Equipèco Anno 6 Numero 21 autunno 2009
«Ogni anno un gruppo di castelli diverrà ostello e riserva indiana per artisti del contemporaneo, scelti in un'ottica multimediale, multiculturale e transnazionale. In tal modo, si crea un nomadismo culturale che porta i protagonisti dell'arte a viaggiare, a risiedere nel territorio pugliese. La Puglia diventa il teatro di un evento culturale in cui l'arte contemporanea progetta paradossalmente il proprio passato, incontrandosi con la storia dei luoghi. Di questi luoghi. Un grand tour per tutti».
Achille Bonito Oliva
Dopo Castel Del Monte, la Daunia con Lucera, Manfredonia, Monte Sant’Angelo, il Salento con Lecce, Acaya e Muro Leccese, il Grand tour giunge con la sua quarta edizione in Terra di Bari: una prima tappa nel Castello Svevo di Bari con Il Terzo Paradiso, opera collettiva di Michelangelo Pistoletto e Gianna Nannini, quindi a Barletta.
Nel Castello Normanno/Svevo – Angioino/Aragonese, l’esposizione collettiva On the ground, underground è un viaggio in superficie e nelle viscere del maniero, ma anche una metafora della fascinosa peregrinazione nei più disparati luoghi geografici e fisici del mondo, tra differenti culture e forme d’espressione.
Progetti site specific, coordinati all’identità e all’architettura del luogo, che sviluppano l’idea delle dimensioni altre – dal macro al micro, dall’estremamente terreste, all’ultraterreno o extraterrestre – avvalendosi della suggestione degli enormi spazi della fortezza, tra il verde esterno e i maestosi sotterranei che, appena restaurati, si aprono per la prima volta all’arte in una sorprendente immersione tra storia e contemporaneità.
On the ground – in superficie – ci accoglie la provocazione dolorosa di Betty Bee, che innalza un grande girasole dorato di filo spinato, mentre, tra il verde, strane visioni marziane, racchiuse nei light box di Alessandro Palmigiani, stupiscono adulti e bambini. La cultura occidentale, incarnata nel busto di Federico II, dialoga con un policromo Buddha, risultato delle azioni pubbliche di Shozo Shimamoto. Immateriale, soltanto sonora, è la presenza/assenza dissacrante di Gino De Dominicis, nella piazza d’armi; quindi, nella sala del vecchio forno, la complessa architettura progettuale dei DUENUOVI / Two&New (born), avvicina il mondo dei volatili al caotico sistema degli umani, trovando sviluppi nel campo editoriale, scientifico, didattico, economico, storico, digitale, artistico, aprendosi al pubblico per originali laboratori all’aperto.
Dalla lunga scalinata interna, i sotterranei si offrono grandiosi allo sguardo del visitatore: una prima parte è frutto del recente ed inedito restauro, un secondo versante è eredità dell’antico ripristino dell’intero castello.
Basta citofonare per entrarvi: è un trompe l’oeil, figlio del divertissement di Roberto Schiavi. Si va alla scoperta delle tessiture monumentali di El Anatsui, vive la leggerezza dello spazio equivoco – una finestra sul via vai di una strada contemporanea dell’estremo oriente – del padre della video arte cinese Zhang Peili, l’iperrealismo virtuale nel cyberspazio di AES+F Group, le testimonianze concettuali ispirate alla musica di Tullio De Gennaro e le ricerche sul suono di Piero Mottola. Lo sguardo sul mondo reale è nella fotografia dei paesaggi urbani di Domingo Milella, quello metaforico è nel segno, declinato in disparati formati e medium da Annalisa Pintucci.
La circolarità avvolgente della sala S. Vincenzo invita ad interagire con i nano-mandala tecnologici di Victoria Vesna; accanto, le palpitazioni del super eroe fragile di Adrian Tranquilli, angeliche presenze nella pittura di memoria di Luca Pignatelli, le visioni strutturali e sintetiche – quasi ectoplasmi geometrici – di Loris Cecchini, i video-ambienti noir di Maria Pizzi, il dialogo interculturale nelle installazioni di Massimo Ruiu come in quelle di Georges Adèagbo, il carnale rapporto con la natura e i suoi elementi, vitali e fisici, nella video-installazione ambientale di Ernesto Neto.
In stretta assonanza con i grafismi che compongono il grande ritratto di Zakaria Ramhani. è Paolo Chiasera a racchiudere semplicemente in un mattone, prodotto dalla combustione del gesto dei writers – tracciato su una parete fittizia, alzata a completamento del rudere di un muro di cinta, azione narrata in una videotestimonianza – il flessibile concetto di underground.
Barletta, 16 maggio-30 agosto 2009
direttore scientifico Achille Bonito Oliva
curatore generale Giusy Caroppo
Ideazione ed organizzazione Eclettica_Cultura dell’arte, Barletta
Evento inserito in Puglia Circuito Del Contemporaneo/Sensi Contemporanei promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico in collaborazione con Regione Puglia, Direzione Regionale per i BBCC, Comune di Barletta