Urban Anno 8 Numero 67 aprile 2008
Nathalie Djurberg intervistata da Maurizio Cattelan
Maurizio Cattelan: È vero che in un primo momento hai detto no all’intervista?
Nathalie Djurberg: Sì, è così.
Perché hai cambiato idea?
Perché non potevo dire di no a te.
Perché mai?
Perché mi piaci.
Così tu faresti qualsiasi cosa ti venisse chiesto da qualcuno che ti piace.
Sì, merda, ma almeno ho detto di no in un primo momento.
Perché stai facendo sculture?
Perché ne avevo voglia.
Ma perché ne avevi voglia?
Era un’idea, una fantasia, che avrei potuto anche non avere se non ci fossero state le condizioni. In quest’occasione ho avuto un’opportunità di veder diventare realtà le mie fantasie.
Immagino che ti renda molto felice.
In realtà mi spaventa molto; è duro immaginare un pubblico all’inizio di un nuovo processo di lavoro. Si riceve un sacco di attenzione dai giornali, dalle riviste e questo rende molto difficile nascondersi nello studio fingendo di credere che nessuno tranne te vedrà quello che stai facendo.
Lo senti come un’intrusione?
Sì, ma potrebbe anche non essere una brutta cosa; in parte lo è, ma immagino che dovrò imparare a conviverci.
Come per esempio imparare a dire no? Ti senti molto esposta ora che lasci la tua zona sicura della video animazione?
Sì, ma anche esaltata. È come saltare da una scogliera senza sapere se sotto troverai acqua o roccia.
Vuoi parlare delle sculture?
Preferirei di no.
Perché?
Perché se lo faccio ho la sensazione di rovinare la sorpresa. Non voglio che la gente si faccia un’idea e poi quando viene a vedere la mostra rimanga delusa.
Perché ti importa così tanto di quello che pensa la gente? Accontentare il tuo pubblico non ti farebbe forse cambiare le cose?
No, ed è il motivo per cui non dico nulla o non mostro nulla prima che sia finito. Altrimenti potrei.
Germano Celant e Miuccia Prada vogliono dire la loro sulla mostra? Magari cercano di cambiare la direzione del tuo lavoro?
Germano forse mi spinge, mi forza, a non volermi sempre proteggere, ma non interferisce con le mie idee. Miuccia è come un’acqua dolce che mi rende più audace, ma in modo delicato, e più coraggiosa, così da sentirmi a mio agio se cambio il lavoro all’ultimo minuto.
Che mi dici di Hans (il fidanzato di Nathalie, coinvolto anche nei suoi progetti artistici, n.d.r.): mi ha promesso della musica e non me l’ha mai spedita. È il suo modo di dire no? Dire prima sì e poi fare il contrario?
Probabilmente no. Penso che abbia intenzione di spedirtela, ma è troppo distratto. Devi ricordarglielo mille volte.
È quello che fai tu per farti consegnare la tua musica?
Qualche volta. Lui comincia due giorni prima della data di consegna e finisce il giorno prima. La mia strategia consiste nel dargli una data molto anticipata, nel dirgli che la musica deve essere pronta un mese prima a causa di questo e quello e della sua super importanza. Allora lui va nel panico ed è il momento in cui compone la musica migliore. In ogni caso di solito io finisco davvero il lavoro un mese prima della data fissata. Se ho un appuntamento arrivo sempre mezz’ora prima. È così poco sexy!
Che cosa pensa Hans dell’arte e del suo sistema? Dato che ha solo un piede nel mondo dell’arte, lui ha un punto di vista diverso da te che sei coinvolta.
Il mondo dell’arte si comporta come se fosse incredibilmente importante, ed è così facile essere indotti a crederlo veramente. Hans pensa che sia una follia, ci ride sopra, ma allo stesso tempo lui ama l’arte più di me. Io sono diventata troppo cinica.
Sembra che tu non sia così interessata all’arte.
In qualche modo. Quando vedo qualcosa che mi piace veramente, mi lascio coinvolgere e sono disposta a tutto, ma non sono affascinata dall’arte in generale. Mi piacciono solo pochi lavori, ma quelli che mi piacciono li amo.