Juliet Anno Numero 91 feb. '99
"APELLE figlio di Apollo fece una palla di PELLE di pollo..."
La sostituzione della PELLE biologica di Robert Gligorov è in continua metamorfosi: dall'ibridazione con il mondo vegetale ( autoritratto a buccia d'arancia -"Orange Face", 1996- e la femminea rosa -"Tutti frutti n° 2"-) all'alterazione con quello animale (la "PELLE d'oca", " Il bacio" e la sterbachiana giacca di carne -"Jacket"-). L'artista "non sta più nella PELLE": l'epidermide come trasformazione mutogena, PELLE come elemento auto-analitico e biografico, PELLE come caricatura del reale. "Mi piace molto quest'idea della superficie del mio CORPO che si squaglia, si apre e infine si consuma. -racconta Simona Vinci in 'Cose'- La stessa fine che fanno le cose, prima o poi".
Siamo ormai lontani dall'esistenzialismo della Body-Art e dalle ultime estreme tendenze di Orlan, Franko B, Stelarc e Antunez Roca; siamo più vicini alla "Dystopia" di Aziz+Cucher, a certe mutazioni corporali di Matthew Barney, alle ferite virtuali di Simon Costin, alle figure clonate di Matteo Basilè e alla fusione digitale tra l'infantile e l'adulto delle 'bambine' di Inez van Lamsweerde. Così la piccola "Camille" accellera la propria maturazione evolvendo e anticipando i tratti sessuali di sua madre, in un presagio surreale del corpo futuro e conoscenza evolutiva della sua prossima intimità.
Gligorov ricorre spesso alla manipolazione del fotoritocco digitale per superare i limiti posti dal fotomontaggio: oggi, con la fotografia digitalizzata, l'artista non desidera stupirci e provocarci con immagini shock ma farci indagare sul fantastico nella ricerca poetica, dove l'autonomia autoreferenziale dell'immaginario ci appare nella sua autenticità.
Il mito perfezionista, che ha segnato profondamente il fare dell'artista, è da ritovare nel passato regime del suo paese di origine. "Ma perchè fare tanto per perfezionarci nella vita, nell'arte o nella conoscenza - spiega Gligorov (Kriva Palanka, Macedonia, 1960) - quando tutto poi si dissolverà in niente?"