studi in biologia, sono diventato assistente fotografo per la Galerie Beaubourg a Parigi e per tutta una serie di altre gallerie importanti, come Lambert e Baudoin Lebon. In seguito, mi sono trovato a lavorare su internet per amici e artisti e quindi a un certo punto ho sentito il bisogno di uscire allo scoperto per mettere veramente “le mani in pasta” ed è lì che è nata l’idea dell’Espace à Vendre. La galleria esiste da dieci anni su internet, dal 1996, poi nel 2004 ho deciso di affittare un piccolo spazio di 28 mq in rue Assalit, nel quartiere della stazione, dove abbiamo messo in opera una programmazione di giovani artisti emergenti, come Julien Blaine o Lionel Scoccimaro, come dei “pezzi unici”, visibili dall’esterno, perché la galleria era aperta solo in occasione delle inaugurazioni e dei finissage. In seguito, lo spazio di rue Assalit è stato chiuso nel luglio del 2005 e nel febbraio 2006 ricomincia l’attività nei locali attuali, situati in rue Smolett, numero 172. La nostra linea artistica non si basa su un medium piuttosto che un altro, ma vuole mostrare artisti giovani ed emergenti, conosciuti o meno, che abbiamo un sguardo nuovo e davvero attuale sull’arte contemporanea. Per ora siamo ancora un’associazione, ma da settembre nascerà una struttura privata in forma di società per tutta l’attività di vendita. Gli eventi esterni e le edizioni in digitale e in cartaceo rimarranno ad appannaggio dell’associazione. La decisione di venire a Nizza per dare vita a questa galleria è stata naturale: questa è la mia regione d’origine e poi, nel 2004, nel panorama dell’arte contemporanea non c’era più praticamente nulla, Air de Paris era partita, Art:Concept anche, Evelyne3 aveva chiuso, ero stufo di vedere mostre che non mi piacevano così ho deciso di fare qualcosa io stesso. È vero che a livello di mercato qui è un po’ complicato gestire una galleria, ma noi aspiriamo ad avere una dimensione europea, grazie alla partecipazione alle fiere, per esempio. Detto questo, credo che in questo momento il mercato dell’arte contemporanea si stia un po’ riprendendo e questo ha delle ripercussioni anche sulla Costa Azzurra, che comunque è una regione piuttosto ricca e con una tradizione d’arte alle spalle. Per quanto riguarda i collezionisti, ce ne sono alcuni che vengono a comprare direttamente da noi, ma siamo anche consci del fatto che questa a Nizza è una base e che il nostro sguardo deve essere aperto sull’esterno, sul resto d’Europa. E poi l’arte contemporanea qui sta rivivendo, dopo il deserto di soli tre anni fa. Prima riempire un’inaugurazione era difficile, adesso credo che ci sia una vera emergenza di luoghi, di eventi, di mostre ed iniziative. C’è anche una volontà di raggrupparsi, attraverso le riunioni dell’associazione dei luoghi d’arte di Nizza, che non ha ancora un nome ma che tutti chiamano Botox. Inoltre, con la proposta di Nice capitale européenne de la culture 2013, si nota una volontà di azione anche da parte dell’istituzione, sulla quale solitamente non si può contare. Noi, per esempio, abbiamo preferito lavorare con la Regione piuttosto che con il Comune o il Dipartimento, perché hanno delle proposte più chiare e non si aspettano un ritorno troppo importante. Oppure lavoriamo in progetti di collaborazione con il MAMAC4, per il quale abbiamo studiato una programmazione nelle vetrine e una più importante nella Galerie Contemporaine a partire dal prossimo anno, e con la Villa Arson.
Helène Fincker, ufficio stampa indipendente e direttrice di Cameline 5
La Villa Cameline è una casa privata, che ho acquistato quattro anni fa, e che ho deciso di aprire agli artisti per delle mostre e degli eventi. All’epoca avevo già un’attività ben rodata di comunicazione per i musei o centri d’arte, attività che tuttora svolgo, come addetta stampa indipendente. Ho deciso fin da subito di non farla restaurare perché trovo che così abbia un fascino tutto particolare, una sua anima personale. Fino a quest’anno ho invitato a esporre solo artisti nizzardi, ma ho intenzione di aprire anche ad altri, purché siano giovani e sconosciuti, non i soliti artisti affermati che si sono già visti dappertutto. Ho dei progetti di scambio con altri luoghi d’arte, soprattutto in Alsazia, in Svizzera, a Basilea e verosimilmente a Berlino. Per la selezione dei progetti e degli artisti collaboro con altre realtà della città, con curatori come Catherine Macchi o associazioni e artisti come la Station o la Sous-Station. Loro, quando hanno in progetto una mostra che non possono fare nei loro spazi, si rivolgono a me, così spesso ci troviamo a collaborare. Per il resto non ho una vera e propria linea direttrice: sono interessata a tutte le manifestazioni dell’arte attuale. Rispetto alle altre realtà di Nizza, la Villa Cameline è in effetti un luogo un po’ “ibrido”: non si tratta di un’associazione, perché non ricevo nessun finanziamento esterno per farla funzionare, ma neanche di una galleria d’arte perché non ho l’obiettivo di vendere, ma di promuovere il lavoro degli artisti, per esempio invitando i galleristi a visitare le mostre. Per esempio, la mostra di Pascal Henri Poirot 6 si è conclusa con la vendita di due o tre opere a una galleria di Nizza e un probabile contratto dell’artista in un’altra galleria francese. In questa città è infatti imperativo lavorare in rete, per farsi forza e comunicare insieme verso l’esterno… a questo scopo è stata appena creata un’associazione che raggruppa gran parte dei luoghi d’arte della città, altre associazioni o gallerie, il nome non è ancora deciso, ma mi sembra una buona iniziativa come partenza. È vero che è sempre facile criticare la città nella quale si vive, perché si ha sempre l’impressione che altrove succedano più cose, che ci siano eventi più interessanti… io, quello che posso notare qui a Nizza, è che ultimamente succedono molte cose. Inoltre, il mio punto di vista è un po’ “esterno” rispetto alla politica culturale del Comune, perché se vuoi il mio spazio, essendo indipendente e sovvenzionato direttamente da me, non dipende da loro. So che stanno preparando la candidatura di Nizza capitale della cultura nel 2013 e questa mi sembra un’ottima iniziativa, sia che si vinca sia che si perda. In ogni caso quando faccio il confronto con una città come Strasburgo, che ho sempre pensato essere molto dinamica e vivace, mi rendo conto che là non c’è che un quarto di quello che avviene qui. Il problema è che questa città ha all’esterno un’immagine piuttosto negativa, provinciale, soprattutto se viene paragonata a Marsiglia dove va tutto male tranne la cultura, per questo il lavoro da fare a livello di comunicazione è doppio e va fatto in modo costante e collaborativo.
Ben Vautier, artista
Io abito a Nizza dal 1949, e a partire dal 1958 (fino al 1975) ho avuto un negozio che ospitava nel piano rialzato delle mostre di tutto ciò che era nuovo, perché ho sempre amato l’idea del nuovo e l’incontro con le persone. Nel mio negozio ho conosciuto Yves Klein e i Nouveaux Réalistes, nel 1965 ho incontrato Georges Brecht e Robert Filliou di Fluxus e nel 1966 i componenti di Support Surface. Contemporaneamente, portavo avanti la mia carriera personale, con delle mostre collettive, alcune delle quali erano curate da me, come per esempio “A propos de Nice” (1977), una mostra di artisti nizzardi al Centre Pompidou di Parigi, nella quale avevo mostrato tutta la creatività di questa città, da Fluxus, a Support Surface, ai Nouveaux Réalistes, appunto, ma anche agli Occitani. Secondo me Nizza è rimasta una città creativa perché si trova lontano da Parigi. Se si pensa che in quegli anni per andare nella capitale bisognava metterci due giorni con la due cavalli e che il treno e l’aereo erano piuttosto cari, si capisce che gli artisti fossero automaticamente obbligati a restare qui e non potessero recarsi a Parigi i fine settimana, come quelli che abitano nella banlieue. Questo fatto pratico, unito all’eredità artistica di artisti come Matisse, Chagall, Picasso, che sono venuti qui per morire nella prima metà del Novecento, ha fatto sì che a Nizza si creasse una vera e propria situazione artistica indipendente.
Oggi, accanto alla commemorazione, fatta dai musei monografici come Matisse, Chagall o anche dal MAMAC, che purtroppo non si occupa molto di artisti giovani e contemporanei, ci sono alcuni luoghi interessanti. La Villa Arson, benché rivesta un ruolo non secondario nell’animazione artistica, è diventata una sorta di ghetto, poco aperta verso l’esterno, verso la popolazione della città. Questo malgrado tutte le dichiarazioni di apertura e la buona fede del nuovo direttore, Eric Mangion.
Per quanto riguarda gli altri luoghi d’arte, come La Station o Spada, mi danno l’impressione di essere gestiti da artisti usciti dalla Villa Arson e che hanno una visione dell’arte tipicamente “villarsoniana”, un po’ basata sulla filosofia di rue Louise Weiss a Parigi, quella del “tutto succede a Parigi”. Io personalmente, dal momento che sono un occitanista, avrei voluto che la nostra regione prendesse coscienza della sua diversità culturale e non cercasse di assomigliare a tutti i costi a Parigi. Tuttavia, oggi, si può dire che a Nizza c’è un’inaugurazione, anche due, per settimana, e per me, che sono un amante di belle donne, è molto piacevole visitare le gallerie e poterle ammirare bevendo magari anche un bicchiere di vino… ci sono alcune città dove c’è a malapena un’inaugurazione al mese! Quindi le iniziative qui non mancano, quello che manca è uno spazio di dibattito, un luogo dove si rimette in questione l’arte, dove si discute, non dove c’è solo il lato esteriore dell’arte, la decorazione. Accanto a luoghi che fanno un buon lavoro come La Villa Cameline o La Sous Station, c’è per esempio uno spazio nuovo che io apprezzo moltissimo, benché sia molto discusso, è il Museaav7 del signor Phillips, gestito da un giovane, Jérémie Strauch. Io sono al 100 % a favore della visione del Museaav, quello che auspico è che non diventi un luogo con dei muri bianchi perfetti e delle mostre stile Villa Arson. Abbiamo già la Villa Arson, il MAMAC, adesso abbiamo bisogno di uno spazio come questo, un po’ strano, dove succede qualcosa, dove può esistere la creatività vera.
Anne Favret e Patrick Manez, fotografi e membri di Le Labo8
Ci siamo conosciuti all’Ecole de Photographie d’Arles e abbiamo cominciato a lavorare insieme finiti gli studi, a un tipo di fotografia non formalista, ma piuttosto “bruta”, lontana dalla spettacolarità di tanta fotografia attuale, basata sullo studio della topografia urbana e delle forme architettoniche. In seguito abbiamo frequentato la Villa Arson, Patrick per tre anni e Anne per uno, poi siamo partiti a Parigi, come fanno tutti una volta finiti gli studi. Dopo quattro anni nella capitale ci siamo resi conto che vivere a Parigi era un po’ la corsa al denaro, così abbiamo scelto di trasferirci a Marsiglia per poter lavorare in condizioni migliori e ci siamo rimasti per cinque anni: è stato un periodo molto gradevole, Marsiglia è una buona città per gli artisti, noi abbiamo conosciuto molte persone che lavoravano alla Friche Belle de Mai, ma alla fine la necessità di fermarsi in un luogo, di creare un atelier di lavoro, di avere delle condizioni di stabilità, ci ha portato a stabilirci a Nizza. Quattro anni fa, quando siamo stati accolti agli Atelier Spada9, abbiamo creato, con gli altri artisti qui residenti, un’associazione che si chiama Le Labo10. Consci dell’esperienza marsigliese, per esempio quella della Friche11, avevamo una visione della politica culturale che era quella di Marsiglia e pensavamo che dovesse andare così dappertutto. Ingenuamente pensavamo che il Comune, che dispone di questi spazi, ci avrebbe invitato a lavorare con loro a una programmazione, a delle iniziative per animare questo luogo, come delle residenze d’artista o degli scambi internazionali. Invece ha voluto mantenere il controllo e non ci ha mai affidato nessun progetto. È un vero peccato, perché gli Atelier Spada non sono su nessuna carta, non c’è mai nessuno che li visita, che li frequenta, a parte gli artisti che vengono qui per lavorarci. E dal momento che sono un luogo di lavoro e non di esposizione, il circuito dell’arte non lo visita: questo luogo è completamente morto e quindi sprecato. Quando ci siamo resi conto di questo, ci siamo decisi a cercare un altro luogo d’esposizione e per fortuna siamo stati accolti da Soardi12, nel cui spazio Catherine Macchi, che fa parte anche lei del Labo, sta studiando la programmazione da qualche tempo ormai. E quindi, com’è ovvio, la nostra associazione è diventata indipendente da Spada, dal momento che qui non c’è nessuna possibilità di lavorare a qualcosa e che noi non vogliamo metterci contro il Comune. Quello che credo detti questa posizione da parte dell’istituzione è una scelta politica: affidare la gestione di questo luogo a delle associazioni, che fanno un lavoro disinteressato, non è quello che interessa ai politici. Eppure questa città è ricca di artisti, di eventi, c’è anche un pubblico, basta guardare alle inaugurazioni, c’è sempre qualcuno e non sono sempre le stesse persone, ma cambiano di luogo in luogo. Ma da fuori si ha sempre l’impressione che qui non succeda nulla, che la città sia morta. La strada che questa città deve percorrere è ancora lunga, per soddisfare le esigenze espresse dai suoi attori culturali. Tutti gli elementi di novità e rinascita del panorama dell’arte contemporanea nascono infatti da iniziative singole, associazioni o individui isolati. Gli occhi sono ora puntati sulle istituzioni, il Comune o il Dipartimento, che finora hanno sostenuto la creatività dei singoli con un impegno a singhiozzo. Nel momento in cui i cantieri del tram, dopo aver messo per quattro anni la città in una situazione di caos e di disagio non trascurabile, volgono al termine, i responsabili della cultura propongono di affidare agli “artisti” alcuni interventi urbanistici minori, che serviranno per abbellire la città e decorarla. Si tratta di una misura alquanto limitata e per dimostrare che anche a Nizza, come a Marsiglia o a Bordeaux13, l’arte contemporanea è tenuta in grande considerazione, tanto da inserirla in quello che è il più imponente restyling della città da diversi anni a questa parte. E intanto i contratti di affitto degli atelier Spada stanno per terminare e gli artisti ivi ospitati si apprestano a fare le valigie per dedicarsi alla ricerca, onerosa, di un nuovo spazio per poter lavorare. E intanto, sulla stampa parigina, le uniche mostre di cui si parla sono quelle della Villa Arson, perché è un centro d’arte nazionale, le cui fila sono tenute nella capitale. Qui non esiste una rivista autorevole di arte contemporanea, nonostante alcuni tentativi fatti in passato e qualche timida proposta attuale. Per il mondo dell’arte parigino la Costa Azzurra è buona solo per il mare, per i casinò, per la dolce vita. Il grande pubblico non è interessato alle iniziative di qualità che nonostante tutto vi si svolgono: gli basta visitare distrattamente una delle cinque gallerie municipali, quando va bene spingersi fino al museo di arte contemporanea, se si tratta di “veri intenditori” salire la collina della Villa Arson. Ma un luogo vivente, dove la creazione è davvero attuale, contemporanea, non esiste, il prezzo dell’immobiliare non permette lo sfruttamento disinteressato di uno spazio in una città dove gli unici che sono veramente viziati sono gli eterni, irriducibili, continui turisti.
note
1 Sito internet: www.espace-avendre.com
2 Nel quartiere del porto.
3 Si tratta della Galleria Evelyne Canus, a La Colle sur Loup, nell’entroterra nizzardo
4 Musée d’Art Moderne et Art Contemporain
5 La Villa Cameline si trova nel quartiere residenziale di Cimiez, vicino alla Facoltà di Scienze dell’Université de Nice (Campus Valrose), al 43 di avenue Montplaisir. Si tratta di una villa in style liberty dotata di uno splendido giardino mediterraneo, dove Helène Fincker organizza circa sei esposizioni all’anno di artisti francesi, soprattutto del sud.
6 Pascal Henri Poirot ha esposto le sue pitture alla Villa Cameline dal 6 al 12 aprile 2007.
7 Il Museaav (Musée Usine Espace Art Actuel/Virtuel) è uno spazio per l’arte aperto nel 2007 in 13, place Garibaldi, dove è possibile visitare, accanto ad una collezione permanente, di proprietà del collezionista di origine belga Phillips, delle mostre temporanee di giovani artisti e altri più affermati. La caratteristica di questo luogo sta nell’allestimento degli spazi, lasciati nel loro aspetto “bruto”, che si ritrova anche nelle cornici delle opere, per esempio, contro l’estetica ormai classica del “white cube”.
8 Per visitare il loro book online www.documentsdartistes.org
9 Gli Ateliers Spada sono una serie di studi d’artista affittati dal Comune di Nizza ad una ventina di artisti scelti per concorso, all’interno di un’ex rimessa per lavori pubblici. A Spada sono ospitate anche altre associazioni, come l’Entrepont, un’associazione che riunisce tre compagnie teatrali. L’indirizzo è 3bis, avenue Sémeria, accanto alla stazione della ferrovia Nice Saint Roch.
10 Sito internet http://lab0.free.fr
11 La Friche Belle de Mai è una struttura industriale messa a disposizione dal Comune di Marsiglia ad un numero elevato di associazioni culturali (da quelle artistiche a quelle teatrali, a radio indipendenti a laboratori multimediali), nella quale gli eventi culturali si susseguono a ritmo incessante durante tutto l’anno.
12 L’Atelier Soardi, cfr Juliet n. 132, la prima puntata dell’articolo.
13 Sono altre due tra le città candidate al titolo di Capitale Europea della Cultura nel 2013