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Urban Anno 13 Numero 111 febbraio 2013



Wall Ballet

Francesca Bonazzoli

Due street artist nel tempio del balletto classico a Manhattan





SOMMARIO N.111

9 | EDITORIALE

11 | ICON

13 | INTERURBANA
al telefono con Ornella Galli

15 | PORTFOLIO
Those are Syrians
a cura di Floriana Cavallo

21 | CULT

22 | ATOMS FOR PEACE
di Paolo Madeddu e Roberto Croci

26 | FOOD DESIGN
di Susanna Legrenzi

30 | ENERGY GIRL
foto Jessie Craig
styling Ivan Bontchev

38 | LIBRI
di Marta Topis

39 | DESIGN
di Olivia Porta

40 | JESSICA CHOAY
di Francesco Brunacci
foto Mattia Zoppellaro / Contrasto

44 | MUSICA
di Paolo Madeddu

46 | PING PONG FEVER
di Roberto Croci

50 | WALL BALLET
di Francesca Bonazzoli

54 | DETAILS
di Ivan Bontchev e Tatiana Uzlova

56 | AN OFFICER AND A GENTLEMAN
foto Daniele Rossi
styling Delfina Pinardi

66 | NIGHTLIFE
di Lorenzo Tiezzi

67 | FUORI

74 | ULTIMA FERMATA
di Franco Bolelli

Cover: foto Jessie Craig
Oversize t-shirt, Gentucca Bini; reggiseno, Nike;
pantaloni, Marco Bologna; cappello, Stetson
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Puoi girare il mondo quanto vuoi, puoi illuderti di aver scoperto la nuova città all’avanguardia, puoi leggere l’articolo che ti fa credere di aver scovato l’angolo sconosciuto dove nascono le ultime tendenze, ma alla fine la verità è che, nella sostanza, non c’è che New York. Sempre e ancora lei, la Grande Mela che non smette di nutrire i creativi di tutto il mondo.
Il prossimo appuntamento è al NYCB, il New York City Ballet, dove, all’interno del ghiotto programma di danze della stagione invernale, viene lanciata una nuova iniziativa: la New York City Ballet Art Series, una collaborazione con artisti visivi ogni anno diversi che creeranno lavori ispirati alla compagnia di ballo.

Il calcio d’inizio è stato affidato a Les Ballets de Faile: due performance artistiche (la prossima il 29 maggio), una mostra, una torre e un biglietto/opera d’arte a forma di puzzle, tutto creato dal duo Faile, ossia Patrick McNeil e Patrick Miller, con base a Brooklyn, ultima variazione della cara vecchia street art che, come la Grande Mela, ha la capacità di reinventarsi continuamente di modo che non fai mai in tempo a dirla morta.
Patrick & Patrick si sono conosciuti il primo giorno delle scuole superiori in Arizona, a 14 anni, e da subito hanno cominciato a scambiarsi disegni e a condividere la passione per l’arte. Poi ognuno ha scelto il suo istituto artistico: uno a Minneapolis, l’altro a NYC. Ed è inutile dire che, McNeil, a New York, comincia a notare gli street artist che lavoravano alla fine degli anni Novanta, come Shepard Fairey o WK Interact e Bäst. La decisione di mettersi in dialogo con loro è presto presa, come quella di chiamare a Brooklyn anche il vecchio amico Patrick e firmarsi Faile, all’inizio assieme a Aiko Nakagawa (Lady Aiko) che collabora con loro per sei anni, fino al 2006. L’evento che cambia loro la vita, però, avviene nell’altra città che pulsa, Londra, dove nel Dragon bar, l’affollato locale a Shoreditch, periferia nord est, durante la preparazione di un lavoro, vengono notati da Adi, la titolare, che offre loro la possibilità di fare una mostra.

L’assedio alla celebrità era posto, ma adesso la collaborazione con il NYCB è come aver conquistato una torre. E il paragone deve essergli proprio venuto in mente perché il duo ha pensato di costruirne una come centro dell’evento. È composta da 2mila cubi di diverse dimensioni, impilati l’uno sull’altro per 40 piedi di altezza e installata nella Promenade della sede del NYCB, il teatro David H. Koch, al Lincoln Center, dove può essere ammirata dai cinque anelli di balconate fino al 24 febbraio.
Della forma di un piccolo cubo-puzzle dipinto a mano su tutti i sei lati, come quelli con cui ha giocato negli anni Sessanta l’ultima generazione di bambini, è anche il biglietto che si acquista per la serata di balletto. Ognuno dei cinquemila spettatori, così, si porta a casa un pezzetto di disegno e chissà che al pubblico non venga poi in mente di mettersi d’accordo on line per ritrovarsi e ricomporlo nelle sue sei facce.

Intanto, sempre on line, si può giocare ruotando i cubi sul sito failepuzzleboxes.com che Faile confeziona anche in scatole dal sapore vintage. I Faile, infatti, sono street artisti che lavorano non solo in strada, ma anche in studio perché, altrimenti, che evoluzione della street art sarebbero? Dalla strada vengono i disegni applicati sui biglietti-cubi: vecchi manifesti pubblicitari del NYCB oggi raccolti nei faldoni del suo grande archivio, stesso bacino di ispirazione per i dieci pannelli dipinti esposti nel foyer del teatro.

“L’idea è offrire qualcosa della serata che puoi portare a casa e poi usare come un frammento di conversazione con cui continuare il confronto di idee nonché l’esperienza avuta durante lo spettacolo di danza”, raccontano i due Patrick.
L’intento di tutta questa operazione è mescolare il pubblico del balletto, dell’arte, della musica e le diverse generazioni, una pratica del resto iniziata già negli anni Quaranta dal leggendario coreografo fondatore del NYCB, l’esule russo George Balanchine e continuata con Peter Martins. In tutti questi anni, oltre a coinvolgere i maggiori coreografi e compositori, il NYCB ha lavorato anche assieme ad artisti come Isamu Noguchi, Julian Schnabel, Francesco Clemente, Helen Frankenthaler, Roy Lichtenstein, Keith Haring, Santiago Calatrava, Per Kirkeby.

“L’incontro con Peter Martins è stata una delle parti più eccitanti di questo incarico”, concordano i due Patrick. “È un uomo incredibile. Interpreta così bene l’eredità della storia del NYCB che ha subito capito fino in fondo e condiviso il nostro progetto. Anche Martins sentiva l’importanza di connettersi con le generazioni più giovani. Ed è appunto quello che ha sempre caratterizzato la storia del NYCB nel volersi mantenere fresco e fonte di ispirazione. Beh, il nostro nome nella pagina dove compare anche quello di Peter Martins per noi è un posto fantastico dove stare!”.

Alla torre è proprio affidato questo compito di comunicare energia, umorismo, vitalità.
“È come una tappezzeria visiva, molto simile a un’esperienza di New York. Per esempio, fra le immagini c’è un polipo che esce da un tombino e afferra una ballerina che sembra lanciata in aria dal suo partner, oppure c’è una ragazza inginocchiata che abbraccia le gambe di una ballerina sulle punte come se pregasse il suo idolo rock”.
C’è anche una danzatrice in tutù che mette al tappeto un lottatore di kickboxing; una in posa fra due poliziotti lupo; un’altra ancora avvolta dalle spire di un drago cinese. Insomma, se immaginate il balletto classico come qualcosa di ingessato in un passato ottocentesco, non avete ancora visto quello che succede a New York e al NYCB. Non sono luoghi per puristi.