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Urban Anno 10 Numero 88 maggio 2010



La città a colori

Roberto Croci

Tentacolare, incontenibile, sfuggente. Ma per capire veramente Los Angeles, cominciate dai suoi murales.





Urban 88

9?|?editoriale

11?|?icon

13?|?interurbana
al telefono con Alessandro Cortini

15?|?portfolio
Car Living

22?|?Cult
di Federico Poletti / Roberto Croci / Floriana Cavallo

24?|?gia coppola
di Elsa Papi
foto Lauren Dukoff

28?|?il mood del jerkin’
di R. Valent
foto Hedi Slimane

33?|?design
di Olivia Porta

34?|?la cittÀ a colori
di Roberto Croci
foto IK

38?|?sabbia, musica e hippie
di Roberto Croci
foto Stefania Rosini

45?|?arte
a cura di Floriana Cavallo

46?|?lo stilista
cresciuto sull’oceano
di Federico Poletti
foto Todd Selby

49?|?californifashion
foto Adriano Russo
styling Ivan Bontchev

59?|?body
di Ivan Bontchev
foto Giorgio Codazzi

60?|?Details
di Ivan Bontchev
foto Giorgio Codazzi

62?|?musica
di Paolo Madeddu

64?|?nightlife
di Lorenzo Tiezzi

65?|?libri
di Marta Topis

67?|?Fuori

74?|?ultima fermata
di Franco Bolelli
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Foto?IK

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Summer is Forever
Era il 7 gennaio 1984 e Milano era sommersa dalla neve. Aeroporto di Malpensa. Diciotto ore dopo la mia vita sarebbe cambiata radicalmente, mentre, immobile sulla spiaggia di Venice Beach, guardavo il sole che non tramontava mai. Fu in quell’istante che da interprete parlamentare milanese diventai californiano, grazie a nuovi colori, rumori, odori, sapori; sensazioni fin lì sconosciute, proprio com’era capitato a Cristoforo Colombo secoli prima. Fu in quel preciso istante che decisi di trasferirmi a Los Angeles, e sono più di 20 anni che la vivo quotidianamente sulla mia pelle.
Invece del solito giro turistico, ho deciso di usare i murales della città (www.lamurals.org) per raccontarne i quartieri. Perché i murales? Perché nonostante le differenze etniche e tecniche che li rendono diversi gli uni dagli altri, i murales, oltre a trasmettere un messaggio sociale ed essere museo virtuale sotto gli occhi di tutti, rappresentano l’espressione più libera che un artista possa donare a un tessuto urbano metropolitano.
Dai più famosi di Venice ai meno frequentati del barrio di East LA o quelli sconosciuti della black culture di Baldwin Hills. Sono queste polaroid pop-sociali il pretesto per farvi aprire gli occhi su quella che è la cultura di Los Angeles, 18 milioni di anime, più di 35 contee. Malibu, West LA, Zuma Hollywood, Silverlake, Downtown, Chinatown. Culture, ghetti, razze, tutto perennemente diverso, tutto rigorosamente by car. Si dice che Los Angeles sarebbe perfetta se non ci fosse così tanto da guidare. Non hanno capito nulla. Certo, non ci sono Acropoli, Colosseo & Palazzo Imperiale. Ma è proprio questo il punto. Tutto si muove in continuazione. Los Angeles l’ha sempre capito. LA è sempre stata una città di movimento, di energia, di masse, di onde rivoluzionarie. Vi consiglio di aprire gli occhi, e guidando vedrete i playground dei negri, i murales messicani, i negozi dei ricchi bianchi di Beverly Hills, le valley girl, i surfisti. Vedrete come vita e folklore si trasformano sotto ai vostri stessi occhi in pochissimi km di strada, rappresentativi della multiculturalità da melting pot che garantirà lo sviluppo stesso della Città degli Angeli del futuro.

Welcome to the zoo
Le prime immagini di Venice pervenute in Italia risalgono agli anni ’70/80 grazie a mitici show televisivi Chips di Poncharello, gli inseguimenti del Pomodoro Rosso di Starsky & Hutch, Arnold e la Gold Gym del mondo dei palestrati, la casa di Jim Morrison e dei Doors con il mitico murale, i playground di Chi non salta bianco è, oltre che i famosi canali – fateli a piedi – simili a quelli della Serenissima, le “open disco” sul Boardwalk di Venice costellato da blonde californian girl in bikini & pattini a rotelle. Cocktail accattivante, condito da palme e sole. È qui che nasce l’arte dello skateboarding, del surf, del bodybuilding, del monopattino, del paddle tennis e di altre mille diavolerie che il tempo atmosferico, la posizione geografica e la cultura sociale post-’60 americana permette a questa “community” hippie e beat – Jack Kerouac, Charles Bukowski, Jim Morrison & Ginsberg – di venir incoronata come the best paradise politico culturale. Da qui i murali di CHASE con lo slogan “Remeber who we are”. Di tutto è di più. Commercio, arte, politica e religione. Long live Venice.

The hood beyond the freeway
Da Venice, imbocchiamo la 90 Marina Freeway e ci troviamo a Baldwin Hills, il neighborhood popolato da upper middle-class African-American, denominata Black Beverly Hills, the Hood oltre l’autostrada. Casa di molte black celebrity, il cuore di Baldwin Hills è Crenshaw Blvd, sede del murales che illustra vita e cultura degli African Americans – schiavitù, Luther King, nascita Jazz, Malcolm X, Jimi Hendrix e gang – oltre che luogo del famoso ristorante Creole Chef, dove si mangiano i Po’ Boy, sandwich fritti tipici della Louisiana e location storiche per video di Tupac, Snoop Dog e Dre Dre, e film cult quali Boyz N’ the Hood e Colors di Sean Penn e Dennis Hopper sulla nascita di Cripts & Bloods. Nel 1995 la leggenda del basket Magic Johnson erige The Magic Theatre, primo cinema del suo impero di multisale cinematografiche dove Quentin Tarantino è solito invitare tutti ad assistere ai pre-screening dei suoi film.

Boyle Heights
Da qui a East LA il passo è breve: il barrio messicano in tutta la sua storia e i suoi murales. Non perdetevi, sulla strada, le Watts Towers costruite in 10 anni con scarti di ceramica da un semplice muratore italiano – Simone Rodia – e osannate oggi come architettura ultra moderna. Da Baldwin Hills prendere Martin Luther King Blvd per trovarsi nel cuore di Boyle Heights, zona di Downtown Los Angeles che fa parte di East LA centro della cultura latina e sede delle clicka gang più antiche della città. Il boulevard più caratteristico è Cesar Chavez, dal nome dall’attivista messicano, leader dei diritti civili dei lavoratori stagionali e fondatore della United Farm Workers. Oltre a essere la zona dei famosi street vendor (tamales & frutta esotica) e negozi di Santeria (anti spiriti maligni), le Mariachi band (per party delle Quinceañera, passaggio da teenager a donna adulta), Boyle Heights ospita i murali che celebrano i diritti civili e umani degli immigrati messicani del Chicano Movement nato a Los Angeles nei primi anni ’70. È anche la zona musicalmente più viva della città, dove si ascoltano ancora oggi i ritmi dei pachuco boogie di Lalo Guerrero degli anni ’40, la radice del rap chicano jive, i Thee Midniters, Cannibal and the Headhunters degli anni ’60, per finire con punk Brat and Thee Undertakers degli anni ’80.
Volete saperne di più? labestia@mac.com. •