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Virus (1994 - 1998) Anno Numero 13 maggio 98



ALBA D'URBANO

di Laura Masserdotti



Mutation
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Hautnah

Hautnah

Conversazione con Alba d'Urbano, artista italiana che vive in Germania e che in quest'intervista ci parla dell'operazione che ha compiuto, direttamente sulla sua pelle, sull'identità d'artista, del suo rapporto con le tecnologie digitali e del lavoro di tipo "sartoriale" effettuato sul corpo interfacciato con la macchina.

Laura Masserdotti:Per cominciare, vorresti parlarmi del progetto "Hautnah"?

Alba D'Urbano: Giocare con il pensiero di poter sgusciare fuori dalla mia pelle per donarla, anche solo per un momento, a qualcun altro, mi ha dato l'idea di creare un vestito con l'immagine bidimensionale esterna del mio corpo, un abito che offrisse ad altri la possibilità di indossare la "pelle" d'artista e camminare per il mondo nascosti dentro ad essa. Questa é l'idea di base del progetto"Hautnah", che ho realizzato all'INM di Francoforte tra il 1994 e il 1995. Per realizzare quest' abito ho digitalizzato nel computer le immagini fotografiche del mio corpo nudo e successivamente le ho deformate, ritagliate e montate insieme in maniera che si adattassero a dei cartamodelli da sarto e cioé che la bidimensionalità dell'immagine fotografica si modellasse sulla forma tridimensionale del corpo reale secondo l'antica arte della sartoria. Dopodiché le immagini del corpo sono state stampate su stoffa a grandezza naturale, tagliate e cucite insieme in modo che avessero la forma di una tuta aderente . Da questo processo di lavoro si sono materializzati diversi prodotti, che sono stati esposti insieme all'abito nella prima installazione di "Hautnah". Di questa installazione , che ha partecipato alla mostra itinerante "Photographie after photographie" (esposta in diversi musei in Europa e in America), fanno parte sei stampe in codice ASCII delle parti del corpo usate per i cartamodelli del vestito. Esse vengono appese nello spazio come ombre giganti e leggere: un'immensa distesa di dati stampati in forma di testo su 416 fogli di carta da lucido. Un omaggio alla scrittura come mezzo "storico" di conservazione e trasporto del sapere collettivo. Oltre ad esse fa parte dell'installazione una simulazione realizzata al computer, in cui le immagini della mia pelle sono state applicate su un modello virtuale realizzato in 3D di un corpo di donna. La simulazione viene trasmessa in video da un piccolo televisore posto sul tavolo di una macchina da cucire elettronica. Di fronte ad essa si trova l'abito, appeso ad un attaccapanni, c e se qualcuno l'avesse appena dimenticato. "Hautnah" é un omaggio al corpo che nell'epoca dell'informazione viene celebrato e allo stesso tempo dimenticato, smaterializzato e trasformato in immagine bidimensionale ripetuta in modo ossessivo.

È curioso che il corpo di partenza per "Hautnah" sia un corpo a cui viene impedito di interagire con il mondo esterno: niente piedi o mani o faccia, perché? A cosa pensavi quando l'hai progettato?

In un mondo automizzato il corpo umano é mutato e lentamente è scivolato alla periferia del processo di lavoro creativo, diventando quasi solo un'interfaccia con probabilità d'errore. La possibilità d'intervento principale che gli viene lasciata all'interno della reazione a catena dei processi di un sistema é quella di dare degli inputs e/o ricevere degli outputs. Esso é come un ponte che unisce apparecchi diversi, un trasmettitore di impulsi la cui interazione con il mondo esterno si esplica principalmente nel muovere un joy-stick, nel premere un bottone, nello stimolare un sensore. Il mondo viene programmato in altro luogo. Come una forma vuota il corpo sembra essere costituito solo di mani, orecchie, occhi, bocca e piedi. Mano-mouse, piede-pedale, dita-tastiera, occhi-schermo, sensi-sensori sono i perfetti binomi di una dipendenza, di un "interpassivo" rapporto con il mondo, dove la libertà di scelta é un mito visto che essa può avvenire solo all'interno di un menu limitato di alternative possibili. "Hautnah" pone l'accento sulle parti del corpo che normalmente sono escluse da questo gioco di azione e reazione con il mondo esterno degli apparati tecnici di interazione.

Cos'é per te la pelle?

La pelle é il margine estremo, essa filtra, regola e a volte condiziona l'intera rete di rapporti e di scambi con il mondo esterno. La pelle definisce i contorni della nostra immagine che si stampa nella retina degli occhi delle altre persone. "Hautnah" si confronta con il tema della relazione fra interno ed esterno, nella corrispondenza fra l'individuo e la propria immagine. Nel meccanismo strano del corpo umano l'organo delegato alla visione é destinato a non vedersi mai. Senza essere duplicato da una superficie riflettente l'esterno del nostro corpo ci risulta estraneo. Nella maggior parte delle nostre azioni esso rimane assente dal nostro campo visivo, di esso riceviamo solo una visione deformata di mani, braccia, petto, pancia, gambe e piedi; del viso sono visibili solo i confini sfocati di bocca, naso, occhi e guance: il dietro di esso é come l'altra faccia della Luna.

Lavorare su me stessa é normale per me, anzi, non riesco a pensare di utilizzare una modella; come é stato per te lavorare sulla tua pelle, sul tuo corpo nudo?

"Hautnah" é un lavoro estremamente intimo, nato da un momento di sofferenza individuale, da un senso di scomodità e di voglia di fuggire dalla propria pelle, dalla propria condizione d'artista. Una condizione in cui si riflette una incongruenza fondamentale: da una parte é necessaria una capacità di scendere fino alle radici del proprio essere, per conoscere e poter tradurre in forme "estetiche" stati di percezione e dell'io, la capacità di rischiare la propria fragilità psichica, dall'altra la realtà esterna del mercato dell'arte richiede robustezza della psiche e capacità manageriali. In qualche modo si richiede all'artista di scuoiarsi e allo stesso tempo di vendere con distacco la propria pelle. Essendo il tema così personale non avevo altre possibilità di scelta: dovevo "spogliarmi" della mia pelle in un'immagine e portarla al mercato dell'arte, in un'operazione che ripete in modo "simbolico" un sacrificio quotidiano. All'inizio non é stato facile e non mi ha aiutato nemmeno l'abitudine a fare il bagno d'estate nei campi nudisti più o meno "alternativi": il dramma dell'oggettivizzazione della propria immagine in una ripresa istantanea é un'altra cosa, specialmente se si é abituati a stare dall'altra parte dell'obbiettivo, c'é un problema di inversione dei punti di vista , non é solo un problema di pudore ma anche in qualche modo un problema di potere. Poi l'immagine del mio corpo nudo si é distaccata da me ed ha incominciato a vivere di vita propria, come fanno le immagini, si sa...

Cosa ne pensi della possibilità di modificare il proprio corpo tramite la tecnologia?

Penso che la tecnologia si lascia usare: quello che a noi adesso fa paura o spaventa, sarà forse in futuro normale... forse no. Cerco di distaccarmi da questo tempo, di cambiare il punto di vista e vedere il futuro in forma di passato... e il passato in forma di futuro...

Mi interessa molto il discorso "sartoriale "del tuo lavoro, un pò anche da serial killer, da "Silenzio degli innocenti".

Non ho mai visto il film "Il silenzio degli innocenti", anche se ne ho sentito parlare. Sia "Hautnah" che "Il sarto immortale" non fanno riferimento al mondo del cinema, e neanche alla figura del serial killer. Essi hanno due tipi di fonti principali, una é quella del mito e risale alla leggenda di Marsia e alle sue interpretazioni artistiche, alcune dirette (come per Ovidio nelle Metamorfosi e Dante nella Divina Commedia) altre più indirette come l'autoritratto di Michelangelo nella Cappella Sistina. L'altra si riferisce al tema dello scorticamento come sacrificio quotidiano, in cui non c'é niente di emozionante, di spettacolare, non c'é sangue, non c'é sesso, non c'é storia, é la negazione di tutto questo. È piuttosto la violenza silenziosa, quella sottile, che passa nascosta della forma di un bell'abito, nella perfezione di un'idea di bellezza, nell'incompatibilità tra il mondo delle immagini e la realtà corporea dell'esistenza individuale. Il discorso "sartoriale" si é sviluppato quasi implicitamente: alla ricerca di una tecnica che mi permettesse di trasformare un'immagine bidimensionale in un oggetto tridimensionale , mi sono accorta che la sartoria aveva sviluppato da tempo delle tecniche per effettuare questa trasformazione.

C'é anche un aspetto ironico, l'idea della sfilata in cui non si capisce dove finisce la modella e dove inizia l'abito, dove finisce l'abito e dove inizia la pelle...

Più che di ironia, penso che sia il caso di parlare di "paradosso". Dopo la prima installazione di "Hautnah" del 1995 ho pensato di portare il discorso alle estreme conseguenze. Ho sviluppato il progetto "Il sarto immortale" nel quale il confronto con il tema della relazione con il corpo, immagine esterna e tecnologia, pone l'accento in modo particolare sul tema della moda e delle diverse operazioni ad essa connesse. Partendo da "Hautnah", dalla creazione del "vestito della pelle", ho progettato diversi indumenti (giacca, camicia, maglietta, gonna ecc...) realizzati con lo stesso materiale di partenza e cioé con stoffa stampata con le immagini della pelle dell'artista a grandezza naturale. Lo scopo é stato quello di creare una collezione di moda in cui la sovrapposizione delle immagini bidimensionali del corpo e la forma tridimensionale dell'abito producesse un'immagine d'insieme spiazzante e frammentata. I diversi pezzi della collezione sono stati concepiti in modo combinatorio: essi possono essere mostrati insieme o indossati con altri indumenti che non fanno parte della collezione. "Il sarto immortale" si sviluppa in una serie d'eventi, performances ed installazioni che é stato possibile vedere in una serie di esposizioni svolte in luoghi e in tempi diversi. Il primo evento, "Couture" ha avuto luogo nel "Kunstverein" di Wiesbaden a Settembre-Ottobre del '97. Durante il periodo precedente all'inaugurazione, in cui di solito vengono allestite le mostre, uno degli spazi espositivi del "Kunstverein" é stato trasformato in una sartoria, nella quale insieme a due sarte ho incominciato a lavorare con le stoffe già stampate per preparare i pezzi della collezione. Alla fine di questo periodo, che ha coinciso precisamente con l'istante in cui é stata inaugurata la mostra, lo spazio "sartoria" é stato lasciato dagli attori della performance nelle condizioni in cui si trovava e la performance é stata congelata in un'installazione. La seconda tappa di questo percorso é la performance "Il sarto immortale: Laufsteg", che si é svolta durante la Fiera Internazionale d'Arte di Colonia nel Novembre del'97. Durante tutta la serata d'apertura della fiera é stata realizzata una sfilata di moda nella quale due indossatrici hanno presentato su una passerella i pezzi della collezione. L'ultima stazione di questo progetto é l'installazione "Il sarto immortale: display" avvenuta negli spazi della Galleria Beckers di Darmstadt. Qui una parte separata della galleria é stata trasformata in una vetrina in cui i tre pezzi della collezione sono stati esposti anche gli altri prodotti che hanno avuto origine nel corso della realizzazione del progetto: i video, le foto, gli schizzi, i testi, i suoni, sono stati montati insieme ai vestiti come in una composizione.

Hai dei progetti per il futuro? A cosa stai lavorando ora?

Per il momento sto lavorando ancora su "Il sarto immortale" perché il progetto non é ancora del tutto concluso. Per il futuro ho intenzione di sviluppare il discorso sul corpo in una direzione diversa, lavorare con i suoni rispetto allo spazio: costruire una sorta di corpo "architettonico" sonoro... A livello tecnico vorrei approfondire il discorso del paradosso e della possibilità di trasformare diversi inputs all'interno di quella che io chiamo la "wurstmaschine" (macchina per fare i salami o wurstel) del secolo, cioé il computer, in outputs incongruenti. Lavorare in modo scorretto con gli ingredienti che di solito si mettono all'interno di essa: come immagini, suoni e testi, per esempio leggere le immagini con un software che serve di solito per lavorare con i testi ecc... Comunque per il momento preferisco non approfondire troppo il discorso visto che é ancora tutto in uno stadio iniziale e quindi suscettibile di molti cambiamenti...