Juliet Anno 33 Numero 163 giugno-luglio 2013
Visioni urbane
“E così, come uno stregone o un veggente che esamina le sfumature nei fondi di caffè in cerca di rivelazioni, io compongo mappe, oniriche o fantastiche, in cerca di un orientamento o di un segnale che però so di non saper leggere”. (J.Prina)
Federico Bianchi Contemporay Art (via Imbonati 12, Milano | +39.0239549725 info@federicobianchigallery.com) presenta la personale di Jacopo Prina dal titolo “Maps”, un lavoro nuovo e inedito. In mostra delle carte e cinque tele di grandi dimensioni, accumunate dall’uso del colore dai toni “pop”, non nuovi all’artista. Jacopo Prina è un cittadino, nato e cresciuto nella metropoli dallo skyline di palazzi e grattacieli. Il suo sguardo non si perde nella vastità dei campi, bensì urta e rimbalza tra muri e citofoni, tra piantine del metrò e linee dei parcheggi, tra centri commerciali e spazi ortogonali. Elementi dal sapore artificiale che egli sapientemente combina sulla tela.
L’artista stesso, racconta così la genesi della sua produzione:
“Dipingo mappe alla ricerca di una meta che so non esistere. Prendo il pavimento della galleria, la porta il tavolo con gli oggetti sovrastanti. E poi, uscendo, gli incroci, le caselle della posta, le linee della metropolitana e i terminal dell’aeroporto. Poi assemblo tutta questa enorme massa di oggetti su tela, attento a non rompere le strutture identificative di ogni elemento”.
Il piano orizzontale – preparato a monocromo e con campiture di colore uniformi – diviene la superficie su cui Jacopo riporta tutta questa esperienza visiva, frutto di una vita cittadina, facendo molta attenzione a gestire gli equilibri compositivi, soprattutto nelle opere di grandi dimensioni. Il risultato è un lavoro dalle cromie accese e brillanti, in cui attraverso forme e colori è possibile riconoscere – come in una “legenda” visiva – molte componenti di una realtà urbana, filtrata però dall’occhio dell’artista che ne soggettiva i riferimenti.
Queste Mappe non sono, dunque, geograficamente rintracciabili; l’ambito in cui il lavoro si sviluppa non è quello della ricerca di un riferimento diretto con l’ambiente circostante, che potrebbe essere esercitato attraverso la trasposizione in scala degli oggetti. Anzi, dai lavori proposti si evince il contrario: sono tracce di memoria, ricostruzioni intime di percorsi mentali che certo hanno un’oggettivazione in elementi tangibili ma dalla (ri)combinazione del tutto personale. Sono non-luoghi che trovano la loro radice nelle ricerche globalizzate di “Google maps” ma che non conducono a nessun indirizzo preciso, se non alla consapevolezza che i luoghi li identifichiamo noi stessi, con la memoria e i ricordi che ad essi associamo. Così come scrive la curatrice, Francesca Morandi, nel testo di presentazione:
“La contraddizione tra luoghi e non-luoghi vive nei lavori di Jacopo Prina; sono stimolo per cercare noi stessi e dare risposte alle nostre domande”.
ALESSIA LOCATELLI
(Milano, 1977) è critica e curatrice indipendente con un piede nella fotografia e l’altro nell’arte pubblica. Si laurea sul MACBA di Barcellona e ama viaggiare più di ogni cosa. Segue tutto ciò che è sperimentale e fuori dall’ordinario, compresa la danza mediorientale