Generazioni

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Indice :

1 Alfabetizzazione visiva

2 Generazioni

3 Le tre fasi

4 Forme di pensiero

5 Limiti e regole

6 Figurativo e plastico




Gli emoticon sono esempio di una comunicazione "emotiva", che non ha alcuno scopo estetico ed è compresa al di là delle differenze linguistiche.

Devo, a questo punto, prima di entrare nella pratica della grammatica, attingere ad "Alfabetizzazione visiva" su due argomenti in particolare. È importante parlarvi della differenza notevole che c'è stata nelle forme di apprendimento tra le generazioni che si sono formate prima e dopo i primi anni Ottanta; inoltre devo chiarire in che modo a queste forme diverse di apprendimento è corrisposto una diversa forma del pensiero e di conseguenza un diverso modo di esprimersi.
Ma cominciamo con il primo argomento.

Chi come me è nato alla metà degli anni Settanta, ha avuto la fortuna ― o la sfortuna non so ― di far parte forse dell'ultima generazione che si è formata sui libri.
Per secoli il sapere è stato "depositato" nei libri. Da quando l'invenzione della stampa ne aveva fatto un bene a basso costo, disponibile ad un largo numero di persone, entrare in possesso di un libro aveva significato poter attingere a cose pensate da altri anche a immense distanze di spazio o di tempo. Siamo stati educati fin da piccoli ad apprendere dai libri.

A cavallo tra Novecento e nuovo millennio abbiamo assistito ad una mutazione radicale dei mezzi, dei luoghi e delle facoltà personali necessarie all’apprendimento. Il computer e, attraverso di esso, internet, sono diventati oggi il principale medium ed il principale "luogo" cui attingere conoscenza. Al giorno d'oggi ogni persona che io conosca possiede, o ha la possibilità di utilizzare, una macchina fotografica (che forse un po' impropriamente definiamo digitale, per distinguerla da quella analogica). Sulla base di una constatazione che è sotto gli occhi di tutti è possibile affermare che la fotografia è usata dai giovanissimi molto più di quanto venga utilizzata la scrittura.

La mia è stata l'ultima generazione che abbia imparato a scrivere ed a disegnare prima di riuscire a riconoscere le rappresentazioni fotografiche e video. Nel corso degli anni Settanta, poi, si è andata progressivamente anticipando l'età in cui i bambini fossero in grado di riconoscere le foto e i video, tanto che i nati negli anni Ottanta furono i primi ad essere capaci di riconoscere tali immagini prima che gli fosse insegnato a disegnare e/o a scrivere.

Le motivazioni di un simile processo sono state molte e varie. Sicuramente la larga diffusione di macchine fotografiche e video a basso costo è stato l'inizio del fenomeno, tuttavia ciò è accaduto già nel corso degli anni Sessanta. Soltanto nel decennio successivo, però, sono intervenuti altri fattori determinanti: la diffusione dei televisori a colori, la disponibilità di questi per la fruizione tra i bambini, la diffusione delle fotografie nei libri per l'educazione infantile (libri scolastici e libri per bambini), la facilità con cui fosse possibile sviluppare le stampe fotografiche e dunque la messa a disposizione di queste alla visione infantile, ecc.

Dagli anni Ottanta in poi, dunque, i bambini hanno completamente modificato il proprio modo di organizzare e comunicare le informazioni percepite. Le fotografie e le immagini video hanno probabilmente abituato i bambini, fin nei primissimi anni d'età, ad avere una maggiore familiarità nel "fissare" in immagini, piuttosto che in scritti, le proprie esperienze. Questi bambini sono stati definiti ― credo impropriamente ― "nativi digitali". Non è la capacità di utilizzare strumenti tecnologico-informatici che rende i nuovi nati diversi dalle generazioni precedenti, ma la loro capacità di organizzare il pensiero con e attraverso le immagini.

Alla mia generazione ― alla generazione del prima (i libri, la scrittura) ― tocca forse il difficile compito di creare un ponte tra una civiltà che ha trasferito nei libri il proprio sapere ed un'altra ― quella del dopo (le immagini, la multimendialità) ― in cui il libro è destinato a sparire. Per noi e per chi ci ha preceduto è forse molto difficile comprendere la profonda distanza che c'è tra i nostri modi e meccanismi d'apprendimento e quelli dei giovanissimi. A noi spetta costruire una nuova metodologia didattica, basata non su quello che abbiamo appreso nel corso della nostra formazione, ma sulla base dell'esperienza diretta.