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Urban Anno 6 Numero 48 maggio 2006



Da perderci la testa

Paolo Madeddu

È più facile che siano loro a trovare noi, che non il contrario. Ma qual è la vera natura dei cefalomutanti? Al vaglio tutte le ipotesi





7 editoriale
9 voci
11 dreams
13 WOMeN

14 musica & tenebre
di Jacopo Neri / foto: Simone Galbusera
18 da perderci la testa
di Paolo Madeddu / foto: Emmanuel Mathez
22 la vera bollywood è Bari
di Cinzia Negherbon / foto: Gianni Troilo
26 cartoni alla romana
di Raffaele Panizza / illustrazione: Animundi
28 i pugni del copy
di Maurizio Marsico / foto: Cesare Cicardini
33 MODA river party
foto: Silvia Tenenti
41 SHOPPIng soccer shop
di Maria Broch


GUIDA
44 Film il padre peggiore? lo scrittore fallito
47 Libri autostop fantasma
49 Digital Life in galera dai seventies? qualcuno la dovrà pagare
50 Musica la fine dell'attesa. l'attesa della fine
55 Teatro molto più che sosia
57 Arte opening con suspense
59 nightlife elettronica: contagiosa quella multimediale
60 Food Milano italia, svezia e usa s'incontrano a tavola
62 Food ROMA cucina very glocal col cuoco indo-italiano
65 Food TORINO menu sfiziosissimo. parola di fanfarone!
67 Food veneto la terra natia? si tramanda nei sapori
68 Food bologna sfoglia tirata a mano a prova di arcangelo
69 Food Napoli per la donna emancipata ci vogliono tre cuochi
71 UNURBAN sotto mentite spoglie



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Quando si vive in città si impara a non farsi sommergere dai messaggi. Sono tanti, sono troppi, e sono quasi tutti – non giriamoci attorno – inservibili.
Così, per sopravvivere si impara ad andare per la propria strada ignorandoli mentre loro ti vengono addosso da tutte le direzioni, in ogni forma possibile.
Manifesti, voci, cartelli, suoni, graffiti: “Ehi, amico, hai un minuto?”. “Divieto di transito ai carretti”. “Yo’, taste the feeling, yeah, it’s cool”. “Il mutuo al tasso che decidi TU”. “Al Comune vota Capacchione”. “By Skizo 89: rezpekt to Karakalla Kid”. “Beeep!”. Il nostro firewall visuale lavora a nostra insaputa, e li scarta spensieratamente. In effetti, secondo i pubblicitari, il cerchio si sta sempre più stringendo attorno alle ultime tre cose che in tanto bailamme sono ancora in grado di catturare l’attenzione:
1) donne discinte. Da sempre, un’ideale in cui credere.
2) le dimensioni. Ovvero, scritte e manifesti sempre più grandi, tipo quelli con la faccia di Berlusconi o il Fabio Volo formato Godzilla apparso nel centro di Milano qualche settimana fa.
3) la parola GRATIS! (il punto esclamativo è opzionale).
Curiosamente, non si è ancora vista la sintesi di tutto questo (un’enorme donna nuda con la scritta “GRATIS!”. Ci sentiamo di dire che susciterebbe considerevoli aspettative).
In ogni caso queste valutazioni rendono ancora più misteriosi i messaggi di cui parliamo in queste pagine. Che non mostrano femmine scostumate, sono di dimensioni ridotte e non si fregiano della parola che sapete. E a dirla tutta, non si fregiano di nessuna parola.
Sono completamente anonimi, piuttosto artigianali, difficilmente riconducibili a una campagna promozionale, anche se non si può mai dire.
Stanno apparendo in modo inconsulto in tutta Europa, provengono da mani differenti e si materializzano su supporti diversi, di dimensioni variabili, soprattutto adesivi e manifesti – ma anche avatar, ovvero le icone con cui ci si presenta nei forum, su internet.
In effetti, come potete vedere, non si somigliano nemmeno tra loro: hanno un solo aspetto in comune, che è la sostituzione della testa con qualcos’altro. Sono, in pratica, dei cefalomutanti.
Per i motivi che abbiamo premesso, è più che probabile che non li abbiate mai notati, nemmeno a livello subliminale. E siete a tutti gli effetti sopravvissuti felicemente – ma qui, entriamo in gioco noi, introducendo a forza il virus oltre il vostro sistema di sbarramento.
Ora li vedete bene, sono alcuni cefalomutanti individuati in Italia, Germania e Spagna. Ecco fatto: ora, dopo che avrete messo giù il giornale, provate a vedere se riuscite a girare per strada senza lanciare una furtiva occhiata sui cartelli stradali o sui muri, sui cestini dei rifiuti o alle fermate degli autobus, per vedere se c’è uno di questi dannati affari, e a cercare di capire che senso abbiano.
In pratica, vi abbiamo contagiati in questa sorta di caccia al tesoro maniacale della quale è difficile cogliere il senso. Posto che un senso ci sia: è vero che il tutto ricorda molto quelle campagne pubblicitarie che in gergo si chiamano teaser, e consistono nel farci incuriosire comunicandoci solo una piccola parte del messaggio, che troverà completamento solo in seguito.
Tanto per capirci, vi ricordate il nanetto da giardino che qualche anno fa compariva su manifesti privi di spiegazione, salvo poi essere presentato come simbolo della nuova tv chiamata La7? O il simbolo semisatanico a sei punte che era in realtà lo schema delle marce sul cambio della Renault? In tutti i casi, poi si è visto che presto sarebbe entrato in scena Il Prodotto, in tutto il suo splendore.

Tuttavia, anche se da anni siamo abituati a campagne pubblicitarie del tutto deliranti e fiere di esserlo, quale prodotto del cavolo, quale isterica griffe potrebbe tentare di fare breccia con una promozione così scrausa? Quindi, se siete d’accordo, scartiamo questa ipotesi.
Possiamo farne altre. La prima è, ovviamente, quella di un codice. Una forma di comunicazione comprensibile solo a degli iniziati, forse membri dell’immancabile setta esoterica che adora divinità che non hanno testa umana (ispirati dal minotauro o dall’ancora più antico Anubi, il dio egizio con capa di sciacallo).
Oppure – non neghiamoci niente – alieni come Brautigan, il protagonista di Cuori in Atlantide di Stephen King, inseguito da nemici che comunicano tra loro con disegni tipo lune, occhi rossi o volantini con scritto “Aiutateci a trovare Brautigan, il nostro cagnone”.

La seconda ipotesi è invece quella di un movimento artistico underground, un’avanguardia nutritasi delle ibridazioni di Bosch e delle teste di manichino di De Chirico, oppure – se frequentano la musica rock – delle immagini dei Residents, misteriosi musicisti che raffiguravano se stessi con un inquietante globo oculare al posto della scatola cranica, o anche di band sostenitrici della cefalomutazione fin dal nome, tipo i Lemonheads o i Radiohead. Insomma, una corrente culturale trasversale che va contro l’attuale dittatura della faccia e dei suoi tentativi di alterarla con un lifting o con una maschera, vuoi quella isterica del Jim Carrey di Mask, vuoi quella da fighi che si indossa con un semplice paio di occhialoni scuri orrendi ma piacevolmente costosi. I cefalomutanti sarebbero quindi una scuola di pensiero dispersa, il cui scopo ultimo potrebbe essere quello di suggerirci che la questione non sia tanto cambiare faccia, quanto cambiare testa...
Come dite? Sì, anche a noi le avanguardie artistiche underground hanno fracassato i santissimi. Vada per gli alieni.