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Zoom Magazine (2006-2008) Anno 27 Numero 208 maggio-giugno 2007



Anthony Redpath

Rosanna Checchi

Intervista





Exhibition
World Press Photo 2007
Jeff Wall: Retrospective (MoMA, New York)

Portfolios
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Anthony Redpath
Candida Höfer: Biblioteche
Stephen Graham
Elaine Ling
Hugo Tillman
Otholit Group

Webportfolio
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Vision
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Great Britain
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Italy

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Anthony Redpath sembra giocare con l’allusione e con il paradosso creando immagini ironiche, a volte sarcastiche.
Utilizzo questi termini per descrivere l’ironia ricercata nella composizione efficace di immagini retoriche.
Anthony Redpath coltiva con raffinatezza la satira, l'umorismo, della barzelletta, dello scherzo, della caricatura, della parodia e dell'aforisma, tutte forme espressive che si suole, a torto o a ragione, confondere e mischiare ma anche individuare nella realtà.
La sottoscritta, però, non si ritiene molto soddisfatta di una definizione così povera e semplice per un autore come Anthony. Così gli abbiamo rivolto delle domande per descrivere meglio cosa egli intenda per ironia e sarcasmo e quale sia il loro rapporto con la fotografia.


Nonostante le nuove tecnologie, ritengo superficiale pensare che sia facile creare effetti speciali. Basandosi sulla sua esperienza, lei concorda su questo punto?
Sì, credo sia difficile creare opere significative senza tener conto dei mezzi impiegati. Se si lavora su un’immagine che contiene diversi elementi, il processo digitale permette un controllo molto più immediato dei minimi dettagli e consente di visualizzare come risulteranno nell’insieme. Con la pellicola non c’è modo di vedere esattamente come sarà il risultato finale di un’immagine composita al momento dello scatto.
Benché la tecnologia ci abbia fornito nuovi mezzi che aiutano ad ottenere certi effetti, non c’è niente che possa sostituire un buon occhio.

In queste fotografie c’è sempre una dose di realismo e di situazioni potenzialmente vicine alla realtà, un’ambientazione ricercata per creare un particolare stile. Non è così? Può dirci qualcosa su come ricerca le sue idee creative?
Cerco di portare in ogni progetto il mio particolare approccio in termini di umorismo e di composizione. I creativi della pubblicità si rivolgono a me proprio per questo. Cerco di capire il più possibile la strategia della pubblicità. Ricerco un riferimento, un’idea, uno schizzo e discuto i concetti. Quando è possibile faccio qualche scatto di prova. Naturalmente la giusta location, gli oggetti e il talento sono fondamentali. Il vero re è il soggetto, non lo stile o la tecnica.
Le immagini sono fatte per convogliare il concetto il più velocemente e chiaramente possibile. Se le immagini dovessero essere eccessivamente manipolate (lontane dalla realtà), credo che il messaggio verrebbe oscurato.

Quante persone lavorano con lei? E che responsabilità ricoprono all’interno del suo staff?
Il numero varia secondo il tipo di progetto, ma generalmente abbiamo un produttore, due o tre addetti alle luci e assistenti operatori, un incaricato dell’oggettistica, uno stilista per il guardaroba, un truccatore e un esperto di digitale (quando scattiamo col digitale).
Il produttore ingaggia il personale freelance e controlla che tutta la preparazione che porta allo scatto funzioni nel migliore dei modi.
Gli assistenti aiutano in tutto ciò che riguarda la realizzazione degli scatti, dalla manutenzione all’imballaggio al noleggio dell’equipaggiamento extra, fino alle verifiche e all’illuminazione dei set, occupandosi anche delle commissioni che si rendessero necessarie. L’incaricato dell’oggettistica ha il compito di reperire gli oggetti necessari e di ordinare tutti gli oggetti creati appositamente. Lo stilista sovrintende al guardaroba dei modelli, trova gli abiti che ci occorrono e ordina tutto ciò che viene creato appositamente o su misura. Sul truccatore e il parrucchiere non occorrono spiegazioni. Il tecnico addetto alle immagini digitali s’incarica di tutto ciò che ha a che fare con il digitale, adattando le immagini, occupandosi del semplice lavoro di Photoshop sul posto, dell’organizzazione e dell’archiviazione dei file digitali.

C’è anche un aspetto che si potrebbe persino considerare divertimento. Vi divertite tutti, sul set? Ha qualche aneddoto divertente da raccontarci?
Certamente. Io amo il mio lavoro! Mi piace combinarne. Lo si intravede in molte mie immagini. Mi diverto a mettere la gente in situazioni un po’ imbarazzanti; tutti si divertono e ne scaturisce l’energia che occorre per fare di quello scatto un successo.
Un mio caro amico si è prestato come modello in molti dei miei scatti negli ultimi 15 anni. E’ stato accomodante al punto da permettere a se stesso di divenire l’oggetto di cui ridere nelle foto. Gli ho fatto indossare una calzamaglia rosa, penzolare a testa in giù da una scala, impersonare Freddy Krueger, avvolgersi la testa con elastici, starsene nudo col corpo dipinto da capo a piedi, sepolto fino al collo nella sabbia, tra le altre cose. In alcune foto era ripreso mentre in bici pedalava lungo il set nella giornata più afosa dell’anno con un materasso matrimoniale legato sulle spalle. L’art director scherzando mi chiese se avessi qualche vendetta personale da consumare nei confronti del modello. Non potei fare a meno di ridere e scattare altre foto.

C’è un cliente in particolare che ricorda per aver creduto nella sua idea creativa?
Ce ne sono diversi. Sono stato abbastanza fortunato da lavorare con alcune delle migliori e più famose squadre di art director e copywriter del ramo. La collaborazione con queste persone mi ha aiutato a creare alcuni dei miei migliori lavori. Il processo (ideazione, progettazione ed esecuzione) è favorito quando i miei clienti hanno le idee chiare e allo stesso tempo stimolano la mia energia creativa per ottenere da me il migliore contributo. Alcuni di questi sforzi sono visibili in lavori presentati in pubblicazioni che hanno ottenuto riconoscimenti internazionali, come Communication Arts e Archive.

Che progetti fotografici ha attualmente sul suo tavolo?
Sto lavorando su una serie di spiritosi annunci pubblicitari per un società elettrica. I titoli recitano “Comportamento inappropriato sul posto di lavoro”. Vi appaiono situazioni buffe in scene che catturano l’attenzione dello spettatore. Dopo il divertimento, lo spettatore si accorgerà del messaggio serio: l’elettricità viene sprecata. Stiamo lavorando anche su alcune immagini per il bando di concorso dei Digital Marketing Awards 2007. I modelli si comportano in modo sciocco e il titolo riporta “se ti sembra giusto ed è interattivo, invialo”. Molto divertente.

Perché ha scelto questo genere di fotografia e in questo settore commerciale?
I miei genitori avevano entrambi un orientamento verso le arti visive (architetti) e hanno incoraggiato la mia carriera creativa. Ho sempre pensato che la migliore fotografia commerciale era sullo stesso livello creativo e dovesse godere della stessa considerazione di capolavori d’arte provocatori. I fotografi che frequentavo (Richard Avedon, Irving Penn, Helmut Newton) scattavano foto commerciali ed esponevano in mostre d’arte nelle quali le loro opere erano molto ricercate e rispettate.
Io ho sempre scattato immagini personali e ho avuto alcuni lavori esposti in mostre, di tanto in tanto. La mia mostra, lo scorso giugno, esponeva alcuni recenti lavori personali, intitolati "Quiet" (Calma). Benché sia più conosciuto per la mia fotografia commerciale, il mio interesse va anche alla fotografia artistica e spero di potermici dedicare più attivamente in futuro.

Se non è troppo indiscreto chiederglilo, visto tutto il lavoro che c’è dietro ed il concetto creativo, quanto costa una sua fotografia?
Il costo al pezzo di un mio lavoro commerciale dipende in gran parte dall’entità dei costi di produzione richiesti e il tipo finale e la distribuzione dei media nei quali il pezzo apparirà. Il prezzo di una singola immagine può essere dieci volte superiore a un altro a seconda di queste variabili. Una foto che non sia solo il risultato di una grande produzione, ma che apparirà nei media a grande diffusione nazionale o internazionale, avrà un prezzo maggiore. Talvolta offro il mio tempo per campagne di pubblica utilità per contribuire positivamente nel sociale. Ho lavorato su alcune campagne per la Società per la Ricerca sul Cancro, L’Associazione per le Malattie Epatiche, la Donazione di Organi, la Covenant House (rifugi per adolescenti), Global Warming e First United Mission (rifugi per i senzatetto), per citarne alcuni.

Ha qualche interesse particolare, al di fuori del suo lavoro?
Il benessere, gli sport sulla neve e acquatici mi aiutano a mantenere le energie per reggere i ritmi di uno studio fotografico. Le gare di corsa, canottaggio o surf sono stati il mio sostituto della quotidiana competitività del mondo della fotografia; un tipo di filosofia del lavora duro, gioca duro.
Cerco di fuggire dai centri urbani quando posso per godermi i viaggi e il surf in lontane parti del globo, spesso senza toccare la macchina fotografica per i primi giorni del viaggio. Mi piacciono anche altre forme di arte visiva e la musica, e amo percorrere con calma una galleria d’arte.



La passione di Anthony per le idee e l’acuto senso di come comunicarle visivamente, gli hanno valso la possibilità di lavorare con molte delle più creative agenzie pubblicitarie. Il risultato sono le sue campagne per marchi come Microsoft, Hewlett-Packard, Volkswagen, BMW, Ford e Toyota.
Le sue opere sono state esposte e premiate da numerose pubblicazioni internazionali, tra cui Archive Magazine e Communication Arts.