AI MAGAZINE Anno 4 Numero 35 gennaio 2010
La fotografia di Florindo Rilli. Elegante e smaniosa di conoscere il mondo.
Florindo Rilli crede che la fotografia sia una sorta di protesi umana, che l’obbiettivo rappresenti un terzo occhio capace di esplorare più a fondo di quello reale, in grado di registrare e bloccare linee, dettagli, espressioni e movimenti. La sua è una ricerca continua, una perlustrazione incessante che vuole trascendere la mera rappresentazione del reale. Attratto fin da giovane dalle correnti figurative estremamente descrittive come il surrealismo, si innamora ben presto della fotografia tanto da renderla sua eterna compagna di vita. Autodidatta e smanioso di esplorare il mondo attraverso il nuovo mezzo, cattura inizialmente paesaggi e architetture mostrando già una notevole abilità geometrica e percettiva, la stessa che applicherà scegliendo il corpo come soggetto principale delle sue opere. Florindo si diverte a giocare con il corpo che riesce a rendere così versatile da risultare il più delle volte soggetto e insieme oggetto della rappresentazione. L’eleganza che si viene a creare tra corpo e cose e corpo e architettura è evidenziata spesso dalla bicromia bianca e nera derivatagli probabilmente dalla passione che nutre per le opere di Ralph Gibson, suo maestro spirituale. La colorazione si fa più accesa e se vogliamo stridente quando Rilli, in perfetta linea con le tendenze contemporanee di artisti di fama mondiale come il giapponese Nobuyoshi Araki o il più vicino Riccardo Vezzosi, con il quale collabora da anni, si affaccia sul perverso mondo fetish adottando spesso e volentieri la tecnica del bondage per frammentare il corpo e renderlo, così segmentato, più esplorabile. Dal 1995 espone in numerosi spazi sia pubblici che privati, partecipando a mostre internazionali come la recente Working Week alla galleria 91 MQ di Berlino. Interessante è anche il rapporto che la fotografia riesce a creare con le altre arti quali la danza contemporanea e il teatro in genere, alle quali Florindo restituisce magistralmente la magia grazie ai suoi abili e colorati scatti.
Da dove nasce la scelta di utilizzare il mezzo fotografico come strumento di lavoro artistico?
Da bambino ero attratto dall'arte figurativa, prediligevo le opere dei dadaisti e surrealisti. Da adulto ho capito di possedere delle capacità espressive e ho iniziato a dipingere per poi passare alla tecnica del collage. Affascinato da una mostra a Roma di Ralph Gibson, ho acquistato una fotocamera dalla quale non mi sono più separato.
Dalle opere si evince che il campo di preferenza del suo obiettivo è il corpo. Fino a che punto può essere indagato?
All'infinito! Ma credo che il problema sia quello di reinventarlo, di dargli una connotazione enigmatica, di farne più di quello che è. Occorre un elemento ulteriore. Accontentarsi di registrarlo non è sufficiente.
Il corpo e lo spazio, corpo e ambiente, qual è il fil rouge che lega i due elementi?
Esiste in natura una stretta connessione fra l'uomo e lo spazio che lo circonda, nelle mie fotografie “uso” il corpo quale componente necessario per una composizione ordinata. Quello che ne risulta, non è altro che la relazione armoniosa tra gli elementi che compongono l'inquadratura.
Estremamente interessante è il rapporto tra fotografia e teatro. Come si sviluppa l’incontro tra i due ambiti?
Ho sempre coltivato l'interesse per il teatro, in particolare per la danza contemporanea. Il punto di partenza è stato il Teatro Comunale di Cagli (PU) che con le rassegne Le forze morbide mi ha consentito di fotografare grandi compagnie di Teatrodanza, per poi giungere dal 2004 al 2006 alla collaborazione con l'Associazione Cantieri di Ravenna, che organizza i festival Lavori in pelle e Ammutinamenti.
Il 31 dicembre si concluderà la mostra EARTH AIR USE = 0 a Benevento, un evento itinerante già conclusosi nelle città di Frascati e Roma, che ha visto come protagonista l’acqua e l’ambiente in genere. Quanto incide la natura nelle sue opere?
Il movimento di un organismo sollecitato da stimoli esterni, con particolare riferimento a molte piante che si orientano in un determinato senso relativamente alla luce, alla forza di gravità, al calore, si chiama tropismo. È da questo fenomeno che spesso parto per realizzare le fotografie, assumendo lo stesso comportamento delle piante, stimolato dalla natura, dagli spazi, dalla luce, dalle condizioni ambientali ecc…
Può raccontarci qualcosa dei suoi progetti futuri?
Parteciperò insieme al maestro Ennio Morricone e l'astronauta Roberto Vittori al progetto Infinity Space per la rassegna Sguardi Sonori 2010, organizzata dall'Associazione Faticart. Sto lavorando ad un nuovo progetto (video, fotografia, musica elettronica) insieme all'artista Carlo Fatigoni, con il quale ho già realizzato due opere video che sono state presentate in diverse rassegne internazionali, l'ultima delle quali, “Vision in N.Y.C.”, alla Columbia University di New York.
• Nome: Florindo
• Cognome: Rilli
• Anno di nascita: 1962
• Professione: Fotografo
• Segni Particolari: Fotomane
• Tre aggettivi per descrivere la Sua arte: Appassionato, Desideroso, Esplorativo
• Artista preferito: Francesca Woodman
• Opera d’arte: Morning sun di Edward Hopper
• Personaggio storico: Piero della Francesca
• Libro: Sulla fotografia di Susan Sontag
• Evento d’arte consigliato: Les rencontres photographie di Arles