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Juliet Anno Numero 87 apr-magg 98



JAN KNAP

A cura di Lisa Ponti



Art magazine
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Lisa Ponti: Dipingi per molte ore di fila? Di giorno o di notte? Con silenzio o con musica? Con i bambini intorno (come Bach) o stando solo?

Jan Knap: "Dipingo la mattina, e fino alla sera, perché ho bisogno della luce del giorno. Preferisco ascoltare la parola piuttosto che la musica. Ideale è la lettura di un libro che si fa in certe ore. I bambini vanno e vengono con i loro problemi, e il lavoro è spesso interrotto".

Dipingeresti anche un grande affresco?

"Non è probabile, anche perché non è richiesto".

Il mondo è un tempio per il sacro picnic. Quali altri artisti, nella storia, pensavano così?

"È una bella domanda! Non so che cosa si possa definire come un picnic, ma di sicuro è una situazione che ognuno di noi cerca di raggiungere. Un momento per godere senza angoscia la nostra esistenza. Quali altri artisti, nella storia, pensavano così? Quelli che prediligono o propongono l'aspetto universale, non quello accidentale. Prediligono l'evento che sempre si rinnova, non quello che fugge in un attimo".

La Madonna della seggiola... La Madonna del cardellino... Già il popolo ha, nei secoli, portato a casa propria la maestà. Come ora fai tu. Ma oggi tu sei il solo...

"È l'immagine di un archetipo che ci attira, senza sapere bene perché, simbolo di mitezza, simbolo di un centro di speranza di tutte le cose. Forse è questo che si chiama fede, e non credo di essere il solo, perché esistono forze diverse, positive, anche se meno esplicite".

'The donkey, not the horse'. Solo animale miti o animali ammansiti entrano nel regno dei cieli. E solo oggetti miti - il catino, la sedia... Soltanto l'umiltà può farci perdonare il '900?

"La mitezza la vedo come un segnale che indica che siamo sulla strada giusta. Non è un fine. La precarietà di tutte le cose li rende umili per necessità, gli animali. Solo noi uomini stiamo facendo di tutto per dimenticarlo".

Nei tuoi dipinti nessuna cosa rotola. La mela è immobile, il coniglio è immobile. La statua immobile dechirichiana, con la sua ombra lunga, al confronto cos'è?

"Non sono grande conoscitore di questo pittore, ma mi sembra che nei suoi quadri de Chirico parli dell'immobilità ma non la dipinga. Il silenzio per me è la porta di comprensione. Un ascolto, un'attenzione silenziosa che ascolta l'abisso".

Icaro cade dal cielo e il contadino neanche gira la testa: nulla cambia, qualunque cosa accada (Bruegel). Nei tuoi dipinti, invece, il falegname, l'uccellino, il bambino, sembrano fermi in ascolto di quello che accadrà.

"Sento che non capisco nulla di quello che mi circonda. La realtà mi appare come la massima astrazione. Questo è ciò che mi fa iniziare da capo. Forse è la pittura che mi aiuta ad uscire dal senso di passività, di incapacità, e mi dà una risposta silenziosa".

Con te la melanconia medievale è ritornata. Ti ammiro e nel contempo mi ribello. (Penso, ad esempio, all'aerea architettura che ora è rinata, dopo l'istante postmoderno, e fa allegria...)

"Che cos'è la melanconia medievale? La coscienza che siamo qui solo per un attimo? L'incertezza di tutti i valori cui noi vogliamo assolutamente dare importanza, perdendo la sicurezza in altri valori che noi non vogliamo considerare. Da questo viene la nostra ribellione? Non ci sono architetture aeree fino a quando questo dilemma non è risolto".