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Viatico (2007-2010) Anno XII Numero 48 maggio-giugno 2008



Framed

Elena Santoni

Iaia Filiberti – Debora Hirsch



Bimestrale d'arte e cultura contemporanea a cura dell'Associazione Culturale


Sommario Viatico n. 48

Appena uscito l’ultimo numero di Viatico (n. 48 maggio-giugno 2008) sempre ricco di novità e di sorprese.

In Copertina “The Past is History”, ovvero mega collettiva di artisti ingelsi presentata al Changing Role di Roma (part 1) e di Napoli (part 2) rispettivamente il 28 e il 30 maggio. Uno spaccato davvero interessante sulle ultime proposte della British Art a cura di Zavier Ellis e Samuel Rumley. Da non perdere!

Nel Paginone un progetto che sicuramente farà parlare di se, si tratta di “The First Circle”, ultima geniale trovata di Diego Canato, giovane e talentuoso artista torinese. Curatrice della mostra Elisa Lenhard, galleria Il ritrovo di Rob Shazar, fantastico spazio dell’arte contemporanea a S. Agata dei Goti in provincia di Benevento, a partire dal 24 maggio fino al 13 luglio. Non mancate!

Lo Speciale di questo numero è invece dedicato alla nuova scena indiana dell’arte contemporanea con il colorato quanto gradevolissimo “Special India”, reportage di Vera Vita Gioa.

Ricchissima anche la rubrica delle Recensioni dove spiccano le mostre di Durham al Madre di Napoli, di Beutler da Franco Soffiantino a Torino, di Anri Sala da Alfonso Artiaco a Napoli.

E per finire, gli Approfondimenti con un breve saggio sull’archelogia paleocristiana, 12° episodio di “Arte e Metafisica. Tracce di un percorso nella memoria”, a cura di Davide Auricchio, direttore editoriale di Viatico.

Potete trovare il nuovo numero di Viatico nei migliori spazi dell’arte contemporanea in Italia, pubblici e privati.
Dunque, cercatelo!
for info: viatiko@libero.it
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Framed incorniciate, lasciate lì, come foto polverose di un lontano passato, una volta appoggiate su un tavolo di una villa abbandonata: un tale scenario fantasioso e cinematografico mi è suggerito da una serie di foto di attrici presentate alla galleria Roomarte. Tutte queste donne hanno avuto il loro apice di carriera negli anni Quaranta, ma il loro percorso all’improvviso si è bruscamente arrestato.
Framed: interruzione di carriera.
La storia spesso è fatta di eventi che ne cambiano il corso: a volte in meglio, a volte in peggio; in realtà non possiamo giudicare, ma soltanto documentare.

Il lavoro di Iaia Filiberti e Debora Hirsch ha molto a che vedere con questo tipo di operazione, anzi, è proprio una ricerca in tal senso, che invece di tradursi in un libro, si è trasmutata in un’istallazione artistica. Come lo storico le due artiste non esprimono alcun giudizio di sorta circa le contingenze che hanno fatto cambiare la vita di queste donne.
Può essere stata la morte, il suicidio, un incidente, un’esistenza drammatica, ma anche il ritiro intenzionale dalle regole dello show – business, l’apertura ad altri tipi di interessi, il matrimonio, la voglia di cambiare. La fine di una strada comporta sempre l’inizio di un’altra, e non è detto che vi sia da rimettere.

Framed: chiusura di un capitolo, apertura di un altro. Per ogni donna una breve nota biografica, un curriculum conciso, una carta di identità, un’iscrizione funeraria, poche righe che attraversano tutti questi generi, per raccontare chi erano, per evidenziare il punto di svolta nella loro vita.

Framed: schedate.
Ed è la vita, non l’immagine che ha importanza. L’ovale che racchiude le foto ha una certa profondità, ha spessore, mentre la ricca cornice in stile vittoriano è piatta, è in vinile, in un moderno materiale usa e getta paragonabile alla figura donna – oggetto veicolata dai media e dai mezzi di comunicazione, un modo di intendere la femminilità al quale Iaia Filiberti e Debora Hirsch decisamente si oppongono.