Arte contemporanea Anno 5 Numero 25 novembre-dicembre 2010
Intervista al maestro
L’ultimo mio incontro con Sergio è avvenuto da poco proprio qui a Roma, ed ha coinciso con la presentazione negli spazi del MACRO di Genetica 2093, la grande installazione di gonfiabili neri in pvc che è da poco entrata a far parte della collezione del museo. Questo dopo un percorso iniziato oltre 10 anni fa con la mostra presso i musei giapponesi di Yokohama, Ibaraki e Kagoshima, approdato nel 2010 presso l’Auditorium di Roma e presentato in occasione della Sesta edizione della Biennale di Berlino. La mia intervista comincia da lontano e comincia proprio da Roma, dove il percorso di Sergio Ragalzi incrocia nel 1984 quello di un gallerista illuminato come Fabio Sargentini…
R.A. Il tuo esordio romano coincide con la riapertura della Galleria L’Attico nel 1984, con mostre ormai celebri come Extemporanea, La Mostra Bianca, Impronte Kafkiane, Sculture e Ombre. Qui la tua vitalità artistica incontra le idee di Fabio Sargentini e si confronta con i tuoi diretti interlocutori romani come Nunzio, Tirelli, Pizzi Cannella. In seguito deciderai di tornare a Torino, oggi nel tuo studio di San Giusto.
S.R. L' incontro con Fabio Sargentini e l’atmosfera romana coincide con una serie di lavori inerenti alla pittura, una certa pittura diversa da quella romana, una non pittura, intrisa di atteggiamenti materici "Noir" diversi ma simili nella matrice espressionista.
R.A. Nel clima storico del ritorno alla pittura anche la scena romana è messa in ombra dal fenomeno transavanguardista. Qual è il tuo approccio a questa alternativa italiana e quale ancora al panorama europeo, ad esempio dei Nuovi Selvaggi Tedeschi cui ti vedo molto vicino?
S.R. Il riferimento non era assolutamente una vicinanza alla transavanguardia ma piuttosto un respiro poverista di collocazione spaziale con riferimento al non colore "nero"come identificazione della ricerca di Burri.
R.A. Sembra che la pittura sia per te anche catarsi, un processo a caldo nei percorsi cerebrali.Processo capace di produrre non già segni, tratti, simboli, bensi’ creature.Sono appunto scimmie, iene, ombre antropomorfe, e ancora farfalle, virus, insetti che tanto assomigliano agli abitanti della mente più che del mondo reale. E’ forse ogni animale simile all’uomo nella lucida consapevolezza che tutti accomuna? Come nell’urlo di Munch, anche una scimmia si porta le mani alle tempie nel momento che realizza la sua condizione mortale?
S.R. Il passaggio fondamentale di un lavoro interiore ed esistenziale, formato da due componenti: una materica e l'altra figurale, non figurativa ma di elementi corporali identificati con il malessere dell’esistenza, e con tutto ciò che comporta (Ombre atomiche).
R.A. “Vivi inconsapevolmente” è scritto di pugno sui muri della galleria Delloro a Roma, ed è un monito a fuggire quel pensiero che determina il nostro destino?
S.R. E’ un passaggio spazio-temporale che nella sua contraddizione incide sulle problematiche sociali.
R.A. Nelle tue ultime realizzazioni la tavolozza supera i materiali industriali di vernici, antirombi, flatting, e mischia cere lacche in sinuosità più morbide e sensuali, mi riferisco all’ultimo ciclo di grandi carte dove le anatomie femminili affiorano a tratti dall’uso alternato di colori e sovrapposizioni di sapore informale.
S.R. In questa fase elaboro un tema del mio inizio "Relitti sessuali" 1983-84, focalizzando l'idea dell’antro, caverna, buco come analisi psicologica della creazione dell’essere. Madre-figlio-uomo, la nascita del vuoto per riempire una sessualità che vive all'inizio e alla fine della nostra vita
R.A. Nelle farfalle di ferro le geometrie semplici di Lo Savio si uniscono ad un controllo della materia vicino alla scultura di Spagnulo nelle grandi fusioni dei cerchi spezzati, e ancora reminiscenze più lontane si riallacciano alle nature di Fontana. Come in quest’ultime l’elemento organico-sessuale è protagonista, questa volta come un feticcio attaccato alla più fredda materia metallica, vivo e pulsante nelle sue forme extrapittoriche.
S.R. Sono grandi metalli neri con apertura alare tra una crocefissione ed un elemento organico "farfalla" in una sintesi del simulacro esistenziale sessuale femminile; come un indicatore di razionalità e irrazionalità tra freddo e caldo, oggetto che nel suo interno vibra di sensazioni sessuali nonostante la staticità dell 'apertura alare. Una forte immagine esistenziale perduta.
R.A. Nel 2008/2009 dedichi un intero ciclo alle bombe. In gabbie dorate e nere nella mostra Voliere a Roma alla Galleria Delloro, in grandi tele del ciclo Acquari da Allegretti a Torino o in Pioggia Nera presso Grossetti Arte Contemporanea a Milano. Sono questi solo freddi oggetti degli uomini o prendono vita come ibridi prodotti del nostro tempo? Dotati di organi riproduttivi sono creature della mente o i nuovi colonizzatori di un medioevo prossimo venturo?
S.R. Sono forme inorganiche e organiche che si accumulano nel senso drammatico della fuga, forme invasive, replicanti in una situazione spaziale, vorticosa di avvenimenti del reale. Nella teoria psicologica che ogni uomo ed ogni potere possono possedere un anima, "anche le bombe hanno un anima" ma mortale.
Immagini forti, movimento filmico di un tempo determinato di forme sessuali in un acquario. Seminatori del male che viaggiano nel nero dell'oro del golfo, il potere coincide con la potenza maschile che cosparge la terra in una fecondità mortale.