Arte e Critica Anno 14 Numero 49 dicembre 2006-febbraio 2007
Questa volta non è andata proprio come prevedeva il format (Bonami v/s ...). Questa volta c'è stato praticamente solo un monologo, quello di Vittorio Sgarbi. Alla Fondazione Sandretto non si è assistito ad un incontro-scontro tra Francesco Bonami e Vittorio Sgarbi. L'esuberanza dialettica dell'Assessore alla Cultura del Comune di Milano ha messo fin da subito all'angolo il direttore artistico della Fondazione: lo ha prima provocato, sfidandolo sul concetto di contemporaneità, e poi, al suo timido tentativo di risposta, lo ha colpito con una serrata scarica di citazioni, battendolo praticamente per KO tecnico, ovvero per incapacità alla replica. In sostanza, il match non c'è stato.
L'idea che ci siamo fatti è che Sgarbi abbia accettato l'incontro (o magari lo abbia cercato) per sfidare sul suo stesso terreno l'idea di contemporaneità che la Fondazione Sandretto, luogo d'eccellenza per l'arte in Italia, sostiene con mostre ed eventi, e comunque per entrare nel vivo del sistema durante Artissima. A cosa esattamente si riferisse non lo ha detto, non era il suo obiettivo. Glissando sulla sua stessa idea, alquanto generalista, di contemporaneità, ha speso i nomi di Balthus, Freud, Cremonini, Ferroni, tanto per dire da che parte stava, ed ha pure minacciato una grande mostra da farsi a Milano nel 2008, con venti milioni di euro e il titolo Babele. Un grande evento espositivo ove invitare tutti i contemporanei, cioè, secondo il suo concetto, tutti coloro che sono attivi, vivi e vegeti. Un'iniziativa, ha spiegato, che vuole dare il colpo di grazia alla Biennale di Venezia, già ferita gravemente dalla veltroniana Festa del cinema. Come a dire, Veltroni - ovvero Roma - si è ripreso il cinema, Milano si riprenderà l'arte contemporanea.
Babele contemporanea dunque? Tutti dentro, passatisti e futuristi, reazionari e rivoluzionari, tradizionalisti e avanguardisti? Bisognerà vedere se i mezzi a disposizione permetteranno di riunire davvero tutti i contemporanei o se invece sarà costretto, anche l'Assessore, a fare delle scelte, e allora si vedrà con quali criteri.
Basterà il suo allargato concetto di contemporaneità a tenere in piedi la sua babele? Ci è sembrata piuttosto una provocazione, in perfetto stile Sgarbi, alla quale però Bonami non è stato in grado di opporre nulla, non un'idea, non una testimonianza, schiacciato dalla verbosità dell'avversario, soltanto un farfugliare dal quale crediamo di aver capito che per artisti contemporanei egli intendesse quelli che esprimono il proprio tempo presente.
Ma dietro l'alquanto vago concetto di contemporaneità, pomo apparente della discordia, vanno forse cercati interessi diversi; da un lato quelli di Sgarbi che, indifferente alle istanze più progressive dell'arte contemporanea, punta ad una gestione politica della cosa artistica e quindi ricerca consensi, i più ampi possibili; dall'altra quelli di Bonami e di un circolo fin troppo ristretto, interessato alla crescita di plusvalore intorno ad un esiguo numero di artisti.
L'uno insegue una politica nazionale, battendo la penisola in lungo e in largo, da Piazza Armerina a Milano; l'altro ha come orizzonte il panorama internazionale più à la page, dalla Turchia alla Corea, ma sempre per mantenere al centro degli interessi la roccaforte torinese.
Nulla di nuovo, ma allora c'è da porsi la domanda di quale fosse l'obiettivo di Bonami e della Fondazione Sandretto. Che Sgarbi sia un nemico di certa arte contemporanea, proprio quella rappresentata in modo così dichiarato dall'istituzione torinese, è cosa nota - basti ricordare, tra le altre, le preoccupazioni di Giancarlo Politi all'alba delle ultime elezioni comunali nella città meneghina e il suo appello a Letizia Moratti a non candidarlo alla cultura.
Non credo certo ci possa essere stato l'obiettivo di invitarlo all'incontro con il proposito di attirarlo dalla propria parte; se così fosse stato è certo mancata a Bonami tanto la retorica quanto la sostanza di un portato che spiegasse le qualità di quella contemporaneità.
Ma allora perché invitarlo? Cosa si cela dietro le quinte dello spettacolo? Staremo a vedere quali inediti scenari politici ci riserveranno le prossime stagioni.