Forme di pensiero

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Indice :

1 Alfabetizzazione visiva

2 Generazioni

3 Le tre fasi

4 Forme di pensiero

5 Limiti e regole

6 Figurativo e plastico




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Con l'invenzione della scrittura lineare l'espressione grafica divenne strettamente dipendente da quella fonetica. Si determinò cioè una netta separazione tra disegno e scrittura, anche se unica restava la base fisica ― ed il meccanismo da essa determinato ― che sovrintendeva alla grafia in tutte le sue forme (che fosse disegno, scrittura o altra forma di espressione artistica): la capacità di maneggiare strumenti con una mano e col suo pollice, coordinati da occhio, orecchio e in generale dal cervello.

Diverso invece è il meccanismo cerebrale che regola il linguaggio verbale, inteso come espressione fonetica.

Secondo Simone l'invenzione della scrittura ha comportato una vera e propria rivoluzione sul piano cognitivo, prima ancora che comunicativo: essa ha trasferito sul canale visivo il processo sequenziale del canale fono-articolatorio nell'elaborazione del linguaggio parlato, sviluppando quella che il linguista chiama la visione alfabetica. Con questa espressione egli intende la modalità di visione che consente di acquisire informazioni e conoscenze a partire da una serie lineare di simboli visivi, ordinati l'uno dopo l'altro in riga.

La scrittura non si limitò a fungere soltanto da supporto al sistema di comunicazione verbale ― che esisteva già in precedenza indipendentemente da essa ― ma ebbe anche l'effetto di riorganizzare le relazioni tra gli apparati sensoriali umani, introducendo una modalità percettiva nuova e articolando in maniera diversa la gerarchia delle modalità già esistenti, legate, in precedenza sostanzialmente a due canali sensoriali distinti, la vista e l'udito.

Alla vista era (ed è) connessa una forma di cognizione capace di percepire gli oggetti collocati nello spazio tridimensionale e simultaneamente compresenti gli uni agli altri, all’udito era (ed è) invece connessa una forma di cognizione in grado di acquisire dall’ambiente porzioni di informazione che si susseguono l’una all’altra in maniera lineare, e di conseguenza strutturate temporalmente.

Le due modalità presentano caratteristiche complementari dovute alla differente struttura degli organi di senso da cui dipendono e possono così coesistere all'interno della visione alfabetica: «non c'è dubbio che si tratti di un nuovo e specifico modulo di percezione rispetto alla "vista" e all'"udito" così come li identificava la filosofia classica: nel bambino che impara a leggere, la visione alfabetica deve essere laboriosamente allenata per proprio conto, il che significa che essa originariamente non esiste affatto o non è pronta a operare».

La trasmissione della conoscenza ha evidenziato così nel tempo una dominante della visione. Tale primato è fortemente legato alla rivoluzione cognitiva operata dalla scrittura, la quale, «essendo anzitutto un mezzo per rendere stabile il discorso, che fino ad allora era stato solo parlato, e quindi evanescente e non immagazzinabile ― rese disponibile una sorta di straordinaria memoria, individuale e collettiva» ma che ebbe però anche «effetti generali sull'attrezzatura sensoriale dell'uomo, della quale modificò l'ordine e la gerarchia interna», esaltando enormemente il vedere rispetto all'udire.

Vi sono in sostanza due forme diverse di elaborazione del pensiero cui ogni individuo ricorre, quella sequenziale, utilizzata ed insegnata per secoli attraverso la trasmissione del sapere in scrittura, e quella simultanea, utilizzata per osservare ed analizzare le immagini ed in generale l'ambito del visivo. Le nuove generazioni che hanno imparato a riconoscere immagini fotografiche e video prima ancora di apprendere a scrivere e disegnare hanno in sostanza invertito la predominanza della seconda forma di pensiero sulla prima, rispetto alle generazioni precedenti.