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Urban Anno 13 Numero 117 ottobre 2013



Coast to coast

Francesca Bonazzoli

Un treno, un tour, un’installazione in movimento. E' il nuovo visionario progetto di Doug Aitken. Inseguendo l’ultima frontiera





SOMMARIO N. 117

7 | editoriale

9 | icon

11 | interurbana
al telefono con Luigi Pezzotta

13 | portfolio
I magnifici 26
a cura di Floriana Cavallo

20 | Cult

22 | abdellatif kechiche
di Francesca Felletti

26 | coast to coast
di Francesca Bonazzoli

31 | moodboard

32 | oltre lo spreco
di Susanna Legrenzi
foto Dmitri Gerasimov

36 | the american reader
di Giovanna Maselli
foto Samantha Casolari

40 | nightlife
di Lorenzo Tiezzi

46 | monkey catchers
di Sasha Carnevali

50 | musica
di Paolo Madeddu

53 | details
di Ivan Bontchev e Tatiana Uzlova

54 | like a movie star
foto Mattia Zoppellaro/ Contrasto
styling Ivan Bontchev

65 | libri
di Marta Topis

67 | Fuori


74 | ultima fermata
di Franco Bolelli
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Immaginate un treno che attraversa la notte con i vagoni trasformati in grandi schermi luminosi. Immaginate praterie, grandi laghi, paesaggi montani e deserti bucati da quella striscia di luce colorata. Immaginate l’America, dall’Atlantico al Pacifico. Sogni così sono realizzabili solo da grandi visionari e l’artista californiano Doug Aitken, classe 1968, è un sognatore con la testa solidamente piantata nel computer. Concreto come un ingegnere, può vantare un lungo curriculum di suoni e visioni proiettati su mega schermi che ricoprono edifici pubblici come la facciata del MoMA trasformata in un gigantesco schermo: sotto, il traffico frenetico della 53esima; in alto, le immagini lente di Tilda Swinton, Donald Sutherland, Cat Power, Sue Jorge, di uomini e donne anonimi che dormivano, mangiavano, uscivano per andare in ufficio. L’intimità di una stanza rovesciata nella città. L’introspezione lenta contro il linguaggio aggressivo della vicina Times Square. Anche a Roma, sull’isola Tiberina, Aitken ha creato un’enorme scatola visiva a 360 gradi, sempre facendo interagire luce e suono con l’architettura e il paesaggio circostante. La sua è la land art del XXI secolo: un mix fra fantasia sfrenata e precisione tecnica.

Doug gira sempre con un computer e parla dei suoi progetti solo attraverso i rendering che ti mostra clikkando col mouse. La sua ultima fatica è l’ambizioso o, ancor meglio, faraonico, progetto di arte pubblica Station to Station, realizzato grazie al supporto di Levi’s. Non una mostra né un’installazione, ma niente meno che un happening in movimento attraverso un treno che in tre settimane di viaggio coast to coast, from East to West, durante lo scorso settembre si è fermato in nove grandi città e piccoli villaggi per mettere in scena una notte di spettacoli, concerti, reading, film: una piattaforma mobile per esperimenti artistici dalle estremità al cuore del variegato territorio americano. L’idea era quella di suscitare energie lungo il percorso mettendo in contatto grandi nomi delle diverse discipline artistiche con i progetti delle comunità locali. Insomma uno scambio di energie, avvenuto di notte, nello spazio liquido e provvisorio delle stazioni ferroviarie.

Il treno è partito da New York con un happening dei nomi più illustri dell’avanguardia mondiale, da Urs Fischer a Carsten Höller, Ernesto Neto, Christian Jankowski, Philippe Parreno, Rirkrit Tiravanija e insomma tutta la crème de la crème. E poi via, di corsa attraverso Pennsylvania, Illinois, Minnesota, New Mexico, Arizona e California.
Il progetto è servito anche a raccogliere fondi, tramite la vendita di biglietti e donazioni, per supportare la programmazione culturale di sette musei partner in tutto il Paese che condividono lo stesso obiettivo: la ricerca di nuovi tipi di arte e scambi creativi.

“Per un breve periodo di tempo, il ‘luogo’ più interessante del nostro Paese sarà un bersaglio mobile”, ha dichiarato Aitken. “Questo è un viaggio culturale in movimento, la ricerca costante di nuovi orizzonti della nostra cultura che sta cambiando. Si fonda su alcune domande di base: chi siamo? Dove stiamo andando? E, in questo momento, come possiamo esprimere noi stessi? La nostra intenzione è creare un moderno manifesto culturale”.

Non poteva mancare la “food experience” curata da Alice Waters che ha affidato allo chef Leif Hedendal il compito di preparare a ogni fermata menu speciali con ingredienti provenienti dai mercati locali slow food. Ogni happening era introdotto da una processione organizzata da Meschac Gaba con dodici partecipanti che indossavano altrettanti copricapo africani e dall’alzabandiera, ogni volta appositamente disegnata da Lawrence Weiner.
Insomma, non ci si è fatti mancare nulla e chi volesse farsene un’idea, può navigare nel sito stationtostation.com dove sono raccolti commenti, twit, foto, filmati compreso il racconto del Gran Finale a Oakland con la stazione abbandonata della 16esima strada trasformata nel set di un dance party forsennato, con la musica elettronica “future shock” di Dan Deacon e la performance di fumo di Olaf Breuning. Ovviamente mancano le emozioni live, ma qualche vibration passa lo stesso.