DROME magazine Anno 1 Numero 4 giugno-luglio 2005
Maurizio Cattelan
synusi@blog è lo spazio synusi@ in esclusiva per DROME magazine dell’artista concettuale italo-austriaca Casaluce-Geiger
synusi@: c’è una paura che può diventare follia, secondo te?
Cattelan: La paura è solo un cambiamento drastico di prospettive, un momento in cui guardi il mondo da un punto di vista diverso, uno stimolo a scoprire le carte.
s: può l’arte, metaforicamente, rappresentare quella parte mancante della ‘realtà’ (se così fosse... in che modo?)?
C: L’arte nel bene e nel male è uno specchio della realtà che riflette le paranoie più intime e le paure sommerse. Forse l’arte restituisce anche le follie e le isterie del quotidiano.
s: quale aspetto della quotidianità assoceresti alla follia?
C: C’e un detto di un qualche paese del nord che dice che se ti comporti normalmente sei già pazzo abbastanza.
s: raccontaci una follia che hai fatto ;-)
C: Questa domanda di solito si fa a proposito dell’amore sui settimanali scandalistici. Io in amore sono un turista e i viaggiatori di solito sono abbastanza oculati. La più grande follia che fanno è al massimo quella di tornare a casa. Ma poi alla fine non è poi così male stare a casa, mangiare la pasta e guardare la tv.
s: ...ed una che faresti.
C: Tu cosa faresti?
s: cosa trovi particolarmente noioso?
C: La pigrizia e la noia sono la stessa cosa? In tutta la mia vita ho dovuto lottare contro la pigrizia mia e contro la pigrizia degli altri. Forse è per questo che ho cercato di trovare altri modi di lavorare o pensare, per scavalcare la pigrizia e per infiltrare nuovi obiettivi nella mia vita.
s: cosa ti colpisce di una persona al primo incontro?
C: Mi piace testare, scomporre e ricostruire le idee con gli altri. I lavori migliori nascono sempre dal confronto e dallo scambio, dai legami che si creano. Non ho mai una mia opinione, credo sempre in quelle degli altri.
s: cosa unisce e cosa separa, secondo te... la genialità dalla follia.
C: La follia e la genialità sono due lati della stessa medaglia. Anche se nessuno ne ha mai presa una per essersi comportato da folle.
s: che rapporto hai con la perdita del self control?
C: Sono abbastanza maniacale e ripetitivo nelle cose che faccio. Ho cercato di liberarmi di tutto ciò che mi distrae: malgrado questo, però, non riesco mai ad andare da un punto A ad un punto B in linea retta, la strada è sempre a zig-zag, una continua digressione, mi è impossibile mantenere sempre il controllo sperato.
s: follia... un genere di gabbia mentale o l’anticamera di una forma, quasi privilegiata, di interazione con l’inconscio?
C: La risposta è dentro di te. Ed è sbagliata.
s: nella lingua tedesca follia viene tradotta, anche, con ‘verrückt’ che letteralmente significa ‘spostato’ - come se implicitamente si desse a questa dimensione la capacità di vedere altre ipotesi di ‘realtà', siano esse parallele, sovrapposte, slittanti l'una nell'altra... comunque profonde e fuori da certi schemi - : una tua idea di follia.
C: Tutta la commedia dell'arte si fonda sulla follia e sui travestimenti. Le situazioni comiche sono spesso semplici sconvolgimenti grotteschi della realtà. Il clown in francese si chiama fou, il folle. E quando ti ritrovi a giocare a carte usi la matta che può quello che nessun’altra carta può fare.
s: nei manuali di diagnostica il travestimento fetish, alcune preferenze sessuali, certe forme di fantasie, ecc... sono ancora considerate dei disagi mentali: un tuo parere...
C: Quando pensi alla follia, alle volte ti sembra di essere arrivato fino in fondo e di aver superato tutti i limiti e le barriere. In realtà c’e’ sempre un garage sotterraneo ancora più folle.
s: gli artisti dell’ultima generazione hanno cercato di abbattere il mito ottocentesco dell’artista folle, stravagante... ma ci sono teorie che continuano ad esercitare un certo fascino: tu cosa ne pensi?
C: Io all’arte ci sono arrivato per approssimazione e le mie giornate non sono più stravaganti di quelle di chi fa un altro lavoro: non è tanto una questione di creatività o di fantasia ma piuttosto di quale maschera ti ritrovi addosso.
s: c’è tra gli artisti del passato considerati folli qualcuno con il quale trascorresti volentieri una giornata o almeno il tempo di un caffè?
C: Andy Warhol. Forse accetterebbe un impiegato nella sua fabbrica, magari per tenere la contabilità o per rispondere al telefono.
s: le nanotecnologie, l’ingegneria genetica, il cyborg... aspetti che mutano il concetto di 'normalità’, diversi e contrastanti i pareri dei futurologi... L’arte non è rimasta indifferente
a queste forme di mutazione con interpretazioni e forme di body art in questa direzione.
Giocheresti con una tua ipotetica previsione del futuro in questo contesto quasi fantascientifico?
C: Le ipotesi sul futuro sono tutte valide come le verità. Sul futuro esistono solo supposizioni, forse illazioni, che riflettono sul presente e sulla condizione dell’uomo.
s: ognuno ha un suo modo di vedere il presente, di intravedere il futuro... - ad esempio, Derrick de Kerckhove ha definito il nostro periodo 'l’era dell’elettricità - tu invece...
C: Da buon elettrotecnico direi l’età delle antenne.